Nel post della scorsa settimana abbiamo parlato del bisogno di successo, che rappresenta, insieme al bisogno di affiliazione e quello di potere, una triade di motivazioni secondarie alla condotta. Oggi invece tratteremo il bisogno di potere.
Avete presente i cattivoni di alcuni vecchi film? Quelli di cui non si vede mai il volto ma che muovono realmente i fili della vicenda narrata? Ecco, a me il bisogno di potere ricorda un po’ questi personaggi.
Un atteggiamento positivo nei confronti di metodi e modalità che favoriscono la manipolazione e il controllo delle decisioni altrui potrebbe essere la manifestazione di un bisogno, quello di potere, che agisce nell’ottica di una forte motivazione.
Coloro che percepiscono molto forte questo bisogno non temono il confronto né la competizione, vogliono che l’attenzione altrui sia concentrata su di sè.
Nei vecchi film, il buono vince sempre, mostrando la vera natura del cattivo, ossia una persona insicura; infatti, il bisogno di avere potere nasce da uno stato di disagio e d’insicurezza interiore che si placa soltanto attraverso la strumentalizzazione degli altri, al fine di dimostrare, pubblicamente, la propria capacità di dominio sociale. Come se si avesse bisogno di guardarsi, riflessi negli altri, per capire quanto si vale. In questo caso, più gli altri eseguono, più ci si sente in grado di fare, peccato che spesso le persone, che vivono il disagio e l’insicurezza interiore che necessita di sentirsi potenti per essere placato, non riescono a comprendere che alle volte dipende da chi ci fa da specchio; diceva il caro vecchio Battisti: “L’applauso per sentirsi importante, senza domandarsi per quale gente…” . A livello patologico, invece, purtroppo, senza scomodare i bei film di una volta, il grave fenomeno delle sette, guidate da sedicenti para….guru, rappresenta un esempio di bisogno di potere che va molto oltre la normalità, spesso le vittime (o affiliati) non sono persone semplici, eppure il bisogno di potere è tanto forte che neppure loro riescono a comprendere cosa accade, ritrovandosi invischiati in situazioni sconvolgenti, poiché spesso la modalità di manipolazione prevede una escalation di violenza, che non viene quasi percepita.
Il potere si può definire come una relazione tra A e B, questa relazione è asimmetrica, riguardante ambiti specifici, nella quale A, in virtù delle risorse che si presume disponga, appare in grado d’indirizzare e di modificare in modo intenzionale la condotta di B verso la realizzazione dei propri obiettivi. Anche se asimmetrica, la relazione di potere è bidirezionale: A influenza B, ma è anche vero che B influenza A. La percezione sociale viene considerato l’antecedente da cui scaturisce la relazione di potere, in quanto ad A viene attribuita una quantità di risorse superiore a quella di B.
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
l. Anolli, P. Legrenzi: “Psicologia Generale”, ed. il Mulino, 2001