Ad affermarlo, schierandosi soprattutto in difesa del reparto di Verbania – che stando alle prime indicazioni sarebbe la “vittima sacrificale” della giunta Chiamparino – sono Ncd e Comunità.vb che hanno presentato un ordine del giorno che impegna il sindaco a difendere la salute prima della politica chiedendo la convocazione di un Consiglio Comunale aperto sul tema sanità.
«Che il primo atto della nuova giunta regionale per il Vco equivalga alla chiusura di un Dea è un fatto gravissimo ed eloquente – dichiara Damiano Colombo, di Ncd, primo firmatario della mozione – che segna la morte del “Castelli”. Privare Verbania, il suo entroterra e un bacino da 2,5 milioni di turisti di un Dea è una follia. Stupisce che la decisione venga dal centrosinistra che nel 2005-2010 ha voluto l’ospedale unico plurisede. Ed è imbarazzante per il Pd e per il vicepresidente Reschigna, che da sindaco di Verbania e da consigliere regionale di minoranza diceva tutt’altro, attaccando il centrodestra che, invece, ha sempre salvato i Dea concedendo deroghe alle assunzioni. E chissà che cosa diranno quei Comitati, non tutti, che si sono sembra dimostrati “benevoli” verso il centrosinistra».
Il Piano sanitario regionale prevede un Dea ogni 150.000-300.000 abitanti. Il Vco (160.000 abitanti circa) ha ottenuto una deroga per via della morfologia del territorio e per la sua specificità montana. Di fatto, pur operando su due strutture, il Dea è unico e funziona come testimoniano i circa 53.000 accessi del 2013: 29.000 a Verbania e 24.000 a Domodossola.
Sopprimere il Dea di Domo o di Verbania sarebbe, di fatto, il primo passo verso la chiusura dell’uno o dell’altro nosocomio. «Dobbiamo esserne consci perché indietro non si torna – aggiunge Marco Parachini per Comunità.vb – Senza Dea i reparti migreranno a Domodossola e Verbania avrà solo ambulatori, analisi e chirurgia in day surgery: sarà un micro-ospedale. Chiediamo un Consiglio Comunale aperto e che i nostri rappresentanti istituzionali, dal sindaco in su, difendano il diritto alla salute dei verbanesi. Lunedì sarà in città l’assessore regionale alla Sanità. È una buona occasione per capire qualcosa di più. Chiediamo che all’incontro partecipi, in rappresentanza del Consiglio Comunale, l’intero ufficio di presidenza».
«La riforma della sanità deve essere discussa anche in Consiglio Provinciale. – afferma il neoeletto consigliere di Ncd Matteo Marcovicchio – La Regione deve avere il coraggio di dirci che cosa vuol fare e il centrosinistra quello di rimangiarsi le battaglie ideologiche degli ultimi anni. Criticavano tanto la giunta Cota e ora… Questa grave decisione rischia solo di alimentare una “guerra tra poveri” con Verbania e Domodossola a scannarsi sulle ceneri dei due ospedali per servizi inadeguati alle esigenze dei cittadini. Il Vco deve essere compatto nel dire no alla chiusura dei Dea e nel mantenimento di entrambi».
NCD e Comunità.vb: "No alla chiusura dei Dea"
Preoccupazione per ciò che comunicherà lunedì sera l’assessore Saitta ai sindaci della provincia, presso il Forum di Omegna alle 21.00. "Inaccettabile. C’è solo una parola per definire la chiusura, decisa dalla Regione e annunciata ieri alla rappresentanza dei sindaci dal primo cittadino di Omegna, di uno dei due Dea del Vco".
