“La questione è importante per migliaia e migliaia di frontalieri piemontesi, 7 mila circa solo quelli dell’area del Vco, perché sottrae centinaia di euro al bilancio domestico proprio mentre la crisi economica è tornata a mordere”. E’ stata approvata in consiglio regionale, primo firmatario il leghista Alberto Preioni, la mozione riguardante “azioni a tutela dei lavoratori transfrontalieri per consentire la riattivazione dell’erogazione degli assegni familiari da parte delle autorità̀ svizzere”.
Fino all’anno scorso, tanto per capirci, i contributi familiari erano versati in parte dal Paese di residenza e in parte da quello in cui viene esercitata l’attività lavorativa secondo un principio di collaborazione tra Stati, ma con l’entrata in vigore dell’assegno unico il meccanismo si è inceppato. “Calcoliamo che circa 10 mila lavoratori piemontesi si recano tutti i giorni in Svizzera, prevalentemente in Ticino e nel Vallese – rimarca il presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte Preioni – per cui è indispensabile mettere una toppa al buco”. Secondo una recente stima, il frontaliere che chiede l’assegno in Italia prende in media 50 euro a figlio, perché di solito guadagna più di 40 mila euro l’anno, ma il Canton Ticino ti riconosce 200 franchi a figlio, cioè 200 euro al mese.
Dunque, con due figli la perdita per i conti di casa arriva a 400 euro che non rientrano più nelle compensazioni reciproche. Il consiglio regionale, così come il suo omonimo in Lombardia dove i frontalieri sono all’incirca 70 mila, ha perciò “impegnato il presidente Cirio e gli assessori competenti ad attivarsi presso il Governo e l’Inps al fine di risolvere con urgenza la problematica e permettere al più presto l’erogazione degli assegni familiari e dei relativi arretrati agli aventi diritto”.