La malora è pubblicata nel 1954, due anni dopo I ventitre giorni della città di Alba.
La vicenda, ambientata nelle Langhe, rievoca il mondo contadino dei primi anni del Novecento; ma la dimensione storica è poco significativa, perché Beppe Fenoglio conferisce ai personaggi, pur drammaticamente vivi, un carattere simbolico.
La “malora” è la malasorte che colpisce una terra avara, abitata da persone prostrate non solo dalla miseria, ma anche dalle ingiustizie della condizione umana.
Il protagonista del romanzo è Agostino Braida, che ricorda i momenti più tragici della sua vita.
La narrazione si apre con l’immagine del cimitero di San Benedetto Belbo, dove è sepolto il padre del ragazzo, e si dilata, nella memoria, agli avvenimenti che precedono e seguono il lutto.
Beppe Fenoglio (1922-1963) è uno degli scrittori italiani più grandi, liberi, monumentali e innovatori del Novecento. Uno degli autori di più ampio e solido respiro di tutta la nostra letteratura. Fenoglio scriveva e pensava in inglese e poi traduceva. Aveva imparato l’italiano sui libri, perché la lingua madre era il piemontese di Alba, dialetto capace di raccontare la guerra, la Resistenza, la giovinezza, il territorio, l’amicizia e l’amore come nessuno. Con dignità, poesia, genio, smarrimento e civiltà.