“Marcello Dudovich - fotografia fra arte e passione” è sicuramente una tra le più importanti esposizioni finora realizzate per ricordare l’artista di origine triestina: inserita nel programma dell’XI ‘Biennale dell’immagine’, si distingue soprattutto per la dovizia di foto, documenti e manifesti esposti, nonché per la feconda sinergia tra istituzioni prestatrici, collezionisti privati e bravura del curatore, Roberto Curci, insieme alla direttrice del m.a.x., Nicoletta Ossanna Cavadini.
Un ricco apparato di note e pannelli informativi consente al pubblico un “consumo” agevole di tutto il materiale esposto, oltre 300 pezzi visibili in mostra a Chiasso.
Ma quello che affascina e stimola maggiormente il visitatore - tanto per venire al dunque - è soprattutto la presenza tra i materiali originali, delle foto che Dudovich stesso faceva, dalle quali traeva inspirazione per realizzare i suoi manifesti. Preziosissime per illustrare perfettamente - come mai finora - il modo di lavorare di Dudovich.
In una sorta di apoteosi e “prolungamento” - fin negli anni Cinquanta del Novecento - di una stagione indimenticabile per lui, nato a Trieste nel 1878, testimone di uno splendore “imperiale” austroungarico e mitteleuropeo, irrimediabilmente perduto dopo la fine del Primo conflitto mondiale nel 1918 e l’annessione all’Italia della sua amata città.
L’eleganza di quel mondo aristocratico e cosmopolita, cui Dudovich apparteneva, ancora per molti anni venne “evocato” nei suoi manifesti, rivolti ormai negli anni Cinquanta del secolo scorso ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, decisamente più “popolare”.
Dai primi manifesti dei tardi anni venti, creati per i magazzini Mele di Napoli, a quelli per il rilancio della Rinascente nel 1921, grazie all’iniziativa imprenditoriale della famiglia milanese Borletti, viene qui presentata una scelta assai significativa della sua creatività.
Tra i “prestatori” ricordiamo il Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso, la Civica Raccolta Stampe “Achille Bertarelli” a Milano, il Civico Museo Revoltella di Trieste e la Galleria Campari di Sesto San Giovanni (MI); tra i collezionisti: Salvatore Galati e Alessandro Bellenda.
Ma è soprattutto - come dicevamo - grazie alla ricerca certosina dei curatori, che viene offerta al visitatore l’opportunità di comprendere il metodo di lavoro da lui adottato per la realizzazione dei suoi manifesti: prendendo spunto da una foto, sua o di altri, viene tracciato su carta uno schizzo a matita e successivamente un bozzetto acquerellato vero e proprio, o in alcuni casi una tempera su carta. L’immagine rielaborata dall’artista viene infine stampata nelle grandi dimensioni del cartellone pubblicitario da Litografie Pirovano, e diffuso da IGAP (Impresa Generale Affissioni e Pubblicità), di cui Dudovich dal 1922 al 1936 è Direttore artistico.
Si tratta di manifesti promozionali pensati per un pubblico di consumatori sempre più vasto…
Anche se i suoi gusti e i criteri stilistici resteranno pur sempre ancorati - nonostante la trasformazione di mode e culture - a quei criteri estetici aristocratici di una stagione mitteleuropea che Dudovich tanto amò e frequentò da giovane. In primavera la mostra si trasferirà, con integrazioni e modifiche, a Trieste al Castello di Miramare, dal 12 marzo fino al 24 maggio 2020.
Apertura mostra
Dal martedi a domenica
orario: 10-12 e 14-18
Lunedì chiuso
Dove?
m.a.x. museo
Centro Culturale Chiasso
Via dante Alighieri 6
CH - 6830 Chiasso
Info:
Tel. 0041 (0) 58 1224252
info@mamuseo.ch
eventi@maxmuseo.ch
www.centroculturalechiasso
Autoritratto di Marcello Dudovich, 1920.
Una parete espositiva all’interno del m.a.x. museo di Chiasso
Manifesto realizzato per una campagna vendite della Rinascente, 1922-26
Manifesto per Nella Regini in abito da scena con piume e svolazzi.
Cromolitografia su carta, 1920-1925
Ritratto di Antonia Brustio Borletti, 1927-28. Tempera su carta
Ragazze di spalle con cappello piumato. Bozzetto acquerellato su carta e foto originale 1910