…al Santo Natale in Valle Intrasca…
Il Presepe del Borratore :
il “racconto” :
Borratori , borre, borrette , cioè la flottazione è una storia finita nel 1825 ma troppo affascinante fu tal mondo che per lungo tempo quelle immagini rimasero impresse negli occhi dei protagonisti e i ricordi trasmessi alle generazioni successive . “ CEPPO “ era il nome dato ad un caposquadra dei Borratori che, avanti con l’età, ripiegò al paese nativo a far da supporto alle attività rurali in Valle Intrasca ; l’avanti con l’età con il nobile titolo di vecchio però non gli venne per la data di nascita, quanto invece per quella di non poter più svolgere fisicamente il proprio lavoro sui monti, che era quello di tagliare alberi e anche di farli flottare sul fiume fino al “ maggiore “ .
Ceppo, godeva di un certo rispetto dalla sua squadra non proprio per un metodo autoritario, ma per la sapiente condivisione delle fatiche e delle strategie del lavoro che affrontava con sapienza e saggezza dove il pericolo grave era onnipresente ; la squadra al bosco , era piccola, formata da sette persone, lui e il vivandiere compreso . Ceppo , un nome che più appropriato non si può per un Borratore soprattutto se caposquadra dove per similitudine in natura, le radici si uniscono nel ceppo per poi creare il tronco, ovvero, in metafora i suoi sotto-pari posto boscaioli si uniscono in lui formando una vera squadra ed il tronco ,per non dire la “ borra “ diventa il risultato più pregiato del loro lavoro. Il lavoro del Borratore dunque non finiva con il taglio dell’albero in “ borre o borrette “ ma con la consegna a lago , il che vuol dire portarle giù dai monti superando dirupi e con la flottazione sul fiume detta anche tramite “buzza “ .
Il tronco in “ borra “ è lungo 3 metri , in “ borretta “ 1,80 e tutti scorticiati e marchiati , il resto lunghissime o sotto misure con anche eccellente legna da ardere . Ai suoi tempi “ Ceppo” era agile , forte , acuto nelle intuizioni del mestiere tanto che era diventato l’ Ingegnere delle Foreste . Purtroppo, negli atenei , tal laurea non esisteva ed ancora non esiste , che per questo veniva data sul campo dove si sommano la botanica , la tecnica del trasporto , la scienza delle costruzioni , la medicina , la matematica , la giurisprudenza ; e pensare che gli studi di Ceppo furono quelli minimi necessari . Ceppo non conosceva nemmeno la scrittura musicale ma sapeva che le note sono sette e questo gli bastava per comprendere l’universalità e l’ispirazione che dà la musica ; difatti dalla squadra , lui ed il vivandiere dedotti fa cinque che è un numero buono anche per i personaggi di un presepe .
“ Ver sequitur Hiems “, solo che in tal periodo ad Aurano si stava ancora attendendo il Santo Natale con le cime imbiancate dei monti intorno; più che attesa però erano per Ceppo , giorni di fermento perché oltre alle consuete cure degli animali ,la costruzione di manici per gli attrezzi o la continua necessità di caricare il camino , vi era nell’aria una certa euforia collettiva nell’attesa di dar fuoco allo “ scalda Banbin “ oppure invece l’euforia viene dalla brama di spennare un qualche cappone . Ceppo, comunque, deteneva la miglior scorta di legna da ardere della Valle Intrasca, non certo per la quantità , quanto invece per la bellezza estetica e funzionale ; la legna , messa sotto gronda addossata alla casa nei lati sud -ovest circondava sia la porta che le finestre , due misure in lunghezza e diametri come da circoligrafo, con legni di vari colori ma messi in tal modo che a guardarli nulla avevano da invidiare alle pitture di Mondriaan o Kandinskij .
In aggiunta la legna messa in tal modo, dava un effetto scultoreo tridimensionale che, con il girare del sole, pareva in movimento con spettacolo di riflessi e ombre da corte a lunghe . Si racconta invece che la vera originalità di tal raccolta di legna stava nella funzionalità dove i legni erano catalogati per anno di raccolta o di provenienza e quanto altro ; purtroppo però a causa della sua difficile riproducibilità tecnica, o perché Ceppo mai ne rivelò il metodo, è andata persa la tecnica di estrapolazione dei tronchetti dal sotto, ovvero dal basso della catasta, dove appunto è noto che i legni risultano essere più stagionati per vetustà e, dunque più adatti al fuoco del camino .
