Se lo ricordi forse è perché è cattivo; il risultato di un esperimento condotto presso l’Università Bicocca di Milano, sembrerebbe fornire informazioni specifiche sul funzionamento della memoria associata al pregiudizio negativo.
A un gruppo di studenti dell’Università milanese sono stati mostrati i volti di persone sconosciute, alcuni descritti con frasi positive (“Questo uomo ha aumentato lo stipendio dei propri operai”), altri con frasi negative (“Questo uomo ha dato fuoco al motorino di una ragazza per vendetta”); il compito era quello di prestare attenzione a tutti i volti, poiché i soggetti avrebbero dovuto riconoscerli.
Dopo questa prima fase di presentazione, agli studenti era presentata una serie di fotografie di volti, alcuni erano i volti “vecchi” della prova precedente altri erano nuovi. Nonostante tutti i volti “vecchi” fossero stati mostrati una sola volta, i soggetti hanno mostrato riconoscimento maggiore dei volti che erano stati associati a frasi negative, con l’analisi della risonanza funzionale si è manifestato come le aree cerebrali davanti ai volti dei “cattivi” si attivino per più tempo, come se il cervello si preparasse per eventuali problemi.
Ricordiamo meglio un volto se collegato a un esperienza negativa, anche se non diretta.
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
http://journals.plos.org/plosone/article/asset?id=10.1371/journal.pone.0162671.PDF