A condurre l’incontro, intitolato “L’aborto non lascia traccia?” sarà Cinzia Baccaglini, psicoterapeuta di Ravenna, laureata in Psicologia clinica e di comunità, ed una delle massime esperte italiane della sindrome postaborto.
L’evento è organizzato in collaborazione con il CAV, Centro Aiuto alla Vita Verbanese.
I Café teologici nascono dall’esperienza delle Sentinelle del Mattino di Verona, e sono occasioni di ascolto e confronto, per credenti e non, sui temi scottanti dell’attualità, alla presenza di un relatore di indubbia competenza,
La formula del cafè teologico è ormai collaudata: chi partecipa alla serata si ritrova ad ascoltare un relatore di indubbia competenza, mentre sorseggia un caffè o una tisana in un ambiente rilassante. L’obiettivo, come sempre, è quello di cercare di utilizzare la ragione per fare luce e chiarezza su temi scottanti e sulle domande che fanno parte della vita dell'uomo.
Questi i prossimi appuntamenti del café teologico.
16/04/2016 FARE SESSO SOLO PER PIACERE E’ PECCATO? Con Giuseppe Spimpolo
14/05/2016 TRACCE DI DIO NEL MONDO: LA MADONNA DI GUADALUPE, con Marco Fasol
Cafè Teologico: “L’aborto non lascia traccia?”
Sabato 20 febbraio 2016 alle ore 20.45 all’Oratorio San Vittore di Intra, incontro del Cafè Teologico sul tema dell’aborto e, in particolare, sugli effetti sulla donna di una scelta di questo tipo.
22 commenti Aggiungi il tuo
Praticamente un'esperta sul nulla, visto che è la cosidetta "sindrome postabortiva" è un invenzione dei circoli cattolici contrari all'aborto, visto l'inesistenza di studi indipendenti che la provino e il parere delle principali organizzazioni di psicologi e psichiatri (per esempio il parere dell'APA http://www.apa.org/pi/women/programs/abortion/index.aspx)
Illustre Rocco Pier Luigi
sibilla cumana
17 Febbraio 2016 - 20:14
se Cinzia Baccaglini è un'esperta sul nulla.....Lei sembrerebbe essere un tuttologo del niente ed un nientologo del tutto.....
Re: Un'esperta sul nulla
Lele
18 Febbraio 2016 - 08:47
Non dico che non ci possano essere le condizioni (abbastanza estreme in verità) che inducano una donna ad abortire, ma se una donna che abortisce non prova nulla dopo averlo fatto, beh personalmente mi fa un po' paura, mi sembrerebbe molto poco umana; non credo proprio sia la stessa cosa di tagliarsi un'unghia o asportare una cisti.
A me pare fin maschilista pensare che una donna possa abortire senza avere almeno una difficoltà psicologica, mi sembrerebbe mancarLe di rispetto, di comprensione...
A me pare fin maschilista pensare che una donna possa abortire senza avere almeno una difficoltà psicologica, mi sembrerebbe mancarLe di rispetto, di comprensione...
Mi permetto di dire la mia modestissima opinione su questo tema delicato.
Io difendo con energia il sacrosanto diritto della donna all'aborto ma nello stesso tempo sono consapevole che per una donna è un momento difficilissimo.
E' un'enessimo fardello in capo alle donne.
Da uomo sono consapevole di questa tragedia.
Io difendo con energia il sacrosanto diritto della donna all'aborto ma nello stesso tempo sono consapevole che per una donna è un momento difficilissimo.
E' un'enessimo fardello in capo alle donne.
Da uomo sono consapevole di questa tragedia.
Due considerazioni:
- non mi piace che in un contesto "alto" e per questo di un certo interesse anche per un laico tendente all'ateo, si faccia "propaganda" anti abortista. Purtroppo, la possibilità di interrompere volutamente una gravidanza c'è, quindi meglio una legge che lo consenta di fare in strutture sanitarie che dalle "mammane" come negli anni settanta.
- credo che nessuna donna abortisca per leggerezza, dietro c'è un dramma che merita più rispetto! Sono sicuro che ci siano dei drammi post aborto, ben venga che ci sia chi studia questi traumi e sappia intervenire in modo opportuno, ma da qui a perlarne davanti "a un caffè"....
Saluti
Maurilio
P.S: quale sarà la preparazione accademica di Giuseppe Spimpolo che ad aprile parlerà di "FARE SESSO SOLO PER PIACERE E’ PECCATO?"?...
- non mi piace che in un contesto "alto" e per questo di un certo interesse anche per un laico tendente all'ateo, si faccia "propaganda" anti abortista. Purtroppo, la possibilità di interrompere volutamente una gravidanza c'è, quindi meglio una legge che lo consenta di fare in strutture sanitarie che dalle "mammane" come negli anni settanta.
- credo che nessuna donna abortisca per leggerezza, dietro c'è un dramma che merita più rispetto! Sono sicuro che ci siano dei drammi post aborto, ben venga che ci sia chi studia questi traumi e sappia intervenire in modo opportuno, ma da qui a perlarne davanti "a un caffè"....
Saluti
Maurilio
P.S: quale sarà la