26 commenti Aggiungi il tuo
Beh....
robi
7 Novembre 2014 - 19:31
....dopo la minkiata di avere affossato l'ospedale unico a Piedimulera ora se ne pagano le conseguenze. l'idea dell'Ospedale plurisede, altra vaccata della sinistra, ora è al termine. Aridatece Cota!
complimenti ai nostri politici
Sandro
7 Novembre 2014 - 22:12
Prima chiudono il Dea del Castelli,poi chiudono il Punto Nascite del San Biagio (un colpo al cerchio e un colpo alla botte) e per finire privatizzano il Castelli !
Io penso sia giusto a questo punto che noi di verbania facciamo quadrato attorno al nostro ospedale!!!! Non lompissono portare via o chiudere niente polemiche di partito ma tutti insieme a difendere il nostro ospedale!!!! Forza gente e ora di svegliarsi!!!!!!!!!
Se si fosse fatta una discussione seria sull ospedale unico non saremmo a questo punto!!! Ringraziamo i nostri amministratori e i loro interessi per questo!!!! Un applauso..........!!!!!!
No all'ospedale unico
Berto
7 Novembre 2014 - 23:08
Un ospedale unico a Piedimulera sarebbe stato molto scomodo per Verbania. Idea folle
troppo tardi
Sandro
7 Novembre 2014 - 23:30
oramai è troppo tardi, credo che nel prossimo futuro ci sarà un solo ospedale pubblico a Domodossola e due pubblico/PRIVATI a Verbania e Omegna. D'altronde sono convinto che ai privati non interessa Domodossola perchè troppo fuorimano, bensì Verbania!
Avremmo avuto un ospedale nuovo e funzionale più vicino di domo!!!!! Era la scelta giusta! Adesso nn saremmo a questo punto abbiamo perso 10 anni di tempo e soldi!!!!
Chiusura DEA
Hilde Muehlbauer
8 Novembre 2014 - 03:46
La chiusura del DEA -Ospedale Castelli- significherebbe la cessazione di un PRONTO SOCCORSO dal confine con il Ticino fino a Omegna con tutti i Comuni attorni collegati con il VCO. Significherebbe -oltre ai casi di incidenti etc.- l'abbandono di bambini ed anziani in stati di emergenza immediata, impossibilitati di affrontare un trasporto gravoso a Domodossola in auto-ambulanze non ben ammortizzate. Inoltre deve essere preso in considerazione il Turismo di Verbania, dove una struttura ospedaliera senza EMERGENCY sarebbe inimmaginabile. Mi meraviglio del solo fatto, di proporre una tale decisione che denota incapacità amministrativa e totale miopia.
Ma si sono fumati il cervello? Il servizio di emergenza DEVE essere garantito.... no ma questi sono fuori di cozza...
Funziona benissimo. E' un'eccellenza. Beninteso in convenzione. Il dea però deve essere garantito almeno per le cose urgenti.
Ospedale unico si
robi
8 Novembre 2014 - 09:28
Idea folle è stata quella di avere affossato il progetto del'ospedale unico di Piedimulera, scelta non a caso per essere nel baricentro delle tre "metropoli" del VCO e non scontentare nessuno. I presidi di Verbania e Domo sarebbero rimasti per le emergenze, e Omegna al COQ. Ma con un presidio ospedaliero di qualità, molti problemi si sarebbero risolti, anche perchè il progetto era ideato da Renzo Piano, mica da pinco pallo, e prevedeva una struttura facilmente implementabile nel tempo. Ora, grazie allo sciagurato referendum della sinistra coadiuvato dall'allora giunta provinciale, siamo nella melma. C'era il progetto, c'era il finaniamento, e purtroppo c'erano e a quanto vedo ci sono ancora, menti piccole in cervellini fritti impanati che perseverano nell'errore.
