PRETORIO DI INTRA. MEGLIO NON VENDERE di Nico SCALFI e Claudio ZANOTTI
E’ diffusa la convinzione che l’alienazione del locale al piano terra del Pretorio rappresenterebbe una soluzione di scarsa lungimiranza. La relativa esiguità della somma ricavabile dalla vendita per un bilancio come quello del Comune di Verbania non compenserebbe la perdita irrimediabile non solo dell’integrità storica e patrimoniale dell’intero edificio, ma anche delle opportunità di un diverso utilizzo di quello spazio che già oggi possono essere facilmente individuate.
Nonostante il limitato rilievo dei “numeri” (50 mq di superficie con base d’asta a 180.000 €), la vendita del piano terra sul retro del palazzo pretorio di Intra è questione tutt’altro che irrilevante, come dimostra l’acceso dibattito che da molti mesi ormai anima la vita politico-amministrativa della città.
Il passato. Il prologo della vicenda risale a oltre vent’anni fa, quando in Consiglio Comunale la Maggioranza socialcomunista e la Minoranza democristiana polemizzarono a lungo sulla gestione e sulle ipotesi di alienazione dell’allora molto consistente patrimonio immobiliare del Comune a destinazione produttiva (commerciale, artigianale e di ristorazione).Tra i punti controversi, la proposta della Giunta di mettere in vendita il piano terra sul retro del palazzo pretorio, allora identificato con il nome dell’esercizio commerciale ospitato: Casa della Gomma. Il dibattito finì poi per essere assorbito nel gorgo della ben più grave e profonda crisi politica che portò, tra luglio e settembre del ’93, alla caduta di quella che fu l’ultima amministrazione socialcomunista della città e alla formazione della prima maggioranza di centrosinistra imperniata sull’asse pds-dc (poi ds-ppi). E fu proprio quella nuova maggioranza ad affermare l’inopportunità della vendita del piano terra del Pretorio per almeno due ragioni: la prima legata al significato storico non solo dell’edificio nel suo complesso, ma anche di quella specifica porzione; la seconda riconducibile alla necessità di evitare frazionamenti immobiliari, mantenendo in capo al Comune la proprietà dell’intero stabile in previsione di un suo integrale utilizzo per finalità pubbliche.
Il presente. La coerenza con quell’indirizzo politico si è mantenuta nel tempo fino alla primavera di quest’anno, quando l’Amministrazione ha inserito il locale nel piano delle alienazioni, stimando un ricavo di 180.000 € da utilizzare – come prevede la legge – per finanziare investimenti. L’orientamento della Giunta ha suscitato forti perplessità nella segreteria del PD verbanese, in numerosi consiglieri comunali e nelle forze politiche di centrosinistra esterne alla Maggioranza, convinti dell’attualità e della fondatezza delle ragioni che per quasi un quarto di secolo hanno preservato l’integrità storica e patrimoniale dell’antico Pretorio intrese. Queste perplessità sono rimbalzate lo scorso giugno nel dibattito in Consiglio Comunale sul piano delle alienazioni e sul Bilancio 2015, trovando parziale accoglimento in un generico impegno della Giunta a cercare un’alternativa alla vendita del locale del Pretorio. Da allora però più nulla, fino all’emissione ai primi di dicembre del bando di asta pubblica per la vendita del bene.
Il futuro. Eppure è diffusa la convinzione che l’alienazione del locale del Pretorio rappresenterebbe una soluzione di scarsa lungimiranza. La relativa esiguità della somma ricavabile dalla vendita per un bilancio come quello del Comune di Verbania non compenserebbe la perdita irrimediabile non solo dell’integrità storica e patrimoniale dell’intero edificio, ma anche delle opportunità di un diverso utilizzo di quello spazio che già oggi possono essere facilmente individuate.
