In media la popolazione ha un quoziente intellettivo che si aggira intorno a 100, sotto all’85 si parla di livello intellettivo inferiore alla norma, mentre tra il 120 e il 129 si parla di alto potenziale cognitivo. Esiste un 5% degli italiani che possiede un livello intellettivo superiore a 130, in questo caso si parla di plusdotazione. È tuttavia importante ricordare che il quoziente intellettivo (QI) è solo un numero e non da l’idea di come funziona realmente una persona. Persone con lo stesso QI, infatti, possono avere abilità molto diverse tra di loro. È dunque importante sottolineare che ogni bambino plusdotato è unico e segue uno sviluppo diverso, alcuni sono più bravi in un’area, come ad esempio quella verbale, mentre altri possono essere più bravi in un’altra, come ad esempio quella dei numeri.
Questi piccoli genietti si differenziano dai compagni per la loro velocità ad apprendere e a risolvere problemi, hanno una buona memoria e sono molto attenti ai dettagli. Sono estremamente curiosi e attratti dalle novità, spesso imparano a leggere da soli prima dell’ingresso alle scuole elementari, utilizzano un vocabolario ampio e frasi complesse per la loro età, sono molto fantasiosi, creativi e sensibili.
Nonostante le loro grandi capacità, è importante ricordarsi che sono bambini con gli stessi bisogni dei loro pari. Se a livello cognitivo appaiono, infatti, molto più avanti rispetto alla loro età, lo sviluppo emotivo è pari a quello dei coetanei se non in alcuni casi addirittura inferiore. Questo sviluppo disarmonico li rende maggiormente vulnerabili, possono mostrare difficoltà a regolare le proprie emozioni e i propri comportamenti e questo contrasto disorienta i genitori e chi si prende cura di loro.
Avere abilità cognitive sopra la norma non sempre coincide con il successo scolastico, in alcuni casi può essere anche necessario personalizzare il percorso accademico riconoscendo la possibilità di usufruire dei Bisogni Educativi Speciali. Sono bambini che spesso si annoiano in classe e questo li porta a distrarsi o a disturbare, per tale motivo in alcuni casi queste difficoltà vengono scambiate per deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD). Possono avere difficoltà a usare le loro risorse, a seguire i tempi e le regole della scuola con conseguente disinvestimento nello studio. Un altro rischio è che maturino l’idea che per avere successo basti la loro abilità innata sottovalutando invece l’impegno.
Anche a livello sociale possono emergere dei problemi dovuti al fatto che faticano a rispecchiarsi nei loro coetanei e a condividere interessi con loro, preferiscono, infatti, relazionarsi con gli adulti. Questo può avere effetti sulla loro capacità di integrarsi con ricadute anche sull’autostima.
Non sono bambini da curare ma valorizzare, riconoscendo le loro qualità che altrimenti rischiano di essere viste come negative, e aiutandoli a esprimerle al meglio.
Se valorizzati, saranno bambini che avranno maggiori possibilità rispetto agli altri.
“I bambini iperdotati non sono esattamente come gli altri,
ma come gli altri sono bambini"
(Oliver Revol)
Dott.ssa Nicolini Greta - Psicologa
La Girandola – Spazio Psicoeducativo
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