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Provincia del VCO: esposto cautelativo

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato della Provincia del Verbano Cusio Ossola in cui informa che, in accordo con l’UPI, ha proceduto ad un esposto cautelativo causa la situazione economica insostenibile

Verbania
Provincia del VCO: esposto cautelativo
Visto il perdurare di una situazione economica insostenibile circa la copertura finanziaria utile allo svolgimento delle funzioni fondamentali delegate dallo stato alla provincia del VCO, completamente azzerata dai continui prelievi forzati, programmati a partire dal 2012 e mai revocati, in accordo con l’UPI, si è proceduto in data 7 marzo all’inoltro di un esposto cautelativo affinché vengano valutate eventuali condotte illecite omissive e/o commissive alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania, alla Prefettura del Verbano Cusio Ossola e alla Sezione Regionale della Corte dei Conti del Piemonte.

Le Province infatti si trovano ad affrontare una situazione finanziaria gravissima e, per certi versi, paradossale anche sul piano istituzionale.

Pur profondamente riformate dalla Legge 56 del 2014, soprattutto per quanto riguarda il rinnovato modello di governo, le Province sono state confermate dal legislatore nel ruolo di enti territoriali, con l’attribuzione di funzioni fondamentali che hanno un impatto decisivo sulla vita dei cittadini.

Basti ricordare i compiti che proprio la Legge 56/14 ha volutamente riconosciuto in capo alle Province:
la costruzione, gestione e manutenzione della rete stradale provinciale;
la costruzione, gestione e manutenzione degli edifici per l’edilizia scolastica per
le scuole secondarie superiori;
la tutela e valorizzazione dell’ambiente.

Funzioni queste che, già tradizionalmente assolte dagli enti provinciali e rafforzate nella loro dimensione anche quantitativa a seguito dei processi di conferimento della fine degli anni ‘90, trovano dunque piena conferma anche ad opera del legislatore che più di recente ha voluto perseguire un forte processo riformatore per gli enti di area vasta.
Le Province sono chiamate a far fronte all’esercizio di queste funzioni con l’impegno di ingenti risorse finanziarie, che sole potrebbero assicurare il pieno assolvimento di compiti così rilevanti affidati alla loro cura: stiamo parlando di strade e scuole, dove dovrebbero essere assicurate la massima sicurezza e la migliore efficienza delle strutture.
A fronte di tali funzioni, però, oggi le Province si trovano a dover dichiarare la loro “impotenza”, non certo per cattiva volontà o imperizia tecnico-amministrativa, ma solo e soltanto per la carenza delle risorse finanziarie.

È necessario a tale riguardo rendere conto di quanto sta avvenendo.
Attraverso i tre principali tributi propri degli enti provinciali – l’imposta provinciale di trascrizione (I.P.T.), l’imposta sulle assicurazioni Rc auto (RcAuto) e il tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell'ambiente –, nonché con le altre entrate, seppure di misura assai più ridotta se non irrisoria (entrate queste legate alla effettiva attività amministrativa/sanzionatoria degli enti), le Province potrebbero essere in grado di adempiere all’esercizio delle funzioni ad esse affidate, secondo lo spirito dell’art. 119 Cost., che espressamente prevede che le risorse derivanti da entrate proprie, compartecipazioni a tributi erariali ed eventualmente da quelle a titolo perequativo, devono consentire agli enti territoriali “di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite”.

Ciò che varrebbe per le Province innanzitutto rispetto alle funzioni fondamentali che proprio la L. 56 del 2014 ha riconosciuto in capo agli enti provinciali.

Ora però, il dato di maggior allarme è che, in virtù dei provvedimenti di “spending review” (D.L. 95/2012 e D.L. 66/14) e agli obblighi di riversamento allo Stato dei tributi propri previsti Legge 190/14 le Province, anziché poter utilizzare le risorse derivanti dalle entrate proprie per le funzioni ad esse attribuite, devono in realtà riversarne l’intero ammontare allo Stato, in misura tale che si determina un sostanziale azzeramento dei tre principali tributi propri degli enti, in palese contraddizione non solo con l’attribuzione legislativa dei compiti ad esse affidati, ma ancor prima con la norma dell’art. 119 della Costituzione, prima richiamata.

Come affermato dalla Corte costituzionale (sentt. 10/2016 e 188/2015), seppur con riferimento al finanziamento regionale di funzioni trasferite alle Province, la riduzione delle risorse necessarie per funzioni conferite alle Province “si riverbera sull’autonomia di queste”, contrastando con le norme costituzionali “nella misura in cui non consente di finanziare adeguatamente le funzioni stesse”. Il che si riflette inevitabilmente anche sul buon andamento dell’azione amministrativa, con “grave pregiudizio all’assolvimento delle funzioni attribuite”.

