Compiti delle vacanze sotto l’ombrellone: la Regione torni dal mare ridandoci i due Dea
Le ferie sono vicine e finalmente anche i nostri governanti della Regione avranno il loro meritato riposo. Spazzati via il ricorso al Tar e le preoccupazioni di tornare al voto, Chiamparino e i suoi possono prendere i bagagli e partire. Al mare o in montagna, sotto l’ombrellone o al fresco di un pino silvestre, gli auguriamo buon riposo e gli consigliamo alcune attività extra.
Come buona lettura suggeriamo il Patto della salute, quel totem immodificabile sul quale hanno costruito, prima ancora che sulla mancanza di soldi, la storiella che due Dea nella nostra provincia non possono esistere. I numeri sono numeri, dicevano. A Roma sono inflessibili e dobbiamo adeguarci. Poi in un caldo pomeriggio di luglio, pochi giorni fa, è arrivato un parlamentare di una zona montana che qualcuno dalle parti di Torino forse conosce, e ha detto che il Punto nascite di Domo potrà restare aperto, perché montano e disagiato, anche se non raggiunge i 500 parti annui. Mica una cosa da poco, anzi, una decisione che incrina la sacralità del Patto della salute, quello a cui ci si doveva adeguare.
Se si può derogare a un servizio non essenziale per la vita delle persone come il Punto nascite, viene naturale ritenere che a maggior ragione si possa e si debba derogare per il Dea e per i servizi di emegenza-urgenza.
Questo ci porta naturalmente a guardare a Torino perché, ed è stato detto tra le righe, la sopravvivenza del Punto nascite derogato al Patto della salute dipende dalla volontà della Regione. Da marzo in poi il governatore Chiamparino è sparito dai radar, l’assessore alla Sanità anche di più e anche il vicepresidente Reschigna sull’argomento sanità è stato parecchio latitante sul territorio.
Adesso che andranno in ferie potranno fare i compiti delle vacanze e tornare con una nuova proposta per la sanità, che preveda il Punto nascite a Verbania e Domo (non mi pare che il parlamentare di cui parlavamo si accontenti delle parole) e il Dea a Verbania e a Domo. E non diteci che non si può fare. Serve la volontà. E se manca è giusto che lo si dica, senza accampare scuse.
Purtroppo le premesse non sono delle migliori. Nonostante la sbandierata specificità montana e tutte le belle parole spese sull’autonomia, il riordino delle Province, che adesso chiamiamo aree vaste, è stato poco generoso con il Vco, lasciandogli poche briciole.
Matteo Marcovicchio - Consigliere Provinciale