Ringrazio tutti quelli che si sono cimentati nel tentativo di trovare la miglior soluzione possibile, in particolare, il ringraziamento va a chi ha commentato rendendo pubblica la soluzione trovata, e in alcuni casi facendomi ridere molto (vi ho tenuto d’occhio ;)).
Come già anticipato nel post precedente, l’enigma postato aveva molte variabili di risoluzione, a me interessava quella più adeguata e semplice.
Ok. Ormai è una settimana che ho lanciato il sasso…. Ora mi tocca mostrare la mano.
La migliore risoluzione da manuale era quella che Anonimo ha ripetuto più volte:
Chiedere alle sorelle a cosa serve loro l’arancia.
Generalmente, nei corsi di formazione, viene fornito il seguito della storia, che recita più o meno così: “la nonna, stanca di sentire le sorelle discutere, chiese loro a cosa serviva l’arancia, Chiara voleva mangiarla e Sofia voleva usarne la buccia per una torta. Grazie a una domanda, entrambe le sorelle hanno potuto avere l’arancia”.
In situazioni conflittuali è necessario andare a fondo di quelli che sono i bisogni e necessità, portati dalle persone, il semplice interesse non basta. Nelle situazioni cariche emotivamente è necessario comprendere a fondo, perché mio marito da qualche giorno non mi parla come prima? Perché mio figlio sembra nervoso? Perché la mia amica mi risponde acidamente da mesi? Chiedere è la forma più semplice ma anche quella che fa percepire all’altro il nostro interesse nel comprenderlo a fondo, nell’avere presente l’esistenza di bisogni e desideri che spesso non sono espressi; troppo spesso si da molto per scontato, negli ultimi cinque mesi ho sentito tante volte ripetere la frase “troppa sicurezza fa commettere errori”, ecco il senso è un po’ questo, non fidiamoci eccessivamente di conoscere cosa l’altro necessita o desidera.
Altro aspetto da considerare all’interno dell’enigma dell’arancia è l’ottica detta “win-win”, vincitore-vincitore; in questo semplice enigma si considera la perdita di una delle gemelle con la vincita dell’altra, tecnicamente è un gioco a somma zero, ossia un gioco in cui ciò che è vinto da un partecipante è perso dall’altro.
Il gioco a somma zero ha delle caratteristiche:
estremamente competitivo e lo scambio d’informazioni è vissuto come pericoloso, ecco che quindi difficilmente si cerca di fare domande.
Nel gioco a somma diversa da zero, invece, non c’è il percepito di perdita, infatti, in questo gioco: c’è chi vince molto, chi vince poco, chi non vince nulla, tuttavia nessuno dei giocatori percepisce di aver perso ciò che l’altro ha vinto.
Questi, nella vita reale però, sono i classici esempi di giochi pericolosi, come quelli verso cui si può sviluppare dipendenza. Vi faccio un esempio più leggero: chi come me frequenta case di riposo sa per certo che, il giorno in cui c’è la tombola, la maggior parte degli anziani gradisce parteciparvi, perché è un gioco a somma diversa da zero, perché il locus of control è esterno, perché la casualità mi fa sperare fino al termine della partita, insomma, anche se perdo vinco.
Ora la parola passa come sempre a voi: avete per caso qualche gioco enigmatico da sottoporci?
Buon fine settimana
Mara Rongo
Fonte:
“Un’arancia per due”, Renata Borgato, ed Franco Angeli, 2004
PsicoNews: Giochi da spiaggia, un’arancia per tutti
Ed eccoci arrivati alla “soluzione”dell’enigma dell’arancia per due.
1 commento Aggiungi il tuo
Ma certo!
zz
28 Luglio 2016 - 15:44
".....appena entrate in casa si recano insieme in cucina e aprono il frigorifero, entrambe alla ricerca di un’arancia....."
Come ho fatto a non pensarci subito? Quando uno pensa di fare una torta, qual è la primissimissima cosa che fa? Di sicuro non guarda se c'è la farina, uova, lievito ecc ma si avventa sul frigorifero con la sorella gemella (con cui ha passato il pomeriggio e naturalmente nulla ha detto) e cerca un'arancia per usarne la buccia!
Posso capire in parte la morale della favola, ma per pietà... questa sorta di indovinello fa pietà
Come ho fatto a non pensarci subito? Quando uno pensa di fare una torta, qual è la primissimissima cosa che fa? Di sicuro non guarda se c'è la farina, uova, lievito ecc ma si avventa sul frigorifero con la sorella gemella (con cui ha passato il pomeriggio e naturalmente nulla ha detto) e cerca un'arancia per usarne la buccia!
Posso capire in parte la morale della favola, ma per pietà... questa sorta di indovinello fa pietà
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