Già nell’anno 2008 in sede di consultazione emergono le criticità. La perimetrazione delle Zone di Protezione Speciale ZPS (effettuata dalla regione ad una scala grossolana a differenza di quanto realizzato per le altre Province) presenta gravi incongruenze derivanti sia da errori materiali sia da una errata interpretazione dei dati territoriali. Questo è causa di notevoli problemi per i seri rischi di inibizione di alcuni importanti funzioni del territorio stesso, quali ad esempio le attività estrattive.
Si comprese subito che la definizione delle aree avrebbe potuto avere giustificabili e percorribili ipotesi alternative. Nell’anno 2010 la Giunta Provinciale individua e cartografa tutte le situazioni di criticità con particolare attenzione alle attività impropriamente classificate dai funzionari regionali SIC e ZPS. “Cosette da poco”: lo Scalo Ferroviario Domo 2, l’Aviosuperficie, le zone industriali , le cave , ecc.ecc.
Per sostenere le proposte di riperimetrazione e correggere gli errori occorrevano “naturalmente” studi scientifici di dettaglio idonei a dimostrare il miglioramento dello stato di conservazione della diversità biologica. Finalmente nel 2011 la Giunta Provinciale può approvare una proposta di incremento delle aree distribuite sui territori maggiormente vocati alla biodiversità rispettando così l’indicazione di supportare le nuove riperimetrazioni con criteri tecnico scientifici.
Le aree ZPS passano da 74.619 ha a 75.754 ha con un incremento positivo di oltre 1135 ettari. Nel 2013 la Giunta Regionale approva la proposta e la trasmette al Ministero dell’Ambiente che per tutta risposta nel 2014 comunica alla Regione l’impossibilità (sic) di accogliere le proposte.
Pur di non prendere atto degli errori commessi correggendo le perimetrazioni , vengono violate le indicazioni di Natura 2000 e si accrescono nel tempo gravi ripercussioni a danno delle attività economiche.
Ma gli Amministratori provinciali non ricorsero alle vie legali per chiedere la revoca di provvedimenti contrastanti con la Direttiva e per ottenere il riconoscimento dei danni causati alle attività, alla occupazione e quindi alle condizioni socioeconomiche generali del territorio provinciale.
Infatti la Direttiva Europea , come si può leggere testualmente, riconoscendo pienamente l’uomo parte integrante della natura prevede che le misure di conservazione della natura siano concertate con le attività socioeconomiche. Natura 2000 non si pone l’obiettivo di ostacolare le attività economiche con imposizioni dirigistiche bensì di fissare i parametri in base ai quali queste possano svolgersi.
“ Ciascun sito subisce l’influenza del proprio CONTESTO ECONOMICO che, a sua volta, PUO’ CONDIZIONARE LA FATTIBILITA’ DI DETERMINATI OBIETTIVI E MISURE DI CONSERVAZIONE . Pertanto è opportuno informare, consultare e coinvolgere le parti interessate non solo quando si elaborano le misure di conservazione, ma anche quando si definiscono gli obiettivi di conservazione. Nella elaborazione e implementazione delle misure di conservazione necessarie per raggiungere gli obiettivi va tenuto conto di tutte le attività e di tutti gli interessi socioeconomici all’interno del sito. E’ importante tener conto non solo dei costi delle misure ma anche delle conseguenze della loro attuazione, specialmente se si propone di limitare o adeguare pratiche di gestione esistenti che possano comportare un mancato guadagno”.
La realtà si è rivelata tutt’altra rispetto alle disposizioni dell’Unione Europea : a differenza della applicazione di Natura 2000 in altre nazioni,o più semplicemente in altre regioni, la burocrazia ambientale si è comporta da convitato di pietra. Avulsa da qualsiasi considerazione di sostenibilità economica ha brillato per incomunicabilità con gli altri settori regionali, proiettandosi in suggestive interpretazioni ed applicazioni delle norme più ideologiche che pratiche.
La conclusione è che chi si assume l’onore e l’onere di condividere la responsabilità dello sviluppo del proprio territorio deve saper compiere ogni atto utile ad impedire che importanti obiettivi socioeconomici vengano vanificati.
Se la revoca di atti compiuti dalle passate amministrazioni provinciali consentisse di portare alla ribalta dell’Unione Europea il mancato rispetto dei principi fondamentali di Natura 2000, dapprima da parte della Regione nel 2007 e quindi dal Ministero dell’Ambiente nel 2014, si potrebbero rimuovere gli errori e i conseguenti vincoli imposti al nostro territorio provinciale rendendo vane le aspettative di un ordinato sviluppo socioeconomico. In questa direzione la Provincia si muoverà compiendo ogni possibile sforzo, visto che le zone industriali, le attività estrattive, l’Aviosuperficie e lo Scalo ferroviario Domo 2 sono solo alcuni importanti esempi di problematiche che affliggono il territorio perché imposte da un uso sconsiderato dei divieti.
