Le cose che verranno
Titolo originale: L'avenir
Le cose che verranno è un film di genere drammatico del 2016, diretto da Mia Hansen-Løve, con Isabelle Huppert e André Marcon. Durata 102 minuti
Mia Hansen-Løve, uno dei talenti più luminosi del giovane cinema francese, esplora i suoi temi prediletti - il tempo, l'abbandono e la riaffermazione di sé - in un film intimo sulla maturità..
Nathalie insegna filosofia in un liceo di Parigi. Per lei la filosofia non è solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. Un tempo fervente sostenitrice di idee rivoluzionarie, ha convertito l’idealismo giovanile “nell’ambizione più modesta di insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste” e non esita a proporre ai suoi studenti testi filosofici che stimolino il confronto e la discussione. Sposata, due figli, e una madre fragile che ha bisogno di continue attenzioni, Nathalie divide le sue giornate tra la famiglia e la sua dedizione al pensiero filosofico, in un contesto di apparente e rassicurante serenità. Ma un giorno, improvvisamente, il suo mondo viene completamente stravolto: suo marito le confessa di volerla lasciare per un’altra donna e Nathalie si ritrova, suo malgrado, a confrontarsi con un’inaspettata libertà. Con il pragmatismo che la contraddistingue, la complicità intellettuale di un ex studente e la compagnia di un gatto nero di nome Pandora, Nathalie deve ora reinventarsi una nuova vita.
Identificata fino a questo momento come la cantrice della giovinezza e della sua energia, Mia Hansen-Løve ha spostato ora il suo sguardo e la sua attenzione verso una fascia anagrafica più alta, raccontando la storia di una donna matura che, improvvisamente, vede crollare tutte le sue certezze familiari e professionali sul suo futuro. Rimane immutata la capacità della regista francese di fare del suo cinema un linguaggio fresco e vitale, in connessione costante col tempo del racconto, e funziona molto bene il ritratto al femminile del personaggio di una Isabelle Huppert che, dopo Elle, regala un'altra interpretazione di altissimo livello. Peccato per una serie di piccoli vezzi intellettuali di troppo, peccato che il film tradisca, qui e lì, la voglia di affrancarsi dai modelli dell'ex compagno Olivier Assayas cercando di replicarli.