“Al referendum confermativo sulla riforma costituzionale voteremo “No” – affermano i promotori dell’iniziativa, Alberto Buzio e Marco Travaglini - affinché questo confuso pasticcio istituzionale, non privo di pericoli, venga bocciato. La materia costituzionale è di grande rilievo e delicatezza e potevano essere trovate altre soluzioni, più equilibrate, per modificare l’assetto istituzionale, ascoltando le osservazioni, le proposte e le critiche. Si è preferito invece forzare la mano, in nome di un decisionismo molto discutibile, con una revisione dettata dal governo al parlamento”.
“Il governo ha voluto e dettato al Parlamento questa deformazione della Costituzione – aggiungono Buzio e Travaglini - che viene descritta come passo decisivo per la semplificazione dell'attività legislativa e per il risparmio sui costi della politica, anche se è noto che il risparmio è tutto da dimostrare e la semplificazione non ci sarà. Avremo invece la moltiplicazione dei procedimenti legislativi e la proliferazione di conflitti di competenza tra Camera e nuovo Senato, tra Stato e Regioni. Il risultato è prevedibile: saranno ridotte le autonomie locali e regionali, l'iniziativa legislativa passerà dal Parlamento al governo e, con questa legge elettorale (l’Italicum, una minoranza, grazie ad un abnorme premio di maggioranza e al ballottaggio, si impadronirà alla Camera di 340 seggi su 630. Così, ridotto a un'ombra il Senato, il Presidente del consiglio avrà il dominio incontrastato sui deputati in pratica da lui stesso nominati. Gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Csm) ne usciranno ridimensionati, o peggio subalterni. Una sorta di “premierato assoluto”, privo degli idonei contrappesi”.
Queste le ragioni che motivano l’impegno affinché – con il voto referendario – venga bocciato questo disegno e si apra un percorso per azzerare l’Italicum e riscrivere una nuova legge elettorale.