Che “ Ceppo “ però soffrisse di mal d’ispirazione, o d’inventiva, o quello che era, sta scritto ovunque, se non sui libri nelle sue opere ; difatti tre giorni prima del Santo Natale si mise a segare un tronchetto di legno nemmeno tanto diritto con ancora la corteccia lungo tre sue spanne per un giro corteccia di meno di due spanne, ovvero roba fuori misura. Il tronchetto era di larice, neppure adatto al manico di scure o accetta, comunque era un pezzo di legno che Ceppo custodiva da tempo ; uno scarto della materia del suo mestiere di Borratore. Ad onore del vero, tale lavoro sul tronchetto durò poco, segno che l’età avanti ha il privilegio di ponderare le fatiche a favore del sapere .
Esiste un sapere che porta all’opera complessa ma esiste anche un nobile sapere che porta all’umile sintesi e Ceppo stava in tal fase di vita che il tronchetto fu segato al minimo possibile, ottenendo comunque un eccellente risultato . Due giorni prima del Santo Natale, Ceppo annuncia che si sarebbe recato alla ricerca del ginepro per lo “ scalda Banbin “, se non anche di andare a fare un controllo al tetto in piode della stalla su alle Curt , difatti , con un sacco in spalla e nonostante i sentieri mezzi innevati lì si recò . Giunto in Alpe Pianà a Calpera adagiò delle pietre a terra all’inizio del bosco , aprì il sacco e posizionò quanto aveva ricavato dal tronchetto il giorno prima ; erano dei pezzi di legno, uno diverso dall’altro che magistralmente segati ,quanto ben disposti, rappresentavano un presepe .
E’ il frutto di un miracolo con l’inventiva aggiunta di Ceppo che da soli sette tagli e solo sette diverse forme possano scaturire cinque diversi personaggi, ovvero i principali di un presepe . Prima del tramonto “ Ceppo “ già si richiudeva dietro la porta della sua casa ad Aurano e si accingeva ad accendere il camino con la sua buona scorta di “ scalda Banbin “ necessaria per la notte del giorno dopo. Per tutta la “ Vigilia “, per tutto il giorno del “Santo Natale “, per tutti i giorni che seguirono Ceppo continuò ad immaginare e pensare al suo presepe collocato nel bosco tra la natura e basta ; un presepe immaginario nei dettagli delle figure, ma nitido e sincero nel suo gesto di fede intima dove il giudizio sull’operato non è umano ma Divino .
In una Baita , su una trave di recupero per un rifacimento tetto, vi è una scritta con lapis , la scritta è un po sbiadita e tremolante per via del supporto rugoso ma pare come un lascito o anche una “ lectio magistralis” del Ceppo : “ Prendi un tronchetto di legno e, nella sintesi d’ intelletto già vedi con l’immaginazione il risultato finito ; semmai con la mano guidata da tal visione compi pochi gesti con anche un solo uno strumento che nulla viene sprecato e più nulla servirà per rendere bella l’opera ” .
Da tal “ concept “ nacque il Presepe immaginario dei Borratori che nulla di meglio li rappresenta in tal avvenimento del Santo Natale . Ogni presepe nasce in breve tempo da un solo tronchetto con le figure date da uno strumento a sega ; due tagli trasversali e su un piccolo pezzo due brevi tagli radiali , avanti adagio con due tagli tangenziali a fare quattro pezzi poi su uno , un altro taglio trasversale inclinato di un quarto a ricavare due pezzi . Tal lessico pare tratto da un rigo di spartito dove tempi , valori e note trascritte a legno da Ceppo , generano un’ opera musicale . Facile supporre che nei boschi della Valle Intrasca in periodo natalizio tal presepi si possono ancora trovare . Di certo si possono immaginare …
Autore del testo e del manufatto ligneo : Franco De Ponti