Per rendersi conto di una tale situazione, che non può che definirsi palesemente insostenibile per le Province, rispetto ai compiti che esse dovrebbero assolvere, basti considerare la grave situazione di squilibrio finanziario che si è determinata in ragione di quanto le Province sono chiamate a “riversare” allo Stato già dal 2012 ed in misura sempre crescente sino ad oggi.

Nel 2017, così, il sistema delle Province dovrà “contribuire” a favore dello Stato per 1,6 miliardi di euro, importo che già considera i contributi assegnati alle Province delle Regioni a Statuto Ordinario – 650 milioni – nel dpcm di riparto del fondo di cui all’articolo 1, comma 438 della legge di stabilità 2017 che ha ricevuto l’intesa in Conferenza Unificata in data 23 febbraio us.

Tale cifra, in realtà, corrisponde sostanzialmente a quello che tali enti incassano annualmente dalle entrate derivanti dai tre tributi propri, IPT, RC auto e Addizionale tassa rifiuti.

Tutto questo costituisce una palese violazione dell’art. 119 della Costituzione, nonché del principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione di cui all’art. 97 della Costituzione;
ciò comporta gravi danni non soltanto ai cittadini, ma anche al sottoscritto Ente territoriale, il quale potrebbe non essere in grado, come spiegato, di far fronte alle proprie specifiche funzioni istituzionali;
la naturale conseguenza di tale condizione è il porre in capo alle Province un serio rischio di incorrere in gravi responsabilità morali e patrimoniali e il porre in capo ai dirigenti ed ai funzionari delle stesse il rischio di incorrere anche in gravi responsabilità penali.


IL PRESIDENTE
Stefano Costa



5 commenti  Aggiungi il tuo

Vedi il profilo di lupusinfabula Se V = B
lupusinfabula
9 Marzo 2017 - 16:52
 
ProBincia del Bco: esposto cautelatiBo
Vedi il profilo di Giovanni Caro Costa
Giovanni
10 Marzo 2017 - 13:07
 
Caro Costa se la provincia che non c'è non può andare avanti dimettiti tu e i tuoi amici consiglieri non eletti dal popolo . Cosa rimanete a fare se non avete più il denaro per fare nulla, ma la colpa è vostra che siete andati dietro al pifferaio magico, che tanto magico non si è dimostrato dopo la batosta del 4 dicembre. Vediamo se avete il coraggio di dimettere il mandato al prefetto, altrimenti abbaiate e basta e difendete solo una ciotola semivuota.
Vedi il profilo di lupusinfabula Appunto!
lupusinfabula
10 Marzo 2017 - 17:46
 
Se non sbaglio Costa è dello stesso partito di quello che le provincie le voleva abolire stravolgendo la costituzione che nvece le prevede espilicitamente: e si lamenta??Ma scommetto che alla prima occasione tornerà a votare per quella congrega.....dignità, se ci sei batti un colpo!
Vedi il profilo di privataemail Stupiti?
privataemail
14 Marzo 2017 - 23:22
 
Dopo aver spolpato un intero popolo e svuotato le casse, infiltrandosi in ogni dove dalle banche alle società pubbliche, dai sindacati alle associazioni di categoria, dai giornali alle tv, ogni decisione presa per ottenere privilegi a danno dei miseri sudditi, dopo aver legiferato per salvarsi dalla giustizia e dalla galera ed aver rubato un futuro normale ad un intera generazione, questa politica autoreferenziale che non accetta più neppure il responso delle urne, si lamenta di non avere i soldi nemmeno per l'ordinario, andate a dirlo a chi deve lavorare per almeno 45 anni ed avere pensioni da fame e servizi a pagamento, oppure ai ragazzi che devono sopravvivere dividendo le pensioni dei nonni od emigrare a fare lavori da sguattero, o restare in Italia ed essere pagato con i voucher con cui non si maturano ferie malattia liquidazione e pensione, ma un po di rimorso lo provano questi professionisti della politica ?
Vedi il profilo di lucrezia borgia privatemail
lucrezia borgia
15 Marzo 2017 - 09:57
 
sottoscrivo. Questi politici non si vogliono metter in testa che sono dove sono, non per fare quello che vogliono loro (leggasi: vessare e sfruttare il popolo italiano con ogni mezzo al fine di trarre vantaggi personali e per le loro corti dei miracoli) ma per fare quello che vuole il popolo italiano, unico vero signore e padrone di questa ormai "sinistrata" Italia.
Non auguro il male a nessuno.......un piccolo disagio...sì ......e se una sana e provvidenziale vendetta di Montezuma li cogliesse tutte le volte che lanciano i loro insulsi proclami.................ovvero 24 ore al giorno? Magari rifletterebbero....



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