André Breton, poeta e teorico del Surrealismo, ci offre una straordinaria descrizione della sua personale relazione con i disegni di Maurice Henry: “L’idea-immagine surrealista in tutta la sua freschezza originale, per me continua ad essere scoperta in Maurice Henry ogni volta che al mattino non ancora ben sveglio mi arriva la primizia di uno dei suoi disegni nel giornale…”.
In realtà l’humour di Maurice Henry non procede soltanto dal nonsenso, dall’assurdo, e dal meraviglioso, perché Henry ha saputo, per primo, acclimatare allo spirito surrealista la semplicità sorridente del disegno umoristico. Riuscendo così ad elevare a vero e proprio linguaggio artistico questa formula poetica della comunicazione visiva e verbale.
A partire dal 1930 ha prodotto più di 25.000 disegni pubblicati in più di 150 giornali. Una pratica di invenzione e di lavoro, dunque, non secondaria rispetto ai suoi testi (poetici e critici), alla sua pittura, ai suoi collage, alla sua scultura o ai suoi accartocciamenti. Henry era partito da quella eccezionale esperienza che nei primi anni Venti vede un gruppo di giovani liceali dare vita all’entusiasmante avventura del gruppo Le Grand Jeu.
E’ il 1926 e l’appena ventenne Henry si unisce al gruppo composto da Roger Gilbert-Lecomte, Roger Vailland, René Daumal, Robert Meyrat, Roger Vilbert, Joseph Sima e Arthur Harfaux. Ma già dal Primo Manifesto del Surrealismo del 1924 un trentenne André Breton insieme a Paul Eluard, Joan Mirò, Louis Aragon, Philippe Soupault, Pierre Naville, René Crevel, Robert Desnos, Roger Vitrac e altri, aveva dato vita ad un’altra straordinaria avventura quella dell’avanguardia storica più importante che la storia dell’arte contemporanea ci ha offerto.
Solo al termine dell’esperienza del Grand Jeu anche Maurice Henry aderisce al gruppo surrealista, è il 1932, e dopo aver partecipato attivamente a tutte le mostre e manifestazioni del gruppo, ed in particolare collaborando con poesie e disegni alla rivista Le Surrealisme au Service de la Revolution, nel 1941 realizza la sua prima esposizione personale presso la Galerie La Peau de Changrin a Parigi. Il titolo della mostra è emblematico della sua poetica: “La reve et le rire” (Il sogno e la risata). Il testo di presentazione è scritto da Jean Cocteau ed il primo acquirente sarà Pablo Picasso a cui è legato da forte amicizia. Inoltre la mostra, malgrado la guerra in corso, ha un grande successo.
Il sogno e la risata saranno luoghi di indagine continua e poliedrica da parte di Henry. Anzi sono forse i luoghi fondanti ed inediti nell’accostamento di un vero e proprio percorso unico della sua attività, delineando, così, una diversità dell’approccio al lavoro onirico operato dai surrealisti ed allo stesso tempo conferendo al potere onirico delle sue opere una perfetta sintesi della grammatica del ridere, con un motto di spirito visivo che molto spesso raggiunge quell’ humour noir, così ben teorizzato da André Breton, al quale suggerisce e fornisce forti spunti di riflessione.
“La fantasia distruggerà il potere ed una risata vi seppellirà!” è il potente motto anarchico della fine dell’800, ripreso durante i moti del maggio francese del ’68, e rilanciato dai movimenti dell’Autonomia del ’77 in Italia. È questa potenza eversiva della risata “nera” e non macabra che annuncia la distruzione del potere insieme ad un suo funerale come spettacolo comico per tutti gli oppressi, che Maurice Henry mette in scena continuamente, scoprendo attraverso modalità da sequenza, e relazionando il disegno alle parole, la grande potenza dello humour nell’ambito delle lotte sociali.
Breton nella sua introduzione alla Anthologie de l’humour noir (1940) - siamo dunque negli anni dei fondamentali stimoli espressi da Henry – si servirà di due grandi riferimenti, da un lato Hegel che si riferisce ai temi del macabro per questa definizione, e dall’altro di Freud che con il suo Witz (Il motto di spirito del 1905) individua delle vere e proprie categorie tecniche tra cui lo spiazzamento e la relazione del motto di spirito con il sogno e con l’inconscio, oltre che con il processo sociale.
Freud si spinge anche a classificare le specie del comico nella sua indagine scientifica, ed in questo modo ci fornisce le chiavi interpretative, come già era accaduto per i sogni (con il suo libro fondante della psicoanalisi “L’ interpretazione dei sogni” del 1899). La lezione del medico viennese è chiarissima: anche il comico nelle sue varianti scritte, orali o visive è strutturato da regole interne che permettono all’ Io e al Super-io di vendicarsi dell’ostilità del mondo, attraverso meccanismi di spiazzamento dell’accento psichico. In altri termini l’humour noir permette a colui che lo pratica, per goderne, paradossalmente, di far godere nel cuore stesso del dramma.
Maurice Henry ha messo a nudo i meccanismi strutturali del comico, colpendo sempre al cuore il centro della relazione tra immagine e parola, con una intelligenza visiva, sempre vicina alla genialità semplice del suo linguaggio, ma soprattutto sempre prossima ad una articolazione del senso dello humour che diventa vera e propria arte, sovversivamente, dell’assurdo, dello stupore e dell’illuminazione, come scriveva Kant nella “Critica del giudizio” riflettendo sul problema del rapporto tra arguzia e comicità.
E sull’arte abbiamo operato la nostra scelta. Con 36 disegni che la rileggono, con sovversiva irriverenza in chiave comica e al medesimo tempo sapiente. Solo un grande artista, quale Maurice Henry era, poteva con tale potenza coniugare il comico all’arte. Facendo un discorso sull’arte mentre fa arte per ridere. Anche della sua stessa arte.
E tutto questo è straordinario perché ci permette di pensare a Maurice Henry come ad un uomo libero, da ogni condizionamento e che fa di noi uomini liberi nel guardare queste tavole, disegni e sequenze di disegni, di leggerne le parole, sempre poche, perché come scriveva Jean Paul Richter nella sua Introduzione all’estetica: “La libertà genera l’arguzia e l’arguzia genera la libertà. L’arguzia è un semplice giocare con idee”. Questa è la grande lezione surrealista e concettuale che Maurice Henry ci lascia, non solo quella di un uomo libero ma anche, se non soprattutto, di un artista che ,come in un Grande Gioco, libera in tutti noi il potere di un sogno quello di una risata che seppellirà ogni potere restituendo la libertà a tutti, ma proprio a tutti.
Antonio d’Avossa
“MAURICE HENRY – L’ARTE DEL SORRISO” Dal 5 al 28 novembre 2016 Sala Esposizioni Panizza - Corso Belvedere, 114 - Ghiffa (Vb) A cura di Antonio d’Avossa . Testo e presentazione di Antonio d’Avossa. Inaugurazione : sabato 5 novembre 2016 ore 17.30 Orario: da giovedì a domenica 16.00 19.00 INFO: info@ilbrunitoio.it – www.ilbrunitoio.it
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