I bambini, all’inizio delusi per non poter uscire e andare in riva al fiume, ora sghignazzano nel dover preparare il cestino per il pic-nic fuor... STANZA. Telo aniscivolo, tovaglia quadretti bianchi e rossi, piatti bicchieri e posate di plastica colorate rosso, panini che preparati da Gianmaria e Francesco trattengono a fatica la ricca quantità di prosciutto e formaggio, acqua, bibite varie, frutta, dolciumi.
Nonno seduto sul piccolo seggiolino a 3 gambe legge il giornale, ufficialmente del giorno ma datato quasi un mese prima. Mio marito con il cappello appoggiato sulla faccia sta sdraiato sulla riva del fiume, su un terreno fatto da un tappeto con frange.
Gioco per la pesca dei pesciolini con lenza da ami calamitati ( siamo o non siamo in riva al fiume???) radio accesa, musica a gogo, qualche coretto stonato, qualche balletto copiato ai nostri idoli.
Mio marito accende i cellulari ( suo e mio) e un portatile. Li posiziona sull’app per videochiamate di gruppo ed eccoci tutti presenti a questo pic-nic. Amici nostri e amici dei miei figli, gente con grande voglia di stare insieme e di parlare, ridere, scherzare e per qualche ora dimenticarsi delle restrizioni.
I bambini si scambiano virtualmente i giochi, si scambiano virtualmente spintoni, carezze, si avvicinano le mani per stabilire un contatto,si vogliono sfiorare, colpire, urtare.
Abbiamo deciso di mangiare tutti insieme, di passare una giornata in compagnia... L’essenziale è di rimanere ognuno in casa propria, nessun altro obbligo.
E’ tenero sentire un bambino dire agli altri: aspettatemi non andate via , devo andare un attimo di la!!! E’ ora di tornare... NELL’ALTRA Stanza.
Ci salutiamo spegnendo l’app di gruppo. Un gruppo di cui non faceva parte il mostro coronavirus che prima o poi debelleremo, ne sono certa.