Dopo un lungo studio e la stesura di un accurato progetto di recupero, il giardino verticale è ora tornato al suo antico splendore.
Davanti a un numeroso pubblico, colorato anche dai cestini e dagli abiti tradizionali delle “Donne del Parco”, gruppo culturale che quest’anno festeggia il venticinquesimo anniversario dalla fondazione, il 30 maggio 2023 è stato inaugurato il giardino verticale di villa Biraghi, uno spazio verde di pregio che si estende dalla villa stessa fino alle mura del castello del borgo di Vogogna. Dopo decenni di incuria che hanno portato il giardino a essere invaso dalla vegetazione spontanea, alla distruzione o al danneggiamento delle strutture architettoniche, ora questo spazio paesaggistico è tornato al suo antico splendore, valorizzando il rapporto uomo-natura e, in particolare, sottolineando l’importanza del paesaggio terrazzato per l’Ossola e la montagna.
E proprio i terrazzamenti, oggetto di una intensa opera di recupero e valorizzazione culturale portati avanti dal Parco Val Grande, sono delle “isole” di biodiversità, ora anche riconosciute come patrimonio Unesco, come ricordato anche dal presidente del Parco Nazionale Val Grande Luigi Spadone: “I terrazzamenti hanno influito molto nella nostra storia di uomini e donne di montagna, garantendo la possibilità di vivere in queste zone impervie e di portare avanti un’agricoltura di sussistenza fondamentale. È, questo, un intervento emblematico, perché è sì un giardino, ma rende bene l’idea di cosa sia un terrazzamento. Ora, questo giardino verticale così recuperato sarà un valore aggiunto per Vogogna, un uso splendido dei finanziamenti europei messi a disposizione per questo genere di interventi”.
Il giardino verticale, come ha spiegato l’architetto Paolo Volorio, presidente dell’ACOI (Associazione Culturale Ossola Inferiore), per forza di cosa non può essere geometrico, a causa della carenza di spazio e per l’abbondanza di roccia affiorante, preferendo, invece, una soluzione più paesaggistica e naturalistica: “Quello dei Biraghi/Lossetti, allora proprietari dell’omonima villa, è stato un approccio al giardino di stampo europeo e inglese: invece di far prevalere gli elementi geometrici e architettonici, ha privilegiato il paesaggio e la vegetazione, storicamente molto abbondante, con una forte enfasi naturalistica. Il tutto, poi, come da gusto dell’epoca, impreziosito da finti reperti e rovine di stampo neoclassico e, in seguito, medievale”.
“Il giardino ossolano - spiega ancora Volorio - è il risultato delle esperienze di chi emigrando ha fatto fortuna all’estero e poi, una volta tornato, ha riprodotto in piccolo i modelli e gli esempi culturali d’oltreconfine. In Ossola, però, il giardino ha sempre una doppia funzione: certamente ludica, un angolo di piacere, ma senza mai abbandonare una vocazione produttiva fatta di orti, piccionaie o vigne. Con questo giardino di villa Biraghi - ha concluso l’architetto - abbiamo recuperato un patrimonio e un’atmosfera storica che, diversamente, avremmo perduto”.
“Il giardino era molto compromesso” dicono gli architetti Enrico Marforio e Daniele Moro, autori del progetto di recupero. “I percorsi erano perduti a causa della prolungata incuria e mancata manutenzione, i muri a secco gravemente danneggiati e gli apparati architettonici decorativi asportati. Per tale ragione non aveva senso un progetto di recupero che ricreasse, identico, il vecchio giardino, abbiamo quindi optato per un restauro dei muri, il rifacimento e ripristino dei vari percorsi lungo il giardino, gradino per gradino, e la posa di nuovi corrimano per mettere in sicurezza il tutto. Ora non resta che attendere che la vegetazione appena piantumata cresca e si sviluppi, così da ricreare quelle incredibili quinte vegetali che caratterizzavano il giardino in epoca storica”.
Gioacchino Minafò, dottore in agronomia, ha infine spiegato secondo quali criteri sono state scelte le essenze botaniche da usare per il progetto di restauro.
L’obiettivo primario era il ripristino delle specie vegetali esistenti, partendo dai documenti fotografici esistenti e da un esame obiettivo della situazione di partenza, definito “sconfortante”, per lo stato di abbandono del posto che aveva portato all’invasione di piante endemiche, ma anche di quelle inserite, diffuse in modo incontrollato, che creavano danni ai muretti e determinavano una situazione di criticità anche per altre zone al di fuori del giardino.
Gli spazi contenutissimi, inoltre, con poca disponibilità di terra, che rappresentano la caratteristica di questo giardino verticale, hanno condizionato la scelta delle essenze da proporre. Sono state quindi utilizzate le specie resilienti già presenti nel giardino, con l’aggiunta di alcune specie simili a integrazione e di altre, nuove, caratterizzate da abbondante fioritura, per riprendere i canoni estetici e l’effetto emozionale originali.
Sono state invece eliminate alcune piante che si erano sviluppate in zone ritenute non idonee, quali la palma cinese, specie particolarmente adatta ai climi freddi che cresce bene anche in altitudine, che può diventare infestante per le aree boschive.
Oggi, nel giardino botanico appena inaugurato, troviamo quindi le piantine succulente di sedum, che hanno resistito molto bene nel tempo, il pungitopo, per ora presente con piante giovani, le graminacee a ciuffo, dal delicato effetto ornamentale, le bulbose del genere hemerocallys con le loro fioriture primaverili, la yucca filamentosa.
Sono state poi utilizzate essenze aromatiche ove possibile, piante da bordura per i percorsi, come la convallaria, piante a ciuffo e tappezzanti per le aiuole rupestri. Le fioriere in calcestruzzo sono state riempite di arbustive classiche, quali le camelie del Verbano e le ortensie, per le quali è stata scelta la quercifolia, dal fiore a pannocchia, per dare un tocco di modernità. Molte le specie rampicanti, come il gelsomino, la vite canadese, la passiflora e diverse specie di edera, mentre in quota sono state utilizzate arbustive come il pungitopo, il bosso e la forsizia intermedia.
Il nuovo giardino di villa Biraghi (per ora non ancora aperto al pubblico), però, intanto è tornato a respirare e noi con lui.