In riferimento all’articolo pubblicato il 21 marzo scorso a pag. 47 de La Stampa Redazione Verbania, dal titolo “Piscina, dipendenti licenziati “l’ho saputo con un sms”, a confutazione e rettifica di quanto ivi contenuto, si espone:
Si premette intanto che la S.S.D. Insubrika, come tutte le Società Sportive Dilettantistiche, è regolarmente affiliata al CONI e non ha finalità di lucro, quindi la sua esistenza e la sua sopravvivenza dipende dal volontariato dei soci, che da tale attività non ricevono, né potrebbero ricevere, alcun utile economico.
Si fa presente che i soci di questa SSD sono a loro volta dipendenti presso altre aziende, gli stessi sono anche iscritti a loro sindacati di categoria dei lavoratori e quindi alcun intento speculativo può loro essere addebitato: l’unica loro preoccupazione come genitori di atleti e fruitori loro stessi quali utenti paganti, è solo la sopravvivenza di un bene comune per tutta la cittadinanza, quale è la piscina comunale, attraverso una gestione della cosa pubblica secondo logiche di gestione coerenti, a termini di legge, con la stessa natura di associazione sportiva dilettantistica che ha insita in sé la collaborazione sportiva che, per quanto preveda dei compensi per gli operatori esterni, include anche l’accettazione di compensi meno vantaggiosi, rispetto ad un impiego pubblico o privato che sia, poiché il valore aggiunto è la passione sportiva, non il professionismo né l’idea del posto fisso.
Questa per gli utenti è sicuramente una garanzia poiché gli operatori presenti collaborano per scelta e per passione, con maggiore responsabilità, e non solo per obblighi o necessità personali.
Si premette altresì che la SSD Insubrika ha in gestione la piscina comunale in convenzione con il Comune di Verbania da Settembre 2011 e solo dal 2012, con contratto di Concessione di pubblici servizi, sempre da parte del Comune di Verbania, ed è proprio questo contratto che fissa obblighi alla SSD Insubrika, sia in relazione alle tariffe “popolari” da applicarsi agli utenti, sia pure in relazione alla realizzazione di infrastrutture e servizi di adeguamento e migliorativi della piscina comunale.
Si premette infine che, in quanto Società Sportiva Dilettantistica, la stessa non aveva alcun obbligo di garantire la prosecuzione del rapporto lavorativo con gli operatori già utilizzati in precedenza da altri gestori, né di dovere assumere personale con contratti di lavoro subordinato, potendo accedere all’utilizzo di contratti di collaborazione sportiva riconosciuti dalla Legge e dal CONI, sicuramente meno onerosi.
Fatte queste premesse, questa SSD, pur potendo avviare ex novo il servizio con altri operatori, per non stravolgere tutto, ha voluto inizialmente proseguire mantenendo in essere i contratti di lavoro dipendente con il personale già operativo presso la struttura, subentrando nel rapporto contrattuale lavorativo preesistente, non procedendo affatto a valutazioni di merito sull’onerosità di tale rapporto contrattuale medesimo, invero non applicabile a questa società sportiva dilettantistica, contratti peraltro con evidenti profili di ambiguità, nell’auspicio di mantenere o meglio ancora incrementare il volume di ingressi alla struttura.
Al contrario, questa SSD ha dovuto fronteggiare oltre ad una serie di investimenti nella struttura anche una sfavorevole situazione congiunturale, che ha decretato una drastica contrazione del volume degli ingressi alla struttura e del fatturato complessivo, nel quale i costi sono anzi aumentati mentre gli introiti sensibilmente diminuiti.
Questa SSD ha convocato diverse riunioni, facendo presente che su circa 35 persone cui si dava lavoro a rotazione, le persone assunte quali dipendenti, pur con un monte ore lavorativo pari a circa il 30% delle ore complessive di lavoro annuali della piscina, rappresentavano più del 50% del costo totale del personale di struttura.
Per evitare dunque i licenziamenti del personale, che non ha accettato proposte di re – contrattualizzazione e riduzione di stipendi reali, agli stessi, di concerto con le OO.SS. di categoria, rappresentanti i lavoratori, nella scorsa estate 2013 si era trovata l’intesa per l’adozione di rapporto contrattuale di “solidarietà difensiva”, che, pur riducendo gli orari di lavoro al personale, ne garantiva tuttavia compensi affatto ridimensionati, e soprattutto la garanzia del posto di lavoro per 24 mesi.
In particolare, detta forma contrattuale prevedeva riduzione delle ore di lavoro al 50% ma stipendi al 75% della busta paga media precedente, oltre garanzia per 24 mesi del posto di lavoro, ferie, tredicesima e quattordicesima mensilità etc., con il vantaggio per questa SSD di minori oneri senza, si ripete, pesanti aggravi sugli stipendi grazie al contributo Inps che la nostra associazione aveva deciso di devolvere interamente ai dipendenti.
Si precisa inoltre, che diversamente dalla CIG, il contratto di solidarietà per legge offre l’opportunità ai dipendenti di poter avere anche una seconda attività lavorativa, nelle ore non occupate dal contratto di solidarietà.
