Dal sito: www.tio.ch
Ah, per chi non lo sapesse, le pantegane secondo il pensiero di Pinoja&Co. sono frontalieri e padroncini. «Queste immagini fanno parte, purtroppo, di questo clima xenofobo della destra ticinese», afferma il consigliere comunale Ps Raoul Ghisletta. «Raffigurare i frontalieri come dei ratti è un qualcosa che va sicuramente condannato.
Noi avevamo inoltrato una mozione al Consiglio di Stato contro questo genere di azioni a stampo xenofobo. Non so che fine abbia fatto, forse dorme in qualche cassetto del Governo (sorride, ndr)».
Ma una domanda sorge spontanea: come mai sono tornati a squittire dopo anni di silenzio? «È un aggiornamento della scorsa campagna – sostiene il granconsigliere Udc Marco Chiesa –. Un’immagine forte, amata quanto odiata, che ha messo in evidenza il problema dei frontalieri. Ora tocca ai padroncini».
A chi viene in Svizzera per lavoro, però, non farà piacere essere dipinto come un topo. «Non vogliamo offendere nessuno, ma i padroncini cosa fanno? Si notificano, vengono su, fanno il lavoro e tornano a casa. È la dinamica del topolino: entra in casa, gratta un po’ di formaggio e se ne va. A me il frontalierato andava bene quando aveva un effetto complementare, ora l’effetto è sostitutivo».
Ieri, durante la festa Udc, è stato anche sancito il gemellaggio tra la sezione ticinese e quella ginevrina. Ma come si dirà mai “Bala i ratt” in francese? Di sicuro “Je t’aime... moi non plus” potrebbe essere la colonna sonora del delicato rapporto tra frontalieri e (alcuni) residenti.