Prosegue Luca Sergio nella sua disanima: «In prossimità della breccia di Castelfranco (Foto 1) la lingua di ablazione mostra dei crepacci trasversali.
Questi crepacci (Foto 2) solitamente si hanno su un ghiacciaio o sulla fronte o in prossimità di un dosso roccioso. Il ghiacciaio prendendo velocità sulla parte in discesa del dosso si frammenta a monte.
In questo caso non siamo né in prossimità della fronte né su un dosso roccioso, è quindi ipotizzabile che nella parte a valle dei crepacci l’acqua di fusione, più l’acqua che entra dalla breccia di Castelfranco abbia eroso il ghiacciaio facendolo abbassare e creando così un “dosso” naturale, (Foto 3) da qui i crepacci a monte.
È anche possibile che la zona sia pericolosa per improvvisi cedimenti come passaggio per i sentieri che portano al di là del ghiacciaio stesso».
(Foto 4) – Prosegue Luca Sergio: «Come si vede in questa immagine dell’agosto 2016, i crepacci erano assenti o appena accennati, quest’anno c’è stata un’importante accelerazione.
Possiamo anche vedere (Foto 5), dalle immagini della nostra webcam, il raffronto fatto l’11 settembre del 2016 e del 2017. Sono evidenti crepacci che si sono formati nell’ultimo anno. Quale lo scenario futuro? Nei prossimi anni, potrebbe essere che la lingua di ablazione non solo fonda su sé stessa come un peso morto ma si possa anche dividere in tre o quattro distinti enormi blocchi di ghiaccio».
Foto MeteoLive Vco