Gran contaminatore, felice contaminatore, visionario da camera, Abbati mantiene l’aspettativa del guardare/vedere oltre le soglie ordinarie, nutrendola del proprio gioco sottile, mai scontato, di evocazioni e riverberi intellettuali.( Flaminio Gualdoni)
“La prima volta che mi è venuta in mente la parola COMBINATION stavo facendo la mia passeggiata di routine lungo il Ticino. Erano i primi giorni di gennaio del 2013. Osservavo forme e colori dei sassi combinati con gli alberi, foglie combinate con i sassi, sassi con il bosco, acqua con i sassi, foglie con i rami e cosi via. per occhi in grado di vedere l’infinita combinazione della materia in tutte le situazioni.
Dall’autunno stavo lavorando a dei ritagli di giornali che fissavo con lo scotch, perché avevo necessità di velocizzare l’operazione di incollatura, (una specie di face book o di tweet del collage).
Ma c’erano almeno due cose che mi creavano una resistenza interiore. La prima era che, pur piacendomi l’effetto che lo scotch provocava sui ritagli, non mi convinceva sulla carta bianca: il fondo infatti era un problema e non avevo idea di come intervenire, l’acrilico avrebbe annullato lo scotch ,altre tecniche non aderivano.
La seconda e più grave era il soggetto: la figura che negli anni aveva dominato la mia produzione cominciava a starmi un po’ stretta. Ero in un vicolo cieco e non avevo idea di come inventare una nuova via.
C’era però la plastificazione delle opere che avevo già sperimentato e che mi trasmetteva una sensazione di leggerezza, una possibile via da percorrere.
Cosi dopo alcuni giorni di galleggiamento, di passeggiate, di collage scotchati poco convincenti e di ricerche a sorpresa in mercatini dell’usato, mi viene in mente la mia infanzia tra i rottami nella demolizione d’auto di mio padre. Quel pomeriggio sfoglio ansiosamente una rivista e ritaglio tre immagini: una libreria, una bicicletta e una moto, tre elementi da combinare senza più utilizzare alcun supporto. Il ritaglio stesso è l’opera. Senza saperlo è nato il ciclo delle Combinations. Cosi tutto mi quadrava e le nuove opere facevano venir voglia di incominciarne subito un’altra, e questo per me è sempre stato un buon segnale.
Non davo loro neanche i titoli, ho iniziato a segnarle con le lettere, mi dicevo ‘se arrivo alla zeta mi inventerò qualcos’altro, avevo entusiasmo creativo, giocavo con gli spazi interni ed esterni, con gli oggetti, mi sentivo felice, finalmente nella mia arte era entrato il mondo della materia, piegato però in chiave surreale.
Arrivato circa a metà, alla Combination L, mi sono reso conto che il lavoro aveva un suo senso in ordine cronologico, che era una specie di ‘Concept’, potevo osservare l’evoluzione del pensiero, le scelte prese man mano, come una catena, ogni opera aveva elementi in comune con quelle precedenti e con quelle successive. La serialità del lavoro è accentuata dalla medesima dimensione delle opere; mi ha sempre affascinato Goya con le sue incisioni “Les Desastres de la guerra” e “Los Capricios” o Chagall con “Le anime morte” dal romanzo di Gogol, tutte con le stesse dimensioni. Poi una nuova idea: l’opera si può sviluppare come un vegetale all’interno del suo spazio trasparente, può crescere senza più badare alla forma rettangolare o quadrata, può semplicemente divenire.
Così nel concept entra la nuova idea che continuerà a influenzare il mio lavoro anche successivamente. E’ arrivato anche il nome della tecnica: ‘Scotchage’.
A un certo punto ho deciso di inserire anche la pittura, era convincente quel contrasto che si crea fra i colori stampati, i colori ‘dipinti’ e i ‘buchi’ nello spazio delle opere. Girando l’opera sono intervenuto con l’acrilico bianco a pennello e dita anche sul retro, incuriosito da come ritagli e frammenti si sono assemblati e come la mia intenzione e il caso si combinano.
Leggerezza, macchine volanti dell’inconscio, anche questo credo sia parte del lavoro e poi chissà cos’altro, lo scoprirò quando sarò osservatore più acuto.
E’ stato un bellissimo viaggio da gennaio a maggio, infatti credo che nella Combination Z si senta il sole dopo la lunga primavera piovosa del 2013.” (Giuseppe Abbati)
GIUSEPPE ABBATI nasce il 15 aprile 1973 a Cuggiono nel Parco del Ticino.
Fin dall’infanzia dimostra una spiccata predilezione per il disegno e per l’assemblaggio; infatti, tutti i pomeriggi, gioca nell’azienda di demolizioni di auto del padre dove ha a disposizione quintali di rottame e un centinaio di automobili da esplorare e smontare.
Nel 1993 scopre la pittura e comincia a studiare l’arte contemporanea e a dipingere. Lavora di giorno e studia la sera.
Dal '93 al '95 lavora in un’azienda che stampa stoffa, come addetto alla produzione dei colori ed è qui che impara a ottenere e dosare sfumature e tonalità.
Negli stessi anni soggiorna alcuni mesi tra Firenze e Roma e visita le maggiori città d’arte dell’Umbria scoprendo e respirando il Rinascimento.
Nel 1999 compra un antico rustico sul Naviglio Grande che ristruttura e trasforma in abitazione e studio. A poche centinaia di metri c’è il “suo” Ticino, una fonte inesauribile di natura, bellezza e silenzio che sente davvero come la propria casa.
Nel 2003 fa un lungo viaggio a Parigi, dove visita i grandi musei e studia dal vivo i capolavori dei maestri che ama, da Dubuffet a Picasso a Yves Klein.
Qui scopre le opere di Jiri Kolar, maestro del collage, che favoriscono in lui il passaggio, lento ma inesorabile, dalla predominante attività pittorica a quella del collage.
In questi anni incontra Daniele e Francesco Oppi e comincia a frequentare la Cascina del Guado. Collabora con vari artisti in diversi progetti, in particolare con lo scultore Davide Galbiati. Nel 2009 conosce Giorgio Roggino, frequenta regolarmente il suo studio a Torino, e con lui approfondisce l’applicazione delle tecniche incisorie. E' socio della Cooperativa Raccolto, storico sodalizio d'artisti. Vive nel suo studio a Castelletto di Cuggiono.
“SCOTCHAGE” mostra di GIUSEPPE ABBATI
dal 10 giugno al 2 luglio 2017
Sala Esposizioni Panizza - Corso Belvedere 114, Ghiffa (VB.)
A cura di Ubaldo Rodari. Testo e presentazione di Flaminio Gualdoni.
Inaugurazione sabato 10 giugno 2017 ore 18.00
Orario: da giovedì a domenica 16.00-19.00
Rinfresco a cura di “ La Pesa” – Verbania
INFO: info@ilbrunitoio.it www.ilbrunitoio.com Cell. 3355434765