x roby
nb
8 Novembre 2014 - 14:53
Nulla contro Piano........ma i progetti di ospedali affidiamoli a persone che razionalizzano spazi per ottimizzare necessità sanitarie. Di alberghi anche bellissimi ne abbiamo già. Abbiamo bisogno di strutture ospedalierie che possono soddisfare i bisogni sanitari. E chiudere un DEA( per definizione ;emergenza ) cara Lady significa chiudere per l'urgenza! Purtroppo il territorio è quello che è,per cui bisogna accorpare i servizi (day s, laboratori farmacia interna,ecc...)mai degenza e emergenza. Magari fare che i direttori. di struttura siano responsabili di più strutture? Fare capi di dipartimento e strutture semplici a cavallo di due ospedali ? Fare un solo DG? si risparmia su i loro stipendi(per alcuni non di poca entità) e non si punisce la popolazione come sempre!
ps
nb
8 Novembre 2014 - 14:57
Qualcuno sa se esiste una farmacia unica e aziendale?
Se non esiste( e io non so e mi piacerebbe saperlo) perchè devono viaggiare i pazienti e non i farmaci? Per mantere qualcuno?
Se non esiste( e io non so e mi piacerebbe saperlo) perchè devono viaggiare i pazienti e non i farmaci? Per mantere qualcuno?
Cosa ha buttato via il VCO
robi
8 Novembre 2014 - 17:36
Per guardare un po' al di la del nostro naso, estrapolato dal sito "architetturasostenibile.it", e per sapere cosa il VCO ha buttato via:
"Secondo Renzo Piano il primo passo da fare nella società attuale, sarebbe quello di “recuperare una visione umanistica dell’ospedale”.
Dopo aver preso in rassegna le tipologie ospedaliere ottocentesca(a padiglione) e novecentesca (monoblocco), l’architetto ha criticamente estrapolato e mixato le caratteristiche positive di entrambe.
Se da un lato la prima, a padiglioni, denotava una certa attenzione alla persona, anche grazie alla presenza di alberi e giardini negli spazi aperti, con l’evoluzione e l’avanzamento tecnologico, si è presentata una spersonalizzazione ed il presentarsi di una serie di difetti.
Pian piano alla tipologia ottocentesca si è poi sostituita quella monoblocco che ha il vantaggio di non essere più dispersiva, e riuscire, quindi, a contenere tutto nello stesso edificio, con evidente maggior funzionalità. Si è però persa la “visione umanistica”.
Una visione moderna.
Una visione critica di questo tipo permette di comprendere errori ed aspetti positivi del passato: l’idea di un unico edificio, grigio e privo di verde, ormai è superata, e non mette a proprio agio chi deve fruire dei suoi spazi.
Non bastano più una serie di fredde nozioni funzionali, dimensionali ed ingegneristiche per progettare un buon ospedale: è necessario un approccio umanistico.
I tempi sono cambiati: bisogna riflettere sullo stato d’animo di chi subisce direttamente o indirettamente un ricovero e cercare, con la concezione dell’edificio, di rendere questo momento meno traumatico possibile.
Si potrebbero enunciare una serie di punti, proveniente da una profonda analisi:
• Umanizzazione: lo spazio e l’ambiente in cui si trova il degente devono essere a misura d’uomo, sicuri e confortevoli, garantire benessere e privacy.
• Urbanità: l’ospedale non deve essere un edificio isolato ed avulso dal tessuto urbano in cui si colloca, ma esserne parte integrante e comunicare con esso.
• Innovazione: la flessibilità deve essere alla base della concezione architettonica, garantendo cambiamenti secondo le esigenze terapeutiche, tecnologiche, organizzative e formali.
• Affidabilità: tranquillità e fiducia rispetto all’ospedale dipendono anche dalla sicurezza ambientale, tecnico–costruttiva, impiantistica ed igienica del luogo.
• Ricerca: nell’ospedale deve essere presente una sezione dedicata alla ricerca clinico–scientifica che, favorisca aggiornamento ed adeguamento alle ultime novità sul campo.
• Formazione: l’ospedale deve essere attrezzato adeguatamente per l’aggiornamento professionale e culturale, per medici interni ed esterni, infermieri, tecnici e chi si occupa della gestione.
