Per Uncem una conferma di quanto sostenuto da tempo: quelle pietre una sopra l'altra, poste con eccezionale ingegno e capacità artistiche oltre che artigianali, sono la montagna viva. Quei muri, anche per costruire case e borghi, sono l'antidoto all’abbandono e al dissesto. Da una parte, il loro immenso valore per combattere fragilità dei versanti, fermare le frane, rallentare le valanghe, ridurre l'erosione, dall’altra la straordinaria consapevolezza che su quei terrazzamenti fatti in pietra vi sono imprese e imprenditori che resistono strappando porzioni di ettari all’invasione del bosco. Viti, olivi, alberi da frutto, piante officinali non potrebbero esserci senza quei muretti che rendono i versanti alpini e appenninici economicamente validi, "possibili" per le imprese agricole in particolare.
Oggi sono sempre meno le ditte e i privati cittadini che sanno costruire quei muretti. In alcune parti d'Italia, tanti piccoli Comuni hanno voluto coinvolgere nell'apprendimento delle tecniche per la realizzazione di muri a secco sia dei giovani, con progetti nelle scuole (non solo tecniche) e pure stranieri, richiedenti asilo. Perché integrazione si fa anche conoscendo il valore del patrimonio materiale, la sua storia e la sua dignità, oggi pienamente sancite dall’Unesco.
Uncem rinnova alle Regioni - e anche al Ministero dell’Ambiente e delle Politiche agricole e forestali - l’invito a investire delle risorse, da destinare ai territori tramite gli Enti locali montani, per la valorizzazione, la manutenzione, la costruzione e il rifacimento dei muretti a secco presenti sui versanti. Un'attività fondamentale per la prevenzione del dissesto idrogeologico: investire su quelle pietre fa risparmiare in protezione civile e nelle fasi post-emergenze, sempre più ricorrenti. Un investimento non certo oneroso, visto che per un metro quadrato di muretto a secco possono bastare 80 euro per la manutenzione. Le pietre ci sono già. La montagna potrà così festeggiare il riconoscimento dell'Unesco con interventi concreti e misurabili, a vantaggio delle comunità alpine e appenniniche, ma anche delle realtà urbane. Un metro di muro a secco in più è il primo passo per evitare che la montagna frani sulle città.
Muretti a secco patrimono dell'Unesco
L'arte e la forza dei muretti a secco. Per la montagna sono l’emblema di uomo, natura, paesaggio che si uniscono. Per l'Unesco da giovedì 29 novembre 2018, i muretti a secco sono Patrimonio dell'Umanità.
4 commenti Aggiungi il tuo
Le solite parole inutili , o meglio utili se fossimo in un paese normale diciamo come la Germania , ma sino a che saremo la solita italietta non se ne farà nulla . Voglio solo aggiungere che tra qualche tempo non avremo nemmeno più le strade asfaltate per raggiungere i muretti a secco in montagna.
Ciao Giovanni
la Germania? Peggior paragone non potevi fare..... Come paragonare i fessi e i paraculi!
Ciao sinistro non capisco il tuo intervento ,ma mi spiego meglio volevo solo dire che in altri posti le strade sono curate molto meglio che da noi punto.
Ciao Giovanni
La Germania, come la Svizzera, devono il loro benessere anche e sopratutto a noi italiani. I teutonici sono stati bravi ad approfittarne, vero, ma questo non fa di loro un paese normale, diciamo che sono stati furbi, a differenza nostra che spesso manchiamo di buonsenso. Però, quando dimostriamo di averlo, non ce n'è per nessuno: per stare in argomento, i primi al mondo a fare strade siamo stati proprio noi, dai tempi dell'antica Roma, e poi lo abbiamo dimostrato anche nei secoli a venire, come per es. la nostra SS34, tanto martoriata, progetto di un architetto di Intra, che nei progetti napoleonici doveva collegare Milano a Ginevra. Per non parlare poi dell'Autostrada del Sole, nonostante fossero stati proprio i tedeschi del Terzo Reich a fare le autostrade per primi nel secolo scorso.... In questo, e credo forse si tratti dell'unico punto in comune, sono d'accordo con l'attuale Governo: basta sudditanza a Germania, Francia, ecc.... Dobbiamo solo ricominciare a credere in noi stessi.
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