Per esempio mettendo in scena uno show teatrale che punta la luce su una tragedia taciuta sia dai libri di storia che dai giornali e di cui si sa ancora oggi poco, pochissimo: era finita la Seconda Guerra Mondiale, Tito si era preso la Jugoslavia e degli Italiani che vivevano lì non voleva più saperne.
Quasi 400mila che stavano tra Pola, Fiume e Zara decisero di optare per l’Italia e dire addio alla loro giovinezza. Pensavano di tornarsene a “casa”: furono accolti in campi profughi, scapparono con l’essenziale, alcuni si portarono dietro degli oggetti tipo delle sedie, delle foto, delle pentole.
Che poi abbandonarono, appunto, al Magazzino 18 di Trieste, l’edificio da dove prende le mosse l’opera teatrale. Montagne di sedie aggrovigliate, armadi desolatamente vuoti, letti, lettere, fotografie, pagelle, diari, reti da pesca, pianoforti e scaffalature, questo è “Magazzino 18”.
A raccontare la storia all’interno del musical è “Virgilio” un archivista romano, inviato dal Ministero degli Interni a Trieste con il compito di fare un resoconto di quello che si trova all’interno del Magazzino 18. Virgilio al telefono con il “Dottore di Roma” racconta le sensazioni che prova davanti a tutti quegli oggetti marchiati da nomi e numeri.
Cambiando registri vocali, costumi e atmosfere musicali, Simone Cristicchi si trasforma dando vita ad ogni singolo personaggio: l’esule da Pola, il bambino di un campo profughi, la donna “rimasta” che scelse di non partire, il monfalconese che decide di andare in Jugoslavia, il prigioniero del lager comunista di Goli Otok. Le varie scene dello spettacolo danno spazio alla canzone, per l’occasione locarnese Simone Cristicchi sarà accompagnato dalle voci del Coro Calicantus di Locarno.