Il Presidente
Dottor Arturo Lincio
Lincio su attività estrattive
Per la Provincia del VCO la definizione dell’attuale sistema Rete Natura 2000 è avvenuta nell’anno 2007 sia per le Zone di Protezione Speciale ZPS che per i Siti di Importanza Comunitaria SIC . Ad esse vennero associati dei vincoli per lo svolgimento di determinate attività.
3 commenti Aggiungi il tuo
Trovo molto triste constastare che nel 2020, persone con importanti incarichi pubblici pensino che lo sviluppo del territorio non debba tenere in considerazione l'ambiente in cui il territorio è inserito. Ero rimasto senza parole nel leggere tempo fa la dichiarazione per cui il VCO ha anche troppe aree protette. Anziché essere un vanto, viene tuttora visto come un ostacolo. Se ci sono divieti e vincoli, pur nel rispetto delle attività presenti, è proprio per preservare il territorio, proteggerlo, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista diciamo strutturale. Proprio in questi giorni abbiamo visto quanto la natura possa dimostrare tutta la sua potenza e mai come ora capiamo la necessità di rispettare il territorio, per evitare ancora una volta di avere molteplici danni. Il fiume ha bisogno dei suoi spazi perché in caso di piena e succederà ancora, l'acqua uscirà dall'alveo e quindi se trova attività, inevitabilmente succederanno altre tragedia. Incredibile come si cerchi di sfruttare ancora l'ignoranza per arrivare a un obiettivo, che è poi quello di permettere l'estrazione di ghiaia. Un amministratore deve fare scelte che siano equilibrate per il bene di un'intera comunità, non solo quelle dei cavatori. Ad oggi ci sono vincoli e divieti per precisi motivi, andare a dragare e sottrarre materiale, oltre a creare situazioni peggiori in caso di piena (soprattutto per chi starà a valle) ha anche molto controindicazioni ambientali (e poi non prendetevela con i cormorani se pesci pregiati spariscono). Assurdo pensare oggi di sviluppare il territorio senza considerare l'ambiente in cui questo territorio è inserito. Ben vengano le aree protette e si conservino anche meglio di come sono tenute ora. Del resto le attività presenti possono tranquillamente operare e i vincoli e i divieti sono quelli più ovvi e chiari, nuove edificazioni e scavi. Del resto come si può pensare alla luce di quanto avvenuto di sviluppare in tal senso una valle che volenti o nolenti è debole dal punto di vista idrogeologico? Quindi giusto continuare a sostenere le attività presenti, che creano lavoro e reddito, ma altrettanto giusto è proteggere il territorio dalla brama di chi vuole solo monetizzare lasciando poi i problemi che eventuali scelte porteranno. Si parlava tempo fa della zona di Fondotoce, dopo tutto quello che è successo, forse ora si capisce perché è importante lasciarla a verde il più possibile? Un domani magari si potrà sfruttarla come zona di piena, per ridurre l'impatto sul lago (faccio un esempio molto semplicistico). Quindi mi auguro di avere presto nuove generazioni di politici, più formati sull'importanza dell'ambiente e del suo sostegno. Nel 2020, leggere di chi si lamenta della presenza di troppe aree protette è semplicemente incredibile e anche molto triste.
Ciao Turk-182
condivido. Una tristezza infinita perché non si riesce a guardare avanti.
Non si riesce a saltare l'ostacolo mentale per cui l'ambiente oggi, anno domini 2020, deve essere considerata una risorsa non peso sociale.
A quando amministratori lungimiranti……?????
condivido. Una tristezza infinita perché non si riesce a guardare avanti.
Non si riesce a saltare l'ostacolo mentale per cui l'ambiente oggi, anno domini 2020, deve essere considerata una risorsa non peso sociale.
A quando amministratori lungimiranti……?????
Vorrei dire che sono pienamente in accordo con turk e vorrei aggiungere che ci troveremo oltre il danno la beffa, infatti se continueranno a costruire nella piana del Toce ,in barba ad ogni logica ci troveremmo in seguito a dover pagare i danni ai famosi PRENDITORI privati, che non attingeranno ai loro fondi ,per le future inondazioni ,ma chiederanno a noi contribuenti di dare a loro i nostri soldi delle tasse, Semplicemente DEMENZIALE.
Naturalmente l'amministrazione verbanese è semplicemente colpevole di queste situazioni.
Naturalmente l'amministrazione verbanese è semplicemente colpevole di queste situazioni.
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