Nell’avviarsi al finale, la 63ma edizione di Stresa Festival propone due appuntamenti in cui la musica si intreccia con altrettanti aspetti ambientali e sociali. Nel caso del concerto di Giovanni Sollima, previsto per martedì 3 settembre a Villa Bryner a Lesa (ore 20), la musica diviene persino campo aperto per sperimentare strumenti inusuali, come la “barcassa” che l’audace musicista siciliano alternerà al consueto violoncello. Ideata dalla mente immaginifica di Emanuele Battaglia, medico appassionato di barche in legno, la “barcassa” è ispirata all’ottobasso – una sorta di enorme contrabbasso a tre corde alto quasi 4 metri – ma è una barca a tutti gli effetti, una nassarola per la precisione, e presenta una particolarità unica: è dotata di una tavola armonica e di tre corde in acciaio che la caratterizzano come uno strumento musicale a tutti gli effetti. Così ha preso forma l’emozione di un’opera visionaria mai sperimentata prima: il suono, sapientemente modellato dalle dita degli artisti, si propaga dai legni all’acqua e da questa allo spettatore, in uno scambio di suggestioni sonore. Per il concerto a Lesa di Stresa Festival, Giovanni Sollima ha quindi scritto una composizione per barcassa e violoncello che eseguirà in prima assoluta insieme a Mario Brunello, Direttore Artistico di Stresa Festival.
Giovanni Sollima è un violoncellista di fama internazionale e il compositore italiano più eseguito nel mondo. Collabora con artisti del calibro di Riccardo Muti, Yo-Yo Ma, Ivan Fischer, Viktoria Mullova, Ruggero Raimondi, Mario Brunello, Kathryn Stott, Giuseppe Andaloro, Yuri Bashmet, Katia e Marielle Labeque, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone, Patti Smith, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Elisa e Antonio Albanese e con orchestre tra cui la Chicago Symphony Orchestra, Manchester Camerata, Liverpool Philharmonic (di cui è stato Artist in residence nel 2015), Royal Concertgebouw Orchestra, Moscow Soloists, Berlin Konzerthausorchester, Australian Chamber Orchestra, Il Giardino Armonico, Cappella Neapolitana, Accademia Bizantina, Holland Baroque Society, Budapest Festival Orchestra. Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Alessandro Baricco, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage, e Carolyn Carlson. Nel campo della composizione esplora generi diversi avvalendosi di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione, suonando nel Deserto del Sahara, sott’acqua, e con un violoncello di ghiaccio.
Mercoledì 4 settembre, al Palazzo dei Congressi/Stresa Festival Hall (ore 20), il Festival del Lago Maggiore ospiterà l’ensemble Ilumina, realtà musicale fondata a San Paolo del Brasile nel 2015 dalla violista americana Jennifer Stumm. Avviato come un piccolo progetto di sviluppo di talenti musicali, Ilumina è cresciuto in pochi anni fino a includere centinaia di giovani musicisti del Sud America e artisti internazionali di spicco provenienti da tutto il mondo, dando vita a un rinomato festival che dà accesso alla musica dal vivo a migliaia di persone ogni anno. A Stresa Festival Illumina si presenta nelle vesti di quintetto d’archi schierando, oltre alla stessa Jennifer Stumm alla viola, i violinisti Liza Ferschtman e Felipe Bueno, Guilherme Caldas alla seconda viola e il violoncellista italiano Giovanni Gnocchi.
Nel duecentesimo anniversario della nascita di Anton Bruckner Illumina propone una rara esecuzione del Quintetto per archi in fa maggiore, terminato nel 1879 ed eseguito per la prima volta al Musikverein di Vienna nel 1885. Dedicato al duca Max Emanuel di Baviera, è tra le poche pagine cameristiche del compositore viennese e colpisce per l’impianto “sinfonico” che delinea l’intero quintetto. La sua struttura corposa, caratterizzata da quattro movimenti, ha dato luogo anche a diversi adattamenti per ampi organici tra i quali l’orchestra sinfonica.
Il programma della serata si completa con uno dei capolavori cameristici di Brahms, il Quintetto per archi n. 2 in sol maggiore op. 111. Scritto ed eseguito nel 1890, a distanza di pochi anni da quello bruckneriano, è tra le ultime composizioni del grande maestro tedesco e “completa” la sua esperienza per l’organico di due violini, due viole e violoncello iniziata con l’op. 88. Sotto l’aspetto formale si nota una maggiore libertà nel trattamento dei movimenti, dovuta alla piena maturità artistica raggiunta da Brahms nell’ultima decade della sua esistenza e alla straordinaria perizia delle possibilità espressive e tecniche degli strumenti ad arco.