l protagonista, Totò (Francesco Golisano), trovato dalla vecchietta Lolotta (Emma Gramatica) nel suo piccolo orto, sotto un cavolo, cresce come un orfanello buono, ed entra a far parte della società dei buoni, i barboni, che vivono nella periferia di Milano dentro piccole capanne. Insieme costruiscono un nuovo campo, con strade e piazzette: nasce una vera e propria realtà quotidiana, fatta di feste e lotterie, all’insegna della bontà verso il prossimo. Ma da quel terreno sbuca il petrolio, e il ricco signor Mobbi (Guglielmo Barnabò) lo compra e, spalleggiato dalla polizia, vuol far sgomberare il campo.
Tratto dal romanzo di Cesare Zavattini, sviluppo di tre pagine scritte insieme a Totò, Miracolo a Milano si sviluppa come una fiaba, un sogno lontano da quel realismo che Vittorio De Sica aveva portato sugli schermi con film come Sciuscià e Ladri di biciclette. Qui, il regista e Zavattini sembrano voler schierarsi al fianco dei barboni e dei diseredati, coloro che rifiutano la società e i suoi sistemi perché sono in cerca di un luogo in cui “buon giorno vuol dire veramente buon giorno”.