Dal sito: torino.repubblica.it
Ci sono alcune aziende in Piemonte che stanno licenziando personale e che contano di far riassumere i loro dipendenti da un'altra società dello stesso gruppo senza però mettere in piedi un accordo sindacale che tuteli tutti quanti. Non ci sarebbe molto di strano, è un atteggiamento piuttosto diffuso. Il fatto è che le imprese in questione sono dei Caf, dei Centri di assistenza fiscale, e soprattutto che a rifiutare il confronto con i lavoratori sia la Cisl.
La denuncia parte da Franco Aloia, segretario generale della Cisl di Ivrea tra il 2000 e il 2007, poi diventato presidente della Gsc, la società che manda avanti i Caf canavesani. Una carica, quest'ultima, che ha lasciato lo scorso dicembre, in polemica con il sindacato per il modo in cui è stata riorganizzata la rete dei Centri di assistenza fiscale. Ora che la riorganizzazione è partita ha deciso di raccontare cosa sta accadendo. Perché, dice, "voglio che la Cisl ne esca con la faccia pulita".
La vicenda inizia due anni fa, quando il Caf Cisl nazionale incarica dei consulenti esterni per rimodellare il proprio assetto. Si decide così di far confluire tutti i Centri di assistenza fiscale territoriali in delle nuove società regionali. L'operazione però richiedeva di "determinare una discontinuità tra le vecchie società e quelle nuove", come racconta Aloia. La conseguenza? "Occorre licenziare tutti i dipendenti delle territoriali che non sono possiedono una sede e poi toccherà al Caf regionale decidere chi e come assumere", spiega il sindacalista canavesano.
Il Piemonte inizialmente fa qualche resistenza, ma alla fine cede. Così lo scorso 4 novembre nasce il nuovo Caf Cisl regionale, che diventerà operativo dal 7 gennaio. Al tempo stesso circa cinquanta lavoratori di quattro Centri territoriali (Asti, Ivrea, Verbania e Vercelli) ricevono le lettere di licenziamento. Di quelle d'assunzione, però, ancora non si sa nulla. Perché "tutta questa operazione sta avvenendo senza una trattativa sindacale che garantisca il futuro dei dipendenti e che ne assicuri, per esempio, il mantenimento dei diritti contrattuali", accusa Franco Aloia. Che poi rincara la dose: "Se fosse un'azienda qualsiasi a proporci una procedura del genere non solo avremmo scioperato, ma forse l'avremmo anche occupata".
Per gli altri cinque Caf territoriali, invece, la strada sarà differente: possiedono una sede e non possono scomparire, perché devono continuare a gestire i mutui. Quale soluzione verrà adottata? "Ci hanno dichiarato ufficialmente che i Centri cederanno un ramo d'azienda al Caf regionale oppure daranno "in affitto" i dipendenti", spiega Aloia. Mosse che, di solito, sono aspramente criticate dai sindacati quando a metterle in pratica sono le aziende.
"Queste modalità sono inaccettabili", taglia corto l'ex segretario della Cisl di Ivrea. E rilancia: "Ci vuole un accordo sindacale che tuteli le persone: questi impiegati sono tutti iscritti alla Fisascat (la sigla della Cisl che tutela i lavoratori del commercio, ndr) e quindi occorre imbastire una trattativa tra il sindacato regionale di categoria e la società che subentra".
Una proposta che Franco Aloia ha avanzato ufficialmente ai vertici piemontesi della Cisl, senza però ottenere risposte. Ed è anche per questo motivo che ha lanciato una piccola mobilitazione interna al sindacato.
Che dice la Cisl Piemonte? Per ora, preferisce non commentare le questioni sollevate da Aloia e si limita a precisare che "ciascun Caf territoriale ha gestito la transazione come ha voluto" e che "tutti i lavoratori dovrebbero essere riassorbiti".