Una di esse è rappresentata dall’utilizzo per finalità pubbliche di natura istituzionale-informativa. Si tratta cioè di riprendere (in spazi ridotti, ma nella prospettiva di un graduale recupero di tutto o di buona parte dell’intero stabile, ormai di fatto liberato della presenza degli uffici del Consorzio Servizi Sociali) l’ipotesi pensata per l’ex Camera del Lavoro all’interno del progetto di nuovo teatro in piazza F.lli Bandiera: dare vita nel cuore di Intra a un punto strutturato di promozione turistico-culturale e di informazioni e servizi amministrativi riferiti alla città di Verbania e al territorio circostante, avendo contemporaneamente di mira anche la graduale costruzione di un urban center per il coinvolgimento della comunità cittadina nelle politiche di trasformazione del territorio. Si tratta cioè di costruire un’offerta promozionale e informativa che comprenda tutto l’arco dell’anno per dare spazio e visibilità ad alcune eccellenze del territorio. A mo’ di esempio e senza pretesa di esaustività:
– il Museo del Paesaggio, la cui recente e riuscita esperienza di “vetrina” ospitata proprio al Pretorio ha rivelato le potenzialità di quello spazio;
– la biblioteca civica e il sistema di biblioteche provinciali, che confezionano un corposo programma di attività culturali meritevole di sempre maggiore diffusione;
– il nuovo “Maggiore”, che nel centro storico e commerciale della città potrebbe trovare un naturale avamposto per la promozione e la diffusione dei contenuti culturali del suo programma di attività;
– il servizio di bike sharing, che ha necessità di avere un luogo fisico nel quale siano disponibili informazioni e materiali illustrativi per i ciclovisitatori della città;
– l’offerta escursionistica relativa alla montagna e ai parchi (quello nazionale della Valgrande e la rete dei parchi regionali), finalmente ripensata come “sistema” integrato e razionale in grado di valorizzare e ottimizzare il complesso dei servizi e delle attività già in essere.
Inoltre l’attuale utilizzo temporaneo da parte del Museo ha evidenziato che una rete di volontari adeguatamente formati, insieme a personale interno, possono sostenere una buona parte del servizio. Ci sarebbe poi da fare una oculata riflessione sulle competenze specifiche e sulle qualità professionali su cui puntare per costruire uno strumento in grado di sviluppare un’ offerta di promozione incoming efficiente e di cui la nostra città ha immediato bisogno. Una sfida insomma che non significa solo valorizzazione di quegli spazi ricollegati al complesso del Pretorio, ma anche di risorse umane adeguate agli obiettivi specifici per i quali questi spazi dovrebbero essere predisposti.
Da ultimo, anche in ordine di priorità, va considerata l’opzione di mantenere solo temporaneamente la già sperimentata destinazione commerciale in locazione; essa avrebbe il vantaggio di “mettere a reddito” la proprietà, in attesa che maturino le condizioni (progettuali e finanziarie) per mettere mano alla ristrutturazione e alla riqualificazione dell’intero stabile, ripensandone l’utilizzo in coerenza con le nuove e mutate esigenze della città cui abbiamo fatto cenno in questo articolo.
DAL PRETORIO ALLA CASA DELLA GOMMA. E RITORNO di Diego BRIGNOLI
La vendita del piano terra sul retro del Palazzo del Pretorio di Intra causerebbe lo smembramento e il frazionamento dello stabile, compromettendone il pieno utilizzo. Pensiamoci finché siamo in tempo.
Interesse (e polemiche) suscitò a suo tempo la decisione di introdurre tra i beni alienabili anche i locali dell’edificio commerciale denominato “ex Casa della Gomma” ( qui ). Aspetti economici, storici e politici si sono intrecciati. La pubblicazione del bando ( qui ), confermando la scelta, ha evidentemente risollevato la questione. Oggettivamente pare di difficile comprensione l’alienazione di un bene (o meglio di parte di esso) per una cifra (180.000 euro circa) irrisoria rispetto al bilancio del Comune; non fosse altro che per l’inevitabile deprezzamento dello stabile intero. La questione centrale ruota però intorno agli aspetti generali della vicenda, che vanno ben oltre gli aspetti economici, investendo invece gli aspetti storici e soprattutto funzionali dell’edificio.
