Vi erano state posate nel 1926 a ricordo del VII° centenario di San Francesco ed in occasione dei lavori di sistemazione del rifugio realizzato tra il 1887 e il 1889.
Le targhe furono ritrovate nei giorni successivi alla distruzione dell’edificio provocata dai nazifascisti nel lontano giugno ’44. A recuperarle furono i famigliari del partigiano Egidio Testori, ‘Bulgaro’, della Brigata Alpina Cesare Battisti, Agostino Grassi con i figli Gina e Giovanni che allora ‘caricavano’ l’alpe di Ortighedo.
La famiglia Grassi le ha custodite per 70 anni e ora, dopo la realizzazione del nuovo bivacco (proprio in questi giorni prendono per altro avvio i lavori di realizzazione dei locali invernali e di servizio nell’ambito di un progetto Interreg), le ha messe a disposizione del Parco Nazionale per ricollocarle nella originaria ubicazione.
A suggellare l’evento è stato Arialdo Catenazzi, che proprio in questi luoghi come partigiano della Brigata Alpina Cesare Battisti ha vissuto direttamente i drammatici avvenimenti del rastrellamento nazi-fascista di settant’anni fa, facendone proprio memoria e testimonianza diretta nelcorso della cerimonia.
Hanno sostenuto e condiviso l’iniziativa l’ANPI di Verbania, il CAI Verbano, il coro Volante Cucciolo” e la cooperativa Valgrande.
La salita al bivacco del Vadà è stata inoltre l’occasione per la posa di una targa ricordo del progetto di solarizzazione fotovoltaica e realizzazione dell’impianto elettrico del bivacco condotto dagli studenti di elettronica ed elettrotecnica dell’Istituto L. Cobianchi di Verbania nell’ambito di un bando di educazione alla sostenibilità della Fondazione Cariplo e finanziati dal parco nazionale.