Alla luce di questi punti si può dire che il modello più consono sarebbe quello che prevede vari edifici inseriti nel verde. In tal modo i flussi di persone sarebbero selezionati e suddivisi per usi. Il verde, oltre a svolgere la funzione di barriera acustica, assorbe lo smog, crea un microclima ed abbassa le temperature estive, dà pace e serenità ai degenti, aiutandoli nella terapia di riabilitazione.
Il piano terra potrebbe assumere carattere più urbano rispetto al passato, essere reso più dinamico prevedendo una serie di servizi connessi alla tipologia ospedaliera, che spesso non sono presenti: bar, edicola, lavanderia, negozi, fiorai, parrucchiere.
I limiti tra verde, edificio ospedaliero e città non devono essere rigidi come in passato; nella progettazione e realizzazione devono confluire sicuramente efficienza e sostenibilità".
"Secondo Renzo Piano il primo passo da fare nella società attuale, sarebbe quello di “recuperare una visione umanistica dell’ospedale”.
Dopo aver preso in rassegna le tipologie ospedaliere ottocentesca(a padiglione) e novecentesca (monoblocco), l’architetto ha criticamente estrapolato e mixato le caratteristiche positive di entrambe.
Se da un lato la prima, a padiglioni, denotava una certa attenzione alla persona, anche grazie alla presenza di alberi e giardini negli spazi aperti, con l’evoluzione e l’avanzamento tecnologico, si è presentata una spersonalizzazione ed il presentarsi di una serie di difetti.
Pian piano alla tipologia ottocentesca si è poi sostituita quella monoblocco che ha il vantaggio di non essere più dispersiva, e riuscire, quindi, a contenere tutto nello stesso edificio, con evidente maggior funzionalità. Si è però persa la “visione umanistica”.
Una visione moderna.
Una visione critica di questo tipo permette di comprendere errori ed aspetti positivi del passato: l’idea di un unico edificio, grigio e privo di verde, ormai è superata, e non mette a proprio agio chi deve fruire dei suoi spazi.
Non bastano più una serie di fredde nozioni funzionali, dimensionali ed ingegneristiche per progettare un buon ospedale: è necessario un approccio umanistico.
I tempi sono cambiati: bisogna riflettere sullo stato d’animo di chi subisce direttamente o indirettamente un ricovero e cercare, con la concezione dell’edificio, di rendere questo momento meno traumatico possibile.
Si potrebbero enunciare una serie di punti, proveniente da una profonda analisi:
• Umanizzazione: lo spazio e l’ambiente in cui si trova il degente devono essere a misura d’uomo, sicuri e confortevoli, garantire benessere e privacy.
• Urbanità: l’ospedale non deve essere un edificio isolato ed avulso dal tessuto urbano in cui si colloca, ma esserne parte integrante e comunicare con esso.
• Innovazione: la flessibilità deve essere alla base della concezione architettonica, garantendo cambiamenti secondo le esigenze terapeutiche, tecnologiche, organizzative e formali.
• Affidabilità: tranquillità e fiducia rispetto all’ospedale dipendono anche dalla sicurezza ambientale, tecnico–costruttiva, impiantistica ed igienica del luogo.
• Ricerca: nell’ospedale deve essere presente una sezione dedicata alla ricerca clinico–scientifica che, favorisca aggiornamento ed adeguamento alle ultime novità sul campo.
• Formazione: l’ospedale deve essere attrezzato adeguatamente per l’aggiornamento professionale e culturale, per medici interni ed esterni, infermieri, tecnici e chi si occupa della gestione.
Alla luce di questi punti si può dire che il modello più consono sarebbe quello che prevede vari edifici inseriti nel verde. In tal modo i flussi di persone sarebbero selezionati e suddivisi per usi. Il verde, oltre a svolgere la funzione di barriera acustica, assorbe lo smog, crea un microclima ed abbassa le temperature estive, dà pace e serenità ai degenti, aiutandoli nella terapia di riabilitazione.
