Il progetto dell’elettromostro va avanti
Rendiamo noto all’opinione pubblica interessata all’opera elettrica di Terna SpA “Interconnector Svizzera-Italia 380 kV – All’Acqua-Pallanzeno-Baggio” (prot. EL-330) che sul sito web del Ministero dell’Ambiente sono stati pubblicati i nuovi documenti di progetto, richiesti nel 2015 ad integrazione dello studio di impatto ambientale (procedura di VIA).
http://www.va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/855/1134?Testo=&RaggruppamentoID=132#form-cercaDocumentazione.
Con la presentazione di questi 356 documenti riprende quindi di gran lena l’iter autorizzativo del progetto Interconnector che il colosso nazionale della trasmissione elettrica intende realizzare con una determinazione a dir poco travolgente.
Si tratta di un mastodontico intervento, del valore di circa 1 miliardo di euro, che la Val d’Ossola non ha mai sperimentato sul proprio territorio, sia per dimensioni ed estensione dell’opera, sia per la potenza massima delle strutture elettriche. Il peso dell’impatto ambientale è straordinario e costituirà, una volta realizzato, un danno irreparabile al paesaggio naturalistico e antropizzato dei luoghi.
Interconnector partirà dal Passo di San Giacomo in alta valle Formazza, passerà da Fondotoce, per proseguire fino alle porte di Milano, lungo il versante occidentale del Lago Maggiore e del Fiume Ticino. Per tutta la lunghezza di questo tracciato, di circa 180 km, verranno innalzati più di 400 nuovi giganteschi tralicci, alti fino a 60 metri, atti a sostenere un’altra nuova linea elettrica in altissima tensione: 380.000 Volt, pari a circa il doppio della potenza di quelle già esistenti sul territorio.
È stata la legge 99/2009 all’art.32 a stabilire l’esigenza di interconnettere elettricamente gli Stati confinanti all’Italia (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia e Montenegro) lungo 5 corridoi, per lo più transalpini, detti “autostrade dell’energia”.
Nel giro di pochi anni Terna completa le procedure previste per la selezione dei soggetti privati che teoricamente dovrebbero finanziare la realizzazione degli Interconnector e individua i corridoi su cui impostare le linee. Uno di questi è, appunto, quello che dal Passo San Giacomo arriva alle porte di Milano, attraversando la Val d’Ossola.
Il 4 giugno 2014 viene presentato ufficialmente il progetto per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e viene formalizzata la scelta di realizzare, oltre a linee elettriche in altissima tensione (380 kV), anche 2 mega centrali di trasformazione (o stazioni di conversione) da corrente alternata a corrente continua, localizzate una a Pallanzeno e l’altra a Settimo Milanese.
Va ricordato, però, che tra il 2010 e il 2011 Terna aveva già avviato dei tavoli concertativi con le amministrazioni locali, dovendo adempiere ad un impegno con la Regione Piemonte, sottoscritto nell’agosto 2009 (cfr. DGR n.60-11982 del 2009), riguardante la “sistemazione” delle linee elettriche in alta tensione, vecchie e obsolete, che passano sui tetti delle case dei paesi formazzini. Questo progetto, sottoposto a valutazione impatto ambientale l’8 maggio 2012, venne chiamato “Razionalizzazione della rete a 220 kV della Val Formazza” e, ripetiamo, discende da un IMPEGNO, ad oggi non ancora assolto, quale opera compensativa del danno ambientale arrecato da un’altra linea elettrica di Terna in altissima tensione, denominata “Trino-Lacchiarella”, situata nella pianura vercellese.
Il 2014 è l’anno in cui i 2 progetti (Razionalizzazione linee Formazza e Interconnector Italia-Svizzera) vengono fusi in un unico progetto, vincolando, di fatto, lo spostamento delle linee elettriche dal fondovalle formazzino alla realizzazione di un nuovo superelettrodotto, cioè di Interconnector 380 kV.
Chi scrive ritiene questa scelta dannosa per gli abitanti della Valle Antigorio-Formazza perché ha implicato lo stop dell’iter di approvazione del progetto di Razionalizzazione, posticipando i tempi di realizzazione in un futuro indefinito. Inoltre si è ingenerata una erronea convinzione che lo spostamento delle linee elettriche sia subordinata alla realizzazione di Interconnector Svizzera-Italia.
In questi ultimi mesi dell’anno 2016 abbiamo saputo di supplementari tavoli di concertazione, voluti dalla Giunta Regionale piemontese per convincere i Sindaci della Val d’Ossola a sottoscrivere verbali di intesa con Terna. Le riunioni avevano per obiettivo l’accoglienza di varianti non sostanziali dei tracciati e altre opere compensative a dir poco ridicole. Da quelle circostanze abbiamo imparato tutta la strategia persuasiva della grande impresa quotata in borsa, che ha azionisti
internazionali, una capitalizzazione giornaliera di 8 miliardi e 690 milioni (genn. 2017) e che risulta assai empatica alle Istituzioni più importanti: incontrare le Amministrazioni comunali in gran segreto nelle stanze del potere, trattare le rivendicazioni territoriali per separate sedi e snobbare le proteste dei cittadini residenti e dei comitati ambientalisti, che lottano contro quest’opera almeno da 5 anni. In altre parole divide et impera.
