Dal 6 Ottobre al 12 Novembre 2023 si terrà presso Casa Ceretti - sede del Museo del Paesaggio - in Via Roma 42 a Intra, una retrospettiva dell’artista Antonio Cotroneo -scomparso nel 2015- intitolata “TRASPARENZE”.
L’esposizione propone una selezione di lavori che coprono un arco temporale di circa vent'anni, dal 1995 al 2013. La sua formazione professionale nasce nel campo architettonico per approdare verso la metà degli anni ’60 alla pittura. Lavora di giorno per i più importanti studi di progettazione milanesi, alla sera si dedica alla pittura fino a tarda ora, e nel corso degli anni esplora man mano le varie espressioni artistiche: dapprima il paesaggio, il figurativo e negli anni ’80 comincia a dipingere astratti, così come lui soleva definirli “non improvvisazione, ma pensiero”; seguono le nature morte, i collage dagli anni ’90 e l’approdo all’informale.
Nel 1990 va in pensione e si trasferisce a vivere a Verbania continuando a tempo pieno la sua produzione artistica. Nella sua carriera ha prodotto oltre 5.000 opere tra quadri, sculture, alcuni scritti personali, schizzi e studi. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive e personali, premi e concorsi in Italia e all’estero dal 1974 in poi, ottenendo premi e riconoscimenti, con l’interessamento della critica nazionale ed europea. In seguito alla sua morte la figlia Cristina ha catalogato tutto il materiale rinvenuto presso il suo studio di Verbania e si sta impegnando, affinché la produzione artistica del padre sia conosciuta al pubblico, partecipando a eventi e mostre.
Per la mostra è stato realizzato un catalogo che contiene le immagini delle opere in mostra, un ricordo della figlia Cristina e un testo critico a cura di Luciano Bolzoni.
La mostra, a cura di Luciano Bolzoni e Cristina Cotroneo, inaugura Venerdì 6 Ottobre alle ore 18.00. Sarà presente la figlia dell’artista.
INFORMAZIONI
Mostra “Trasparenze” con opere di Antonio Cotroneo
Presentazione a cura di Luciano Bolzoni e Cristina Cotroneo
Casa Elide Ceretti – Via Roma 42, Verbania Intra
Dal 6 Ottobre al 12 Novembre 2023
Orari: Venerdì dalle 16.00 alle 19.00, Sabato e Domenica 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00
INAUGURAZIONE: 6 OTTOBRE ORE 18.00
ANTONIO COTRONEO (Milano, 4 marzo 1928 | Verbania, 12 aprile 2015)
È stato un designer di architettura, pittore e scultore di fama nazionale ed internazionale. La sua formazione professionale nasce nel campo architettonico per approdare verso la metà degli anni ’60 alla pittura. Lavora di giorno per i più importanti studi di progettazione milanesi, alla sera si dedica alla pittura fino a tarda ora, e nel corso degli anni esplora man mano le varie espressioni artistiche: dapprima il paesaggio, il figurativo e negli anni ’80 comincia a dipingere astratti, così come lui soleva definirli “non improvvisazione, ma pensiero”; seguono le nature morte, i collage dagli anni ’90 e l’approdo all’informale. Nel 1990 va in pensione e si trasferisce a vivere a Verbania continuando a tempo pieno la sua produzione artistica. Nella sua carriera ha prodotto oltre 5.000 opere tra quadri, sculture, alcuni scritti personali, schizzi e studi. Di lui negli anni hanno scritto critici e artisti quali: Antonino De Bono, Antonio Oberti, Carlo Facchinetti, Elio Marcianò, Franca Nesi, Franco Salvotti, Giancarlo Saragozza, Gianluca Caldana, Gianni Prè, Giuseppe Mereu, Giuseppe Possa, Liviano Papa, Luciano Bolzoni, Luigi Valerio, Neil Davenport, Renato Cuzzoni, Walter Alberti. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive e personali, premi e concorsi in Italia e all’estero dal 1974 in poi, ottenendo premi e riconoscimenti, con l’interessamento della critica nazionale ed europea. In seguito alla sua morte la figlia Cristina ha catalogato tutto il materiale rinvenuto presso il suo studio di Verbania, documentazione sulla sua carriera oltre alle numerose opere e si sta impegnando, affinché la produzione artistica del padre sia conosciuta al pubblico, partecipando a eventi e mostre.
