Un paio di settimane fa in molti avranno avuto l'occasione di vedere il film tv “La classe degli asini”, ispirato alla storia vera di Mirella Casale.
Mirella Casale è un’insegnante e madre di Flavia che, a seguito di un virus, si ammala di encefalite. Mirella prova a iscrivere la sua bimba, compiuti i sei anni, a scuola, ma tutti la rifiutano.
L’unica possibilità è la scuola speciale, dove i bambini considerati “diversi” sono raggruppati nelle classi differenziali.
Nella stessa scuola è anche finito Riccardo, un suo alunno penalizzato da una situazione familiare molto difficile.
In quegli anni Mirella scopre l'ANFFAS, un’associazione che si occupa di handicap e di cui Felice, suo collega insegnante, è attivista.
Grazie anche alla sua battaglia viene promulgata la legge che ordina l’integrazione dei bambini disabili nella scuola obbligatoria.
Questo interessante film ha avuto la possibilità di portare nelle case degli Italiani la vita quotidiana e le battaglie di tante famiglie.
Tra il 1971 e il 1992 vengono emanate tre importante leggi che segnano il percorso di integrazione dello studente con disabilità nella scuola: inizialmente sono gli studenti in difficoltà che si devono adeguare al resto della classe; con la legge 104/92 si arriva a stabilire i diritti di cui possono godere gli studenti in situazione di disabilità.
L'Italia è stata uno dei primi Paesi ad andare oltre le scuole differenziate e anche a presentare nel panorama scientifico gli effetti di questa inclusione.
Infatti diverse ricerche hanno appurato che la presenza di studenti con difficoltà porta dei vantaggi non solo a questi alunni, ma anche a docenti e compagni.
La presenza di uno studente in difficoltà infatti permette a insegnanti e studenti di riflettere in modo metacognitivo su se stessi e sull'apprendimento.
I docenti infatti avranno occasione ad esempio di pensare a come motivare ad imparare, semplificare i concetti e come favorire la memorizzazione.
I compagni invece potranno essere coinvolti in progetti di tutoring, migliorando la consapevolezza di come funziona il proprio apprendimento.
Similmente, è stato appurato che gli studenti con disabilità apprendono meglio nelle classi con coetanei normotipici rispetto a classi differenziate.
È quindi auspicabile che nelle classi si attui una vera integrazione e non che rimanga sono “sulla carta”, per fare in modo che tutti possano godere dei benefici che essa porta con sé.
Dott.ssa Francesca Calzaretta
Psicologa
La Girandola – Spazio Psicoeducativo
lagirandola.spe@outlook.it