Oggi assistiamo all’avanzare deciso del progetto dell’elettromostro Interconnector, mentre molti fingono di non capire sia la gravità degli scempi che verranno perpetrati ad un ambiente naturale in molti siti ancora integro, risorsa indiscutibile per uno sviluppo serio del turismo di montagna, sia l’ingente perdita di valore del patrimonio paesaggistico alpino che verrà sacrificato per sempre.
Inoltre sussistono ancora forti dubbi sia sull’utilità dell’opera, sia sul suo finanziamento. Viviamo un periodo storico che, complice la crisi economica globale, punta già al risparmio, all’ottimizzazione, alla sostenibilità energetica e alla produzione locale delle energie rinnovabili per il proprio fabbisogno. La generazione elettrica in Italia è in calo da tempo, perché serve meno corrente e, nonostante questo, secondo i dati dell’autorità energetica nazionale abbiamo un surplus di corrente disponibile. Interconnector nasce per importare dalla Svizzera il surplus di produzione delle centrali nucleari elvetiche che sul mercato dell’energia costa di meno, ma che durerà anche di meno: dal 2019 e fino al 2034 infatti si completerà il piano confederale di dismissione del nucleare. Interconnector sarà dunque un’altra cattedrale nel deserto?
In Val d’Ossola se ne sono viste già abbastanza, basti pensare allo Scalo ferroviario DOMODUE che non ha mai onorato le aspettative proclamate a squilli di tromba: l’occupazione e il benessere prospettati sono rimasti sogni nel cassetto, anzi si son perse zone agricole e suolo di enorme importanza e valore. Sul fronte dei costi va ricordato che l’opera sarà finanziata da un cartello di clienti finali energivori che ne saranno i proprietari per vent’anni a loro esclusivo uso e consumo. L’elenco di queste aziende vede alcune società in pessime situazioni finanziarie o sull’orlo del fallimento o della chiusura, come l’ILVA di Taranto. Quindi, un superelettrodotto privato in mani private, costruito però con contribuzione statale e comunitaria per la parte progettuale, ma già abbondantemente partecipato dalle bollette domestiche degli utenti italiani, che a loro insaputa hanno accantonato 3 miliardi di euro in 6 anni, prorogati per altrettanta somma per i prossimi 6.
E proprio per evitare che ad insaputa dei cittadini residenti sul territorio venga autorizzata dal MISE un’opera elettrica altamente invasiva e controversa, ma spacciata per strategica da chi la propone e da chi la sponsorizza dal punto di vista politico, chiediamo urgentemente una serie di tavoli informativi patrocinati sia dai 6
Sindaci della Val d’Ossola che hanno espresso un parere compiacente, sia dagli altri 9 Sindaci, che invece si sono rifiutati di sottoscrivere i verbali d’intesa con Terna e la Regione Piemonte. Le persone hanno diritto di sapere tutto di questo progetto, di rendersi conto delle sproporzioni di queste strutture che si vogliono realizzare in una valle stretta e già ampiamente strutturata e sfruttata per stessa ammissione dei progettisti.
Infine è assolutamente imperativo capire come la politica per il territorio possa continuare ad orientarsi e puntare tutti i propri sforzi sullo sviluppo turistico della Val d’Ossola con proclami talora elettorali, investimenti finanziari, progetti transfrontalieri di recupero e di rilancio, formazione professionale specifica, promozione e quant’altro, facendo leva sulle bellezze paesaggistiche naturali, punti di forza universalmente riconosciuti, quando ambiente e paesaggio subiranno devastanti trasformazioni irreversibili e di abbruttimento delle località turistiche e di quelle di transito dei turisti.
Per tutti questi motivi, per conoscere di quali vantaggi e di quali ricadute in termini economico-occupazionali questa valle potrà beneficiare in futuro e per poterli comparare con la svalutazione economica del capitale ambiente-paesaggio, compromesso dal passaggio di un’opera di tale carico e impronta, invitiamo la popolazione locale alla mobilitazione. Le persone che hanno a cuore il futuro dei propri paesi e le Amministrazioni comunali della Val d’Ossola si impegnino a perseguire una vera unione di intenti che da più parti è evocata, ma poi troppo spesso è sottoposta agli ordini di scuderia oppure è soffocata da slogan e proclami incomprensibili. La comunità ossolana sia una, unita e libera di scegliere il proprio benessere ed i propri destini.
Il 29 gennaio, domenica mattina alle ore 10,00 faremo una visita guidata ai luoghi prescelti per la costruzione della stazione elettrica di fondovalle contesa e contestata; speriamo di vedere un folto pubblico di partecipanti interessati a capirne di più. Nel prossimo mese di febbraio il Comitato locale Salviamo il Paesaggio VALDOSSOLA organizzerà in collaborazione con il Comune di Piedimulera una serata informativa pubblica e dei momenti di incontro con la cittadinanza ossolana, per fare il punto della situazione.