Il piano terra potrebbe assumere carattere più urbano rispetto al passato, essere reso più dinamico prevedendo una serie di servizi connessi alla tipologia ospedaliera, che spesso non sono presenti: bar, edicola, lavanderia, negozi, fiorai, parrucchiere.
I limiti tra verde, edificio ospedaliero e città non devono essere rigidi come in passato; nella progettazione e realizzazione devono confluire sicuramente efficienza e sostenibilità".
Cosa ha buttato via il VCO
Hilde Muehlbauer
8 Novembre 2014 - 19:11
Il modello di un Ospedale Funzionale, Moderno, descritto da robi -citando l'architetto Renzo Piano- esiste già a Rozzano sul Naviglio, L"HUMANITAS", padiglioni immersi in un area verde meravigliosa, una struttura paragonabile alle più efficienti cliniche oltre oceano e/o asiatiche. A Castellanza si trova una struttura affiliata alla HUMANITAS, la MATER DOMINI, eccellente Cinica collegata telematicamente (come naturalmente anche la HUMANITAS) con prestigiosi ospedali americani, come per esempio in Tampa, FLORIDA.
Ma nel nostro caso qui a Verbania si tratta della chiusura del DEA, un danno inimmaginabile per la popolazione del VCO, compresi i turisti stagionali, in particolare "bambini, anziani e gravi infortunati", che dovrebbero essere trasportati a Domodossola in auto-ambulanze mal ammortizzate, un tragitto che in caso di grande emergenza non auguro a nessuno. Semmai sarebbe auspicabile un ampliamento del Pronto Soccorso del CASTELLI, spesso insufficiente con grave disagio per pazienti, medici e personale paramedico.
Ma nel nostro caso qui a Verbania si tratta della chiusura del DEA, un danno inimmaginabile per la popolazione del VCO, compresi i turisti stagionali, in particolare "bambini, anziani e gravi infortunati", che dovrebbero essere trasportati a Domodossola in auto-ambulanze mal ammortizzate, un tragitto che in caso di grande emergenza non auguro a nessuno. Semmai sarebbe auspicabile un ampliamento del Pronto Soccorso del CASTELLI, spesso insufficiente con grave disagio per pazienti, medici e personale paramedico.
1ma che diavolo state scrivendo? piano non esiste
armand du plessis
8 Novembre 2014 - 19:12
ma chi vi ha detto che il progetto dell'ospedale unico del vco è stato fatto da renzo piano?
ma state scherzando, vero?
i progetti dell'ospedale di piedimulera, sono stati redatti da aress piemonte e asl vco ufficio infrastrutture. se avete dubbi, andate ad omegna, chiedete del responsabile delle infrastrutture e attendete la risposta.
in secondo luogo, tale meta-progetto non ancora esecutivo e nemmeno definito, non ha mai visto un solo euro di finanziamento.
se avete dubbi, andate ad omegna e chiedete al responsabile del servizio economico-finanziario.
prima di scrivere panzane, prego informarsi.
in alternativa astenersi dal parlare di cose complesse e che non si conoscono.
ma state scherzando, vero?
i progetti dell'ospedale di piedimulera, sono stati redatti da aress piemonte e asl vco ufficio infrastrutture. se avete dubbi, andate ad omegna, chiedete del responsabile delle infrastrutture e attendete la risposta.
in secondo luogo, tale meta-progetto non ancora esecutivo e nemmeno definito, non ha mai visto un solo euro di finanziamento.
se avete dubbi, andate ad omegna e chiedete al responsabile del servizio economico-finanziario.
prima di scrivere panzane, prego informarsi.
in alternativa astenersi dal parlare di cose complesse e che non si conoscono.