ANTONIO COTRONEO. FRAMMENTI DI PAESAGGIO
Entrare nello studio privato di Antonio Cotroneo equivale ad accedere in un antro quasi magico, fatto più di angoli che di superfici, un luogo zeppo di arte e di arti, pitture, progetti, impegni, probabilmente sogni, una sorta di soglia magica che inghiotte il visitatore per condurlo inevitabilmente a scoprire nuove cose. Questo non è solo un atelier, ma una capsula spaziale atterrata da un tempo lontano, saldamente incastonata nelle vecchie parti della città lacustre. L’idea dell’artista, il suo impegno, la sua impressionante e ordinata mole di lavoro, attendono una visita privilegiata che avviene varcando questa porta spalancata su un mondo in attesa solo di essere liberato della propria energia inespressa. Qui dentro non sussiste l’effimero passare del tempo, non passa ora e non passava neanche prima durante una vita trascorsa a fare arte, scandita da una sorta di maniacale organizzazione della produzione. L’artista che vi ha soggiornato e lavorato ha fatto suo un ambiente che non era solo studio e luogo di lavoro, ma spazio già pensato per ricevere future ricognizioni. Cotroneo presenta un percorso artistico piuttosto variegato, che parte sicuramente da aspetti e vincoli anche personali portati nella professione: il mestiere di decoratore di interni insieme a quello di designer e di arredatore sono attività legate al consumo progettuale di idee e concetti condivisi sempre con una clientela presente e vigile (leggi committenza), desiderosa di abitare uno spazio privato e anche pubblico. Progettare spazi presuppone grandi conoscenze tecniche e capacità grafiche oltre a un’inventiva che, se ben guidata, farà felici molti abitanti e fruitori degli spazi dell’abitare. Tutto ciò porta a pensare a Cotroneo come a un professionista dedito ad alimentare la propria parte pubblica, poiché coinvolto in un processo “commerciale” basato sul rapporto tra progettista e committente. Cosa diversa è l’attività artistica che inizia quando e laddove finisce proprio il mestiere di progettista che, a ben vedere, all’uomo non bastava più. È qui che probabilmente si colloca la vera occupazione dell’artista milanese che ritroviamo nel silenzio dell’atelier lacustre a impegnarsi in un forsennato tour de force creativo, un turbinio di idee e colori sempre in metamorfosi come pagine di un diario precisamente condotto e altrettanto maniacalmente archiviato. Se ci occupiamo oggi delle tele pittoriche di Cotroneo – e siamo qui per questo – non potremo non considerare due poli temporali opposti di un intero iter professionale, ricco di mutamenti di direzione e di meta che lo porta a cambiare radicalmente idea sulla parola “paesaggio”, prima visto come l’ambiente dove la natura trova la propria confidenza con l’uomo e poi, in maniera molto eloquente, come lo spazio dove l’uomo può e deve ritrovare le sue qualità principali, perse nel tempo in un “vivere piuttosto stantio e senza fiducia”: da qui bisogna partire per analizzare il dipingere di Cotroneo, conscio che la propria libertà – di artista e di individuo – non debba andare persa abbandonandosi alla rassegnazione nei confronti di un mondo impegnato nello sviluppo del potere e nella ricerca del denaro. Per questa volontà di fuggire da un quotidiano comune tanto banale quanto poco misterioso, io mi immagino questo atelier come un rifugio (quasi) alpino dove si arriva con fatica, ma nel quale poi ci si sistema comodamente chiudendo fuori il mondo e, certamente, anche tutti i suoi problemi. La vita di un artista come Cotroneo che si ripara all’ombra del proprio lavoro comporta soddisfazioni, inciampi, rinunce, ma anche la possibilità di fabbricarsi una propria fortuna non materiale. Un artista di questo livello non deve essere né scoperto né riscoperto così come il suo lavoro – immenso, infinito, ma allo stesso tempo definito con maniacale precisione archivistica – non può che trovare spiegazione nella sua biografia di individuo che decide di riprendere le componenti geografiche e intellettuali del pianeta dell’uomo per fissarle perentoriamente su una tela che si modifica al solo sguardo. Noi visitatori di questa mostra, noi clienti virtuali dell’artista e del pensatore Antonio Cotroneo, saremo finalmente e nuovamente sollecitati a osservare e a ragionare su questi frammenti di paesaggio, su queste creazioni cromatiche che sembrano nascondere milioni di strati sovrapposti e in fuga allo stesso tempo verso mete non ancora individuate, frammenti di un paesaggio mai unitario, ma che, contemporaneamente, si compone strato su strato, pezzo per pezzo. Questa non è solo pittura da vedere, osservare o contemplare con attenzione, questa è un’arte che si frammenta da sola, si compone e si modifica quando la guardi; sembra fuggevole, in realtà è fortemente ancorata alle regole della geometria, dell’architettura e, importantissimo, di quella “Dirittura Morale” che Cotroneo definiva come una necessaria quinta dimensione per incardinare l’universo nella sua giusta definizione di spazio.