La mostra è il primo contributo che i nove soggetti promuovono al fine di creare un comune terreno di riflessione sulle pratiche e sulle prassi progettuali odierne in ambito alpino. Venerdì 17 marzo alle 17 presso Cappella Mellerio a Domodossola (Piazza Rovereto, 4) saranno rappresentate 22 opere, completate tra il 2010 e 2016 nella porzione italiana dell’area geografica identificata dalla Convenzione delle Alpi, scelte dalla giuria, composta da Sebastiano Brandolini, Quintus Miller e Bernardo Bade, tra i 246 progetti presentati alla rassegna. 4 sono i vincitori che saranno svelati nel corso dell’inaugurazione della mostra diffusa su tutto l’arco alpino.
Il programma dell’incontro aperto al pubblico a ingresso libero prevede: l’apertura dei lavori con il saluto del Sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi e della rappresentante dell’Ordine di Novara e Vco, architetto Anna Domenici; a seguire l’intervento dell’architetto Paolo Volorio sul tema Il Fascino della Montagna: l’architettura alpina nelle centrali ossolane di Piero Portaluppi; alle 18 inaugurazione della mostra in contemporanea con Aosta, Belluno, Bolzano, Cuneo, Sondrio, Torino, Trento, Udine.
Morfologia, clima, quota, habitat costringono il progetto ad affrontare situazioni dinamiche, contraddittorie, stratificate. Sia esso relativo a temi infrastrutturali, residenziali, museali, ricettivi, scolastici, ricreativi o produttivi. Perché la gamma di realizzazioni presentate nei 246 progetti e condensata nei 22 ‘finalisti’ in mostra è variegata nelle forme, ricchissima di sfumature, generosa nell’offerta.
La montagna, banco di prova duro e imparziale, è sostanza e cornice di questi buoni progetti che favoriscono nuovi modelli di sviluppo, e che prefigurano – ognuno da par suo – specifiche modalità d’interpretazione e visione. Su piccola o grande scala, con coraggio, riflessione, semplicità e qualità.
“Le opere scelte – affermano i giurati - privilegiano la linearità alla complessità, il ragionamento al formalismo, la qualità costruttiva all’appariscenza. Certe opere sono assai piccole, ma altrettanto precise. Tutte cercano il dialogo costruttivo con lo straordinario paesaggio alpino (che riguarda sia la natura che la cultura), preferendo sempre il coraggio alla timidezza”.
Obiettivo dell’associazione – presieduta da Alberto Winterle - è la valorizzazione delle specificità di una progettazione culturalmente e morfologicamente sfidante e dar vita a percorsi condivisi di confronto, conoscenza, partecipazione. Come chiamare a raccolta gli architetti dell’arco alpino italiano, trovare temi comuni di dialogo, individuare le migliori soluzioni progettuali, valorizzare la buona architettura in quota? Dando subito vita a un premio, meglio una rassegna, per mettere in luce realizzazioni sì attente al patrimonio morfologico, cultuale e identitario delle aree alpine, ma in grado di dare risposte dalle forme contemporanee. Sono emerse tante caratteristiche comuni, almeno quante le peculiarità, le sensibilità, le declinazioni possibili, le problematiche specifiche. Perché progettare in alta quota significa sfidare la montagna, ma con rispetto; assecondarla, ma con personalità; e amarla, senza compromessi.
Ingresso libero e gratuito.
Per ulteriori informazioni
www.architettiarcoalpino.it
www.architettinovaravco.it