Mentre il dibattito si svolgeva, io non ho potuto fare a meno di pensare a un libro, che è nella mia libreria di casa da ormai un anno intero, un libro che mi è stato prestato con l’accompagnamento di queste parole:
Poi rispuose l’amor che v’era dentro… (Paradiso, Canto XXI.)
E che s’intitola proprio “Perché Amiamo”, autrice Helen Fisher, antropologa, studiosa dell’evoluzione, espressione e scienza del sentimento amoroso.
L’amore romantico, com’è spiegato nel libro, sarebbe una delle tre reti primordiali del cervello, per spingere le persone all’accoppiamento e alla riproduzione. L’amore romantico sarebbe radicato nella struttura e nella chimica del cervello, ma cosa lo innesca?
La risposta è molto ardua da trovare, ne è prova il fatto che già Catullo (I secolo a. C.) se lo domandava: Odi et amo, quare id faciam, fortasse requiris. Nescio sed fieri sentio ed excrucior, e ancora oggi una risposta non ci sia, tuttavia porsi questa domanda ci aiuta a comprendere meglio questo sentimento, come lo vive ognuno di noi individualmente, per aiutarci a riconoscerlo e alimentarlo.
L’amore romantico sarebbe un istinto fondamentale della natura umana, è una necessità fisiologica, una spinta irrefrenabile a corteggiare e conquistare un determinato partner. L’istinto ad amare è un meccanismo multiuso, che riguarda ogni età (dal bambino all’anziano), senza distinzioni, solo il ruolo della cultura e dell’esperienza indirizza il comportamento umano.
L’autrice è profondamente convinta di questo: nonostante le scienze continuino a decifrare gli aspetti biologici dell’amore romantico e a tracciare una mappa del cervello, non riusciranno mai a distruggere il mistero o l’estasi di questa passione.
La comprensione di un argomento non necessariamente ne cambia il modo di sentire, puoi conoscere a memoria ogni singola nota di una canzone, ma questo non t’impedisce di provare un fremito di eccitazione ogni volta che l’ascolti.
E come sempre ora la parola passa a voi!
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
Helen Fisher, “Perché Amiamo”, ed. Corbaccio, 2005.