Da sito lettera43.it:
Ogni mattina dentro la scuola di formazione penitenziaria e la casa circondariale di Verbania si leva un dolce profumo di mandorle, burro, cacao e miele. I responsabili sono i detenuti della Banda biscotti, arruolati nel laboratorio di pasticceria del carcere che dal 2009 sforna baci di dama, lingue di gatto, apucce, margherite, damotti e polentine.
Frollini per tutti i gusti che i detenuti con pene inferiori ai tre anni, creano e vendono ogni giorno al di là delle sbarre.
La Banda biscotti è nata nel 2008 da un'idea del cuoco del carcere di Verbania Gianluca Giranni della Fondazione casa di carità arti e mestieri, che organizzava corsi di cucina per i carcerati e un giorno si chiese:
«Noi formiamo queste persone, ma poi che fine fanno?». Con i suoi detenuti ha iniziato così a sfornare biscotti.
Nel 2009 ha aperto il laboratorio Banda biscotti, che oggi conta una sede dentro la casa circondariale, una nella scuola di formazione penitenziaria adiacente, un'altra nel carcere di Saluzzo e una a Verzuolo.
Il marchio, che racconta in maniera auto ironica la sua storia, ha avuto subito successo. Nel 2010 è arrivato sugli scaffali della fiera 'Fai la cosa giusta' e non è sfuggito all'attenzione di Ctm altro mercato che ha inserito i biscotti nel proprio circuito distribuendoli nelle oltre 300 botteghe in tutta Italia sotto l'etichetta 'Solidale italiano, economie carcerarie'.
La distribuzione è continuata attraverso il tam tam dei Gruppi di acquisto solidale e i piccoli negozi. Poi è arrivata Eataly che ne ha apprezzato la bontà e iniziato la distribuzione nei suoi punti vendita.
Oggi dal laboratorio di Verbania escono circa 120 chilogrammi di biscotti al giorno e i pacchetti da 200 grammi costano dai tre ai quattro euro.
Chi ci lavora, oltre al corso di cucina nella casa circondariale, deve aver fatto un tirocinio di sei mesi che viene retribuito con 600 euro al mese.
Poi si passa all'assunzione attraverso la cooperativa Divieto di sosta, nata nel 2007 a Verbania con l'obiettivo di lavorare per un reinserimento dei detenuti nella società civile e oggi gestisce la Banda biscotti: «Diamo circa 1.000 euro al mese», spiega Annarita Biolatti, educatrice, «e ai carcerati viene detratta dalla busta paga la quota mensile di vitto e alloggio che devono pagare in carcere (circa 60 euro)».
Il primo progetto della cooperativa Divieto di sosta fu Gattabuia, un ristorante vicino al laboratorio Banda biscotti, dove però, a differenza del laboratorio, possono entrare tutti.
Nato come una mensa sociale oggi dà da mangiare anche agli studenti delle scuole medie e ai semplici cittadini. Menù fisso di otto euro a pranzo e 10 a cena.
A lavorare in cucina ci sono due detenuti articolo 21 di 28 e 21 anni, una 35enne agli arresti domiciliari, un ex detenuto e altri cittadini.
«La nostra idea è quella di far sentire utili queste persone e aiutarle a reinserirsi nella società a cominciare dal mondo lavorativo, che richiede regole ben precise», spiega a Cristina Livraghi, gestore di Gattabuia e dipendente comunale.
La Banda Biscotti
Dal laboratorio del carcere a Eataly, la storia dei detenuti-pasticceri. Che hanno un'altra chance grazie al lavoro nel penitenziario. Anche contro la crisi.
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