Il tour piemontese della Goletta dei Laghi 2016, campagna nazionale di Legambiente a tutela dei bacini lacustri italiani – in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Esausti) e Novamont – si è concluso oggi presso la sede di Meina della Lega Navale Italiana, dove l’equipaggio del Cigno Azzurro ha reso noti i dati dei monitoraggi scientifici sul lago Maggiore.
Nelle analisi della Goletta dei laghi vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive dei laghi, punti spesso segnalati dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta*: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale, dovuta all’insufficiente depurazione degli scarichi civili che attraverso i corsi d’acqua arrivano nel lago. Quello di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni. In conferenza stampa erano presenti il responsabile di Goletta dei laghi di Legambiente Simone Nuglio, il vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Federico Vozza, il referente di Legambiente Piemonte Roberto Signorelli e in rappresentanza di Arpa Piemonte Guido Barberi.
I risultati dell’edizione 2016 della Goletta dei laghi hanno messo in luce una situazione di progresso rispetto ai monitoraggi dell’anno passato, in particolare laddove insistevano criticità segnalate da diverso tempo alle amministrazioni locali, come la foce del fiume Toce e del torrente San Bernardino a Verbania o il lungolago ad Arona.
“L’Obiettivo della Goletta dei laghi – spiega Simone Nuglio, responsabile Goletta dei laghi di Legambiente – non è solo denunciare situazioni critiche per la qualità dell’acqua, ma anche stimolare un dialogo tra le diverse amministrazioni e le autorità di controllo in un’ottica di sistema. Il lago rappresenta già di per sé uno straordinario tavolo di confronto, che supera le mere competenze locali. La balneabilità delle acque e la gestione del territorio in nome della tutela degli ecosistemi lacustri e della biodiversità, devono essere considerati strumenti importanti per promuovere un turismo sostenibile, tanto da essere una spinta per il rilancio economico dell’intero territorio”.
Il dettaglio delle analisi di Goletta dei laghi sulla sponda piemontese
I campioni prelevati nella provincia hanno mostrato cariche batteriche altamente al di sopra dei limiti di legge a Dormelletto, alla foce del rio Arlasca, presso lo scarico del depuratore, ad Arona alla foce del torrente Vevera, presso lido in via De Gasperi. Rientrano, invece, nei livelli consentiti dalla normativa le acque prelevate a Lesa in corrispondenza di via Vittorio Veneto, a Dormelletto in corrispondenza della stazione di sollevamento presso via Oberdan e ad Arona in corrispondenza di Corso Marconi. Nella provincia di Verbania è Stresa a segnare il risultato peggiore, presso lo sfioratore di piazza Marconi; mentre la Foce del fiume Toce, del torrente San Bernardino e a Cannobio sul lungolago, presso piazza Vittorio Emanuele III, rientrano nei limiti di legge.
“Quest’anno ci troviamo di fronte a dati che raccontano un generale miglioramento delle condizioni di salute del lago Maggiore sulla sponda piemontese – dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Siamo certi che iniziative come la Goletta dei laghi hanno contribuito in maniera significativa a promuovere un cambio di indirizzo nelle politiche locali. Il risultato positivo sul lungolago di Arona premia gli sforzi fatti dall’amministrazione per la riqualificazione del lungo lago e gli investimenti fatti per il collettamento del sistema fognario. Non abbassiamo, però, la guardia e torniamo a ribadire la necessità di intervenire per migliorare anche le condizioni della foce del torrente Vevera che ogni anno risulta fortemente inquinato“.
Anche per l’edizione 2016 il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l'olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 90% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi - spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.