X armand
robi
8 Novembre 2014 - 21:38
Il progetto dell'ospedale unico è stato predisposto da ARESS, seguendo le idee e le proposte dell'architetto Piano. Nessuno ha detto che il progetto lo ha fatto Renzo Piano! Siccome ho avuto la fortuna di fare una tesi di laurea sul progetto abortito del nuovo ospedale, so di cosa parlo. Il metaprogetto prevedeva un finanziamento misto pubblico e privato. Dal metaprogetto sarebbe dovuto giungere il progetto definitivo, ma il referendum e le divisioni del territorio hanno fatto saltare tutto. Di fatto L'ASL 14 ha adottato all’inizio del 2003 un “Documento preliminare alla Progettazione” e in qualità di stazione appaltante istituisce un Bando di gara, con scadenza al termine del 2003, avente per oggetto la redazione del progetto preliminare, in località Piedimulera, del nuovo ospedale, dotato di 400 posti letto e con un costo massimo di realizzazione di 103.000.000 €.
Attendo smentite da chi conosce cose complesse di cui parlare, a vanvera.
Attendo smentite da chi conosce cose complesse di cui parlare, a vanvera.
1lei parla vanvera, come spesso le accade.
armand du plessis
8 Novembre 2014 - 22:41
io no.
1) il metaprogetto prevedeva, in teoria, un project financing.ma non c'erano a bilancio ne soldi pubblici ne partner privati.
2) renzo piano c'entra come i cavoli a merenda con il metaprogetto.
3) piedimula è baricentrica tra vb, domo ed omegna? ...incommentabile.
4) l'ospedale unico di piedimulare avrebbe mantenuto in vita gli ospedali di vb e domo per le emergenze.....
questa è quasi comica....infatti era unica, non uno e trino. certo che ci vuole fantasia a pensare di mantenere 4 punti emergenza nel vco di cui 2 a 8 km di distanza uno dall'altro.
poi se qualcuno ama le favole....beh....de gustibus.
ripeto. prego informarsi e studiare.
1) il metaprogetto prevedeva, in teoria, un project financing.ma non c'erano a bilancio ne soldi pubblici ne partner privati.
2) renzo piano c'entra come i cavoli a merenda con il metaprogetto.
3) piedimula è baricentrica tra vb, domo ed omegna? ...incommentabile.
4) l'ospedale unico di piedimulare avrebbe mantenuto in vita gli ospedali di vb e domo per le emergenze.....
questa è quasi comica....infatti era unica, non uno e trino. certo che ci vuole fantasia a pensare di mantenere 4 punti emergenza nel vco di cui 2 a 8 km di distanza uno dall'altro.
poi se qualcuno ama le favole....beh....de gustibus.
ripeto. prego informarsi e studiare.
Lei si sbaglia di grosso
robi
9 Novembre 2014 - 07:42
Caro Armand, Le ripeto che ci ho fatto una tesi, che se vuole può andarsi a comprare su tesionline (mica glie la regalo....). Il metaprogetto prevedeva certo un project financing e tutto il testo, ma siccome si sono messi tutti di traverso, e credo pure Lei chiunque sia, non è stato realizzato il progetto definitivo. Si studi pure la geografia e guardi Piedimulera dove è sitò, poi mi dice. Aress ha predisposto il metaprogetto sulle idee di ospedale del futuro di Renzo Piano. Forse non ha letto bene cosa ho scritto prima. Non lo ha fatto personalmente Renzo Piano il metaprogetto! Si svegli un minimo!
In quanto al resto, se ha visto ieri l'Editoriale del Direttore di VCO Azzurra TV Dott. De Paoli, si renderà conto che non sono l'unico a pensarla in questo modo.
Grazie a Lei e a quelli come Lei abbiamo perso il treno della sanità, ed ora ci ritroviamo dei vagoni vecchi senza locomotiva.
Volevamo tre ospedaloni belli belli per città (se si possono chiamare città) ed ora abbiamo solo macerie.
