Tutto capovolto
Con stupore leggo il testo di Arcigay e Agedo pubblicato l’11 maggio da Verbania Notizie facente riferimento all’incontro organizzato dalla SCUOLA PER GENITORI: “COME ACCOGLIERE LA DIVERSITA', tenutosi la sera precedente presso Villa Giulia con me in veste di relatrice.
L’incontro era finalizzato a restituire alla cittadinanza l’esperienza di tre anni di lavoro con i ragazzi della prima classe degli Istituti superiori del territorio di Verbania attorno al tema dell’accoglienza delle diversità individuate dai giovani, quelle etniche, culturali, sociali ecc.
Con le metodologie narrativo-autobiografiche, un approccio oggi di diffusa e comprovata efficacia formativa, si sono potute ascoltare le voci degli studenti nell’incontro con i compagni stranieri, con i compagni diversamente abili, nel rapporto con l’altro sesso nel cui ambito è stato trattato anche il tema del diverso orientamento sessuale.
L’intero mio intervento si è incentrato quindi sul piano della soggettività e delle esperienze personali degli studenti e non su assunti di natura politico-sociologica che non sono mai divenuti tema né in aula né durante la conferenza. In nessun momento si è parlato né si è accennato alle teorie riparative o all’omosessualità come malattia.
Quanto sostenuto o insinuato da Arcigay è una pura invenzione.
Né ho sostenuto che l’omosessualità intesa come sentimento di attrazione erotica verso lo stesso sesso sia una scelta. Infatti, nell’ambito dell’incontro, attorno a questo tema è nato un confronto, peraltro costruttivo, quando ho presentato tra i diversi esempi dattici, l’immagine di un neonato con l’etichetta bianca al polso “omosessuale” e con a fianco la scritta “L’orientamento sessuale non è una scelta”.
In effetti ai fini didattici utilizzo spesso immagini ricavate dalla comunicazione di massa per indurre gli studenti alla loro decodificazione e all’analisi dei significati simbolico-sociali, quindi per favorire lo sviluppo di un pensiero critico anche nei confronti della cultura contemporanea dominante.
È falso inoltre quanto attribuitomi da Arcigay-Agedo secondo cui avrei affermato che le relazioni affettive tra persone dello stesso sesso abbiano una minore dignità di quelle eterosessuali. In realtà ho espresso che tutti siamo diversi e che le differenti condizioni di vita - citando anziani, donne, stranieri, malati - devono essere riconosciute, sia a livello individuale sia nelle politiche sociali, indipendentemente dalla forza contrattuale o mediatica dei soggetti richiedenti.
L’articolo di Arcigay-Agedo è nei miei confronti diffamante, non rispetta la diversità di forme di pensiero e certamente non promuove il pluralismo culturale. L’esito di questo incontro dimostra come anche a Verbania c’è ancora molto da fare in merito a "Come accogliere la diversità".
Luisa Fressoia
Pedagogista