SERVE UNA SOLUZIONE SULL’ASSEGNO UNICO UNIVERSALE PER I LAVORATORI FRONTALIERI
Nell’incontro di ieri (mercoledì 4 maggio) con la Direzione nazionale dell’INPS ci è stata confermata la situazione di impasse in merito alle procedure di trasmissione degli importi percepiti a titolo di Assegno unico universale per i figli a carico (AUUF) da parte dei lavoratori frontalieri agli istituti esteri, causa del blocco dell’erogazione degli assegni familiari erogati nel paese di lavoro a seguito delle norme Ue di coordinamento della sicurezza sociale (883/04), nonché delle convenzioni bilaterali nei paesi extra Ue.
A due mesi dall’applicazione del nuovo istituto di assistenza previsto per tutti i cittadini residenti, restano ancora inevase le questioni da noi poste fin da febbraio scorso circa le conseguenza dell’erogazione degli assegni unici per il lavoratori frontalieri residenti in Italia rispetto agli assegni percepiti all’estero, nonché pressoché privi di soluzione, il mancato pagamento dell’AUUF per i lavoratori frontalieri in Italia, ma residenti all’estero per i quali vengono meno anche i vecchi assegni familiari, istituto orami soppresso.
La presunta incompatibilità tra Assegno unico per i figli a carico e Assegno famigliare, il primo un istituto di carattere assistenziale connesso alla residenza, il secondo di carattere previdenziale connesso al rapporto di lavoro, ha determinato il blocco della trasmissione da parte dell’INPS del flusso d’informazioni riguardanti il diritto alle prestazioni familiari negli stati membri (Mod. E411), impedendo per questa via l’erogazione delle compensazioni degli istituti esteri.
Serve immediatamente una soluzione che sblocchi questa situazione inaccettabile che sta determinando mancati introiti per i lavoratori frontalieri da due mesi.
La natura assistenziale dell’Assegno unico per i figli a carico connessa alla residenza sta inoltre determinando la mancata applicazione delle regole di reciprocità nell’erogazione previste dalla Ue a pena d’infrazione, nonché rischia di determinare analoghi comportamenti dei paesi a noi confinanti rispetto all’erogazione dei medesimi assegni dovuti dal paese dove si effettua la prestazione.
La cautela circa la possibile estensione della platea di riferimento per l’AUUF (che dai dati fornitici consta di 11.000.000 di figli per meno di 8.000.000 di nuclei familiari), con il conseguente sforamento del tetto di spesa previsto ci pare un argomento inconsistente stando ai numeri dei lavoratori frontalieri italiani che complessivamente, tra entrate ed uscite non superano i 110.000 ed i cui beneficiari sono evidentemente di molto inferiori.
È necessaria una celere pronuncia del Ministero del lavoro circa la trasmissione degli assegni unici erogati ai lavoratori frontalieri come richiesto da tempo dagli istituti di sicurezza sociali dei paesi esteri, nonché un provvedimento di legge teso a riconoscere analoghi trattamenti ai lavoratori frontalieri in Italia con residenza etera nel rispetto della normativa europea e delle convenzioni internazionali bilaterali.