La produzione economica, misurata con l’indicatore grezzo della quota di personale in attività e non sottoposta a restrizioni per l’emergenza sanitaria, si conferma al 98% rispetto a quella registrata prima della crisi, mentre la mobilità dei piemontesi, misurata come numero di spostamenti rispetto a inizio gennaio 2020, sale al 78%.
È quanto emerge nel nuovo rapporto che Ires Piemonte ha presentato questa mattina al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di Crisi, le associazioni degli enti locali, con il coordinamento delle Prefetture ed i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.
Un focus particolare è stato dedicato alla questione della povertà, usando come indicatore l’utilizzo dei buoni pasto. Il 28 marzo, il Ministero delle Finanze ha annunciato lo stanziamento di 400 milioni di euro (gestiti dalla Protezione civile) da trasformare in buoni acquisto per le persone più in difficoltà e spendibili in alimenti e beni di prima necessità. I Comuni hanno gestito direttamente o tramite enti del Terzo settore la distribuzione dei buoni pasto per l’emergenza Coronavirus. In Piemonte sono stati distribuiti 23 milioni di euro, pari al 7,5% del totale, lo stesso peso della popolazione della regione rispetto all’Italia. L’80% dei Comuni piemontesi ha gestito meno di 15 mila euro di buoni spesa, per un valore medio regionale di 20 mila euro, contro i 37 mila euro del Nord, i 75 mila euro del Centro e i 68 mila euro di Sud e Isole. Il valore medio per abitante è poco più di 5 euro, ma la distribuzione è molto diversa secondo le zone. In Piemonte, come nel Nord, la maggior parte dei Comuni ha distribuito buoni di minor importo, ma a un numero maggiore di persone, con una forte concentrazione nelle zone periferiche di montagna.
Dal report si evince che in Piemonte le richieste del bonus autonomi di 600 euro messo a disposizione del governo sono state del 68%. Nei mesi di marzo e aprile si è ovviamente riscontrata una marcata riduzione delle assunzioni. Rispetto a maggio del 2019, nel 2020 le 10 professioni più colpite sono state gli attori, gli insegnanti elementari, i collaboratori scolastici, i camerieri e aiuto cuochi di ristorante, gli impiegati amministrativi, gli aiuto commessi, i camerieri di ristorante e di sala e gli addetti al banco nei servizi di ristorazione. Le 10 professionalità più richieste, invece, sono state quelle di colf, di assistente agli utenti, di operatore centro elaborazione dati, di corriere, di conduttore di furgoni, di addetto alle consegne, di portiere di azienda, di bracciante agricolo, di assegnista di ricerca nelle scienze ingegneristiche civili e di raccoglitore di frutta e ortaggi.
Quanto, infine, alla mobilità, Torino-città, dopo il primo DPCM in cui tutta l’Italia era stata dichiarata zona rossa, vede ancora la maggior parte della popolazione in movimento nelle prime settimane di marzo. In seguito al secondo DPCM e all’ordinanza della Regione Piemonte del 22 marzo, la mobilità crolla anche nel capoluogo. Solo a partire dal 4 maggio il numero di torinesi che si sposta arriva a superare quello di quanti rimangono fermi. Nella settimana del 18 maggio la mobilità dei torinesi è tornata al 75% dei valori pre-epidemia. E dopo essere salita all’83% il 24 maggio, dal 1°giugno è ridiscesa al 79%. L’andamento della mobilità nelle province mostra un andamento simile durante i due mesi di misure restrittive. Novara e Torino hanno visto una maggior flessione della mobilità rispetto agli altri territori piemontesi nel periodo che va dal 23 marzo al 27 aprile. Asti è la provincia dove la mobilità è diminuita in misura minore. Dal 27 aprile vi è un graduale aumento degli spostamenti in tutta la Regione, che si accentua dopo il 4 maggio soprattutto a Cuneo, Asti e Biella. Dopo l’11 maggio cresce soprattutto a Biella. Dopo il 25 maggio crescono ancora tutte le province, in particolare Cuneo e Vercelli. Al 1°giugno si registra una leggera diminuzione ovunque, tranne nel Vco.
“I dati presentati oggi - commenta il vicepresidente Carosso - sono positivi, anche se siamo preoccupati per le fasce più deboli della popolazione, che questa crisi ha reso ancora più fragili. Speriamo che il ritorno alla normalità porti anche a un superamento della condizione di povertà in cui molte famiglie si sono ritrovate a causa dell’epidemia. La soluzione è nel creare posti di lavoro. Ci sono settori, come gli artigiani, che hanno già ripreso a pieno ritmo la propria attività, ma settori come l’automotive e il suo indotto, che sono in sofferenza, avrebbero bisogno di politiche nazionali incisive per il loro rilancio”.