Si parla di alimentazione selettiva quando il repertorio alimentare del bambino è estremamente limitato (dieci alimenti o meno) e si caratterizza dal rifiuto di assaggiare nuovi cibi o addirittura vi è una preferenza specifica per uno solo.
In alcuni casi tale rifiuto può compromettere l’acquisizione di alcune abilità quali la masticazione e può compromettere l’adesione alle norme sociali legate alla nutrizione.
Una dieta per poter essere considerata completa deve prevedere il consumo di almeno 5 tipi diversi di frutta, verdura, carboidrati, proteine (carne, legumi), latticini o altro.
Questa “paura a provare nuovi alimenti” è abbastanza comune nei bambini piccoli e nella maggior parte dei casi viene superata con la crescita. Le ricerche dimostrano come solo in una minima parte di questi bambini tale tipo di alimentazione comprometta lo sviluppo e la crescita. In questi casi e nei casi in cui la selettività perdura negli anni è opportuno consultare uno specialista che possa aiutare la famiglia.
Quando i bambini non vogliono mangiare o divengono molto selettivi questo rischia anche di diventare motivo di conflittualità tra genitori e bambino rendendo il momento del pasto un “incubo” per tutta la famiglia. All’interno delle famiglie quando i comportamenti selettivi persistono con la crescita sembra diminuire la conflittualità legata al momento del pasto in quanto i familiari sembrano rassegnarsi alle rigidità dei figli mentre permangono le preoccupazioni relative allo sviluppo sociale.
Molto spesso infatti queste lotte terminano con il genitore che pur di non lasciare il proprio figlio senza pasto asseconda le abitudini del bambino rinforzando questo circolo vizioso.
Frequentemente le madri vivono con ansia le reazioni dei figli al cibo che preparano, fino al punto di vivere il rifiuto del cibo come un rifiuto a loro stesse. Tali dinamiche influenzando l’atmosfera vissuta al momento del pasto, atmosfera a cui i bambini sono molto sensibili.
Le reazioni degli adulti guidano il bambino verso la conoscenza del mondo. Se assecondiamo il bambino nella sua selettività accettando di preparare ogni giorno lo stesso piatto dimostriamo indirettamente la nostra insicurezza a riguardo, e rafforzeremo la sua idea che le cose buone sono solo quelle che lui mangia abitualmente con il rischio di finire a farsi comandare dal bambino.
Un ruolo importante nel mantenere abitudini alimentari errate sembra essere svolto dai comportamenti inadeguati dei genitori. I genitori sono dei modelli di riferimento per i bambini ed è importante che siano per loro dei buoni esempi di alimentazione sana e completa. Sarebbe meglio infatti che il pasto preparato per i più piccoli sia lo stesso che consumano i genitori.
I gusti sono una questione di abitudine, esponendo i bambini frequentemente a diversi tipi di cibi gli abituiamo ad apprezzarli. Basti pensare a come bambini di culture diverse apprezzino gusti molto differenti tra loro, ad esempio nella nostra cultura molto difficilmente i bambini vengono esposti ad alimenti speziati o piccanti mentre nella cultura indiana i bambini fin da piccoli sono abituati a questo tipi di gusti. Presentando ripetutamente lo stesso cibo anche in forme o ricette differenti si abitua gradualmente il piccolo al gusto presentato. Alcuni studiosi sostengono che per poter affermare che un cibo non ci piace dobbiamo averlo assaggiato almeno dieci volte.
È giusto rispettare i gusti del bambino ma potrebbe essere utile per affrontare il problema stabilire delle regole, ad esempio che può scegliere di non mangiare solo un ristretto numero di cibi o che i cibi nuovi vanno almeno assaggiati oppure giungere a dei compromessi concordando di escludere alcuni cibi all’interno di una categoria di alimenti ma includendone altri. In questo modo i gusti del bambino verranno accettati e rispettati ma si trasmetterà l’idea che vi sono molti altri buoni alimenti.
Non obblighiamo il bambino a finire tutto ciò che gli viene proposto per evitare che il momento del pasto susciti in loro emozioni negative, ma lasciamo che mangi la quantità che si sente.
Alcuni ricercatori suggeriscono di introdurre i nuovi alimenti in momenti diversi dal pasto, ad esempio a merenda, per non rendere il pranzo o la cena momenti troppo stressanti.
Un altro suggerimento è quello di avvicinare gradualmente il bambino ai cibi per lui nuovi, prima facendoglieli toccare, annusare ed esplorare per gioco, magari coinvolgendoli nelle preparazioni in cucina e poi gradualmente facendoli avvicinare alla bocca facendogli ad esempio dare “un bacino” per poi farne assaggiare un piccolissimo pezzo che poi gradualmente andrà aumentato di dimensioni.
È importante mostrarsi convinti e fiduciosi di fronte ai bambini per poterli spingere senza paura ad assaggiare cose nuove.
Dott.ssa Greta Nicolini
La Girandola - Spazio Psicoeducativo
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