DAL CEM AL MAGGIORE
di Claudio Ramoni
La Verbania, che è alla ricerca della sua moderna identità, deve misurarsi con un’opinione pubblica che sia in grado di condividere lo sforzo culturale che deve ricondurre alla propria autenticità l’opera dettata da un architetto spagnolo.
Come portare alla nostra dimensione, come inserire, non solo nel contesto urbano e lacuale l’avveniristica struttura, ma, soprattutto, come inserire, prima nella nostra storia e poi nel vissuto quotidiano la straordinaria architettura spettacolo creata da Arrojo.
Un pic nic al Maggiore
Come Verbania Documenti ci stiamo provando fin dalla sera della presentazione del progetto a Villa Giulia il 23 gennaio 2015.
L’abbiamo fatto non solo suggerendo di abbandonare un acronimo (CEM) troppo generico e inadeguato, ma cercando nella cultura della città e del lago i motivi della sua accettazione, presupposto indispensabile per la sua utilità ai fini artistici, culturali, sociali e turistici.
Nel nostro intervento a villa Giulia abbiamo scomodato i racconti di Piero Chiara, le poesie di Vittorio Sereni, le storie nostrane di Nino Chiovini e l’opera pittorica dell’intrese Enrico Natale Cotti.
Abbiamo cercato similitudini in altre proposte culturali.
Da quelle montane del ticinese Plinio Martini, tanto simili a quelle di Chiovini, ai romanzi di Andrea Vitali (vincitore di un premio letterario intitolato a Piero Chiara) e alla lezione di Giovanni Coco per quanto riguarda il lago di Como.
Ricordato Gianni Rodari, scoperto Marco Travaglini e Laura Pariani, citata l’associazione Ernesto Ragazzoni per il consanguineo lago d’Orta.
Il lago di Varese e i piccoli laghi bosini di Ganna e Ghirla nelle evocazioni poetiche di Paolo Pozzi.
Dalle invenzioni della letteratura siamo passati a indicare altre esperienze artistiche, dalle arti figurative alle manifestazioni musicali, confessando l’impossibilità di farvi fronte con le nostre conoscenze, ma non per questo non sollecitando i contributi del Museo del Paesaggio e dei cori musicale della nostra città (San Vittore, l’Associazione Piemontese di Paola Brizio oltre la Banda musicale cittadina).
Un posto a sé, nella cultura materiale della città, del lago e delle nostre valli, lo indichiamo nel lavoro costante della nostra associazione verso la cultura popolare in tutte le sue espressioni, anche politiche.
Ci pare questo il primo modo di associare la città ad un compito che dalla visione culturale deve volgere alla gestione dell’intero complesso in tutte le sue potenzialità, affinchè i costi economici siano corrispondenti alle necessità gestionali e all’indotto turistico e mercantile a sostegno di ogni attività presente nella nostra città.
Affinchè sia possibile sostenere adeguatamente il disegno vincente del Maggiore, Verbania documenti si impegna a contribuire secondo i propri fini, invitando a Verbania gli scrittori che abbiamo indicato nel testo, per dar vita ad una rappresentazione della letteratura e dell’arte della terra dei laghi alpini che ci circondano.
Ciò potrà avvenire mediante convegni a carattere popolare, per non far sentire esclusa dalla creazione del Maggiore, la parte più simbolicamente autentica della nostra città.
Verbania documenti: "Dal CEM al Maggiore"
Riceviamo e pubblichiamo, un contributo di verbania documenti per il progetto de "La Città operaia", l'ottavo capitolo dell'individuazione delle eccellenze dal rione San Bernardino, "Dal CEM al Maggiore".
5 commenti Aggiungi il tuo
Mi sembrano inutile forzature. Si vuole impreziosire un impasto di per sé poco significativo con un'impostazione letteraria e culturale.
Non credo che nonostante i tentativi e l'opinione entusiastica di qualcuno, il Maggiore, con le sue forme grigio topo e il suo faticoso inserimento nel contesto ambientale, sarà menzionato nelle storie dell'architettura. Sarà invece il caso, attraverso piantumazioni importanti, modificarne l'impatto paesaggistico. Su quanto costerà gestirlo ho invece grande preoccupazione.
Giordano Andrea Ferrari
sibilla cumana
13 Aprile 2016 - 08:53
Il CEM è già menzionato nella storia dell'architettura......vedi edizionipei....amen!
Quando venne costruita, nel 1921, venne denominata la Cà brutta perché non rispondeva all'estetica dominante di quegli anni. Ora una mostra, ,in via Turati, ne celebra il riconoscimento tra gli edifici simbolo di Milano, anche con foto di Gabriele Basilico, ben noto per aver operato nella nostra città.
Non c'è che attendere, speriamo, qualche anno di meno.
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