Indiscutibile e da più parti sottolineata la valenza storica dell’ex Pretorio, sede fin dalla sua edificazione (intorno alla metà del 1400) dei governi della città e delle valli, Municipio di Intra, poi “civica delegazione”, sede dei servizi sanitari e successivamente dei servizi sociali. Certo, vi è stato anche l’utilizzo commerciale, con la “Casa della Gomma” appunto, di una sua parte, quella un tempo adibita a prigione. Considerare questa parte alienabile, quasi non facesse parte dell’intero complesso, appare un errore: non si vende la “ex Casa della Gomma”, si vende un pezzo di “ex Pretorio”, un pezzo di “ex Municipio di Intra”. E lo si vuol fare proprio adesso che, con l’ormai prossimo trasferimento della sede del Consorzio dei Servizi Sociali, il palazzo rientra nella piena disponibilità del Comune.
Un palazzo di quella portata non può non far parte del patrimonio inalienabile di un Comune, del patrimonio pubblico, come e più di quanto lo siano altri pur pregevoli edifici (villa Simonetta, palazzo Cioia, villa Giulia, villa san Remigio …). Certo non è cosa facile far quadrare i bilanci, costoso garantire le manutenzioni necessarie per un corretto utilizzo, le scelte si impongono, ma a tal guisa maggior senso avrebbe alienare l’intero palazzo (evitandone deprezzamento e svalutazione con la vendita parziale). Sarebbe una perdita grave e dolorosa, certamente non auspicabile, ma avrebbe quantomeno una giustificazione economica.
Rimane dunque la questione essenziale: che farne? L’ubicazione nel pieno centro di Intra, la valenza architettonica, l’ormai imminente piena disponibilità, ne suggeriscono un utilizzo pubblico, di rappresentanza, di promozione turistica e culturale. Quasi naturale e scontato pensarlo come sede dell’ufficio turistico e dell’assessorato stesso, il luogo idoneo dove dare informazioni su iniziative, programmi, servizi riguardanti non la sola città di Verbania ma tutto il territorio che intorno a Verbania gravita. L’ex pretorio potrebbe rappresentare l’impegno che la città di Verbania mette nello sviluppo di politiche complessive offrendosi come vetrina, come luogo dove, finalmente, “fare sistema” riguardo le politiche culturali e turistiche. Il temporaneo affidamento al Museo del Paesaggio rappresenta un interessante passo in questa direzione ( qui ).
Un ulteriore sviluppo, ma è solo un esempio, potrebbe riguardare il rapporto con il Parco della Val Grande. Se il turismo ambientale rappresenta sempre più una risorsa e un’opportunità è indispensabile che le azioni si integrino in un insieme vario e differenziato che per funzionare deve diventare “sistema”, deve trovare espansione, collegamenti, servizi, documentazione, mezzi di trasporto, indicazioni, guide. Occorre che tutti questi servizi siano presenti nei principali centri della Provincia, Verbania in testa, dove maggiore è l’afflusso di turisti. Che la sede legale e la sede operativa siano all’interno del Parco (motivo di tensioni in un recente passato) può importare poco, ma un centro d’informazione, un luogo dove trovare le indicazioni necessarie a raggiungere il Parco, una vetrina dei prodotti, quale collocazione migliore potrebbe trovare?
Si tratta di una possibilità, di una riflessione cui se ne possono aggiungere altre, forse anche migliori e più interessanti. Lo smembramento dello stabile ne comprometterebbe però il pieno utilizzo. Pensiamoci finché siamo in tempo.
Ex Pretorio di Intra: da sinistra altre voci contro la vendita
Dal sito verbaniasettanta.it, con due post, si levano le voci di Claudio Zanotti e Nico Scalfi nel primo e di Diego Brignoli nel secondo, tutte contro la vendita di parte dell'ex Pretorio di Intra.
1 commento Aggiungi il tuo
Il Municipio di Intra, oggetto del contendere. Mi appassiona di più Veneto Banca e il destino dei suoi risparmiatori, difesi dal Sindaco fino a Montebelluna. Mentre il PD, raccogliendo un assist di Comunità VB, questiona di edifici passati da decenni ad altre attività, salvo la parte ancora e non a caso, occupata dal CISS, perfino il consigliere Di Gregorio si interessa della questione, giustamente, ancorché non sia proprio riferibile al suo elettorato di riferimento. Prevale la questione economica, dunque e meno male. Perché in politica le polemiche sono spesso devianti, più o meno come ricordare improbabili quanto non più riproponibili diatribe tra antichi socialcomunisti e democristiani.
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