Questo è quello che penso, e chiudiamola qui.
In quanto al resto, se ha visto ieri l'Editoriale del Direttore di VCO Azzurra TV Dott. De Paoli, si renderà conto che non sono l'unico a pensarla in questo modo.
Grazie a Lei e a quelli come Lei abbiamo perso il treno della sanità, ed ora ci ritroviamo dei vagoni vecchi senza locomotiva.
Volevamo tre ospedaloni belli belli per città (se si possono chiamare città) ed ora abbiamo solo macerie.
Questo è quello che penso, e chiudiamola qui.
il ritorno del fanta ospedale di Piedimulera!
alcune piccole osservazioni. un centinaio di milioni (che poi sarebbero tranquillamente raddoppiati,come sempre negli appalti italiani) di euro non c'erano allora,non ci sono oggi,e mai più ci saranno.
il sito di Piedimulera è (causa un secolo abbondante di chimica senza scrupoli) uno dei dieci più inquinati d'Italia,ritenuto addirittura imbonificabile per i costi incalcolabili,e quindi a occhio non mi sembra adattissimo a ospitare centinaia di malati.
è vero che una decina di km in più o in meno cambian poco,ma se vogliamo essere precisi la distanza da Omegna o Verbania è più che doppia rispetto a quella da Domo,quindi baricentrico fino a un certo punto.
poi certo,l'idea di un super ospedale centrale poteva essere l'optimum,ma non ci sono mai stati i presupposti concreti per farlo,solo fiumi di parole a fini elettorali/politici.
alcune piccole osservazioni. un centinaio di milioni (che poi sarebbero tranquillamente raddoppiati,come sempre negli appalti italiani) di euro non c'erano allora,non ci sono oggi,e mai più ci saranno.
il sito di Piedimulera è (causa un secolo abbondante di chimica senza scrupoli) uno dei dieci più inquinati d'Italia,ritenuto addirittura imbonificabile per i costi incalcolabili,e quindi a occhio non mi sembra adattissimo a ospitare centinaia di malati.
è vero che una decina di km in più o in meno cambian poco,ma se vogliamo essere precisi la distanza da Omegna o Verbania è più che doppia rispetto a quella da Domo,quindi baricentrico fino a un certo punto.
poi certo,l'idea di un super ospedale centrale poteva essere l'optimum,ma non ci sono mai stati i presupposti concreti per farlo,solo fiumi di parole a fini elettorali/politici.
Sarebbe stato disastroso
Matteo
9 Novembre 2014 - 09:41
Un ospedale unico a Piedimulera sarebbe stato scomodissimo per le famiglie del Verbano. CI potete fare tutte le tesi laurea che volete ma la localizzazione geografica scomoda appare ovvia e scontata.
scomodissimo
robi
9 Novembre 2014 - 09:58
Già, oggi abbiamo due comodissimi ma inefficienti ospedali che la riforma sanitaria del governo regionale del fascio-leghista affamatore di popolo Chiamparino vuole rivedere. Contenti voi.......
Ospedale unico a Piedimulera
lupusinfabula
9 Novembre 2014 - 10:25
Forse l'idea era buona: ma le strade per raggiungerlo dovevano essere prima adeguate. Pensate ad un'ambulanza che doveva partire in emergenza per raggiungere Gurro e da qui a Piedimulera; prima le infrastutture viarie, poi l'ospedale. ( e non i si parli dell' elicoteero, che non è abilitato al volo notturno!)
X Lupus
robi
9 Novembre 2014 - 12:23
Una volta deciso di fare l'ospedale tutto poteva essere eseguito di conseguenza. E' mancata la volontà, specie da paerte della sinistra del VCO.
Ma a quanto parte qualcuno sta finalmente cambiando idea, vedi sindaci ossolani.
Ma a quanto parte qualcuno sta finalmente cambiando idea, vedi sindaci ossolani.
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