Tale contratto venne firmato dai dipendenti e da 2 organizzazione sindacali (CISL e UIL) cui erano iscritti i dipendenti, dei quali all’epoca nessuno era iscritto alla CGIL che solo per questo motivo non venne interpellata.
E’ accaduto che, per ragioni sconosciute a questa SSD, successivamente i dipendenti, che prima avevano sottoscritto l’accordo unitamente alle rispettive OO.SS. e che nel frattempo aderiscono alla CGIL interrompendo l’adesione ai precedenti sindacati, hanno ritenuto di dover rimettere in discussione questo accordo, e di tale volontà si è fatta portavoce la CGIL, a mezzo dei suoi esponenti zonali, compresa l’attuale dirigente sindacale Federica Simoni.
Sul punto, contrariamente a quanto sostenuto nelle dichiarazioni riportate sull’articolo pubblicato, non corrisponde al vero che l’iter procedurale per l’approvazione del contratto sia errato, semplicemente ci sono stati ritardi burocratici peraltro allungatisi dopo l’intervento della CGIL che inizialmente ha comunicato alla DTL di non
volere riconoscere questo accordo contrattuale.
Essendo la pratica ancora pendente presso il Ministero del Lavoro, si è valutato più conveniente, soprattutto per motivi economici ma anche per equità nei confronti degli altri oltre 30 collaboratori presenti nella struttura, procedere ai 4 licenziamenti sia pure assumendosi l’onere in forma dilazionata di restituire il 50% trattenuto ai fini del
Contratto di Solidarietà e la relativa liquidazione del TFR.
Non corrisponde dunque al vero che la comunicazione di questi 4 licenziamenti sia stata improvvisa e a sorpresa: invero durante l’ultimo incontro fatto da questa SSD con il rappresentante CGIL Giovanni Bivi e la RSA dell’epoca, Sig.ra Federica Simoni, oggi componente del comitato direttivo della CGIL per Novara ed il VCO, è stato esplicitamente da loro espresso il diniego ad ogni forma di re - contrattualizzazione verso la forma del contratto di collaborazione sportiva, ed è stato loro detto chiaramente che alternativa unica fosse solo il licenziamento dei dipendenti con il loro re – ingresso con contratti di collaborazione sportiva, come peraltro prevede espressamente la normativa in tema di società sportive dilettantistiche affiliate al CONI, proposta che in quella sede venne
esplicitamente rifiutata dai suddetti per conto dei 4 dipendenti ancora in essere dei quali però uno è poi stato ricontrattualizzato per propria esplicita volontà.
Non è vero dunque che il personale dipendente rimasto con il vecchio contratto di lavoro subordinato, sia stato licenziato con SMS, la Simoni non essendosi presentata in piscina ha avuto notificato il licenziamento via SMS il giorno in cui agli altri venne consegnata la lettera e lo stesso giorno le è stato inviato un telegramma seguito da raccomandata. In ogni comunicazione è stato specificato che i dipendenti erano esonerati dallo svolgimento del preavviso, per questioni organizzative, ma che questo gli sarebbe stato riconosciuto economicamente.
Oggi, come ieri, la piscina comunale di Verbania dà occupazione con contratti di collaborazione sportiva a più di 35 persone che lavorando circa 30.000 ore annue coprono interamente il servizio pubblico ognuna con responsabilità e continuità. Ognuna di queste persone è in possesso di brevetto sportivo e, per la maggior parte, ognuna di loro presta, la propria collaborazione sportivo-dilettantistica nelle ore residuali da quelle dedicate allo studio o ad altri lavori.
Poiché sono persone che vivono lo sport per passione dilettantistica, ovvero in forma residuale rispetto a ciò che normalmente fanno (studiare o lavorare altrove), sono soddisfatte del compenso sportivo percepito cosa che se da un lato per la nostra società determina un costo complessivo a budget sostenibile che ci potrà consentire di sostenere migliorie alla struttura, laddove permanga almeno costante l’ingresso dell’utenza, dall’altro per queste persone tale compenso costituisce integrazione del loro reddito per alcuni ed un modo per finanziarsi gli studi per altri.
Infine, sono pervenute a questa SSD segnalazioni dai nostri utenti di comunicazioni loro fatte in modo non corrispondente alla verità, cercandosi di screditare la nostra gestione nonché i colleghi sportivi rimasti: questi fatti laddove comportassero danni economici o d’immagine ci vedranno costretti ad avviare le azioni legali più opportune a tutela dei nostri interessi.
Tanto si doveva per onor di verità.
SSD Insubrika Nuoto srl
Associazione sportiva dilettantistica con personalità giuridica
Registro Società Sportive CONI: 154445
Affiliata a Federazione Italiana Nuoto (FIN): LOM-089424
Il Presidente
Paolo Sartori
SSD Insubrika precisa sui licenziamenti
riceviamo e pubblichiamo, un comunicato dell'Associazione sportiva dilettantistica SSD Insubrika Nuoto, riguardante le recenti notizie di stampa sul licenziamento di alcuni lavoratori delle piscine Comunali.
1 commento Aggiungi il tuo
bravi
catamar
26 Marzo 2014 - 02:17
solidarizzo con la società...dove cè il sindacato vige il caos......abolire i sindacati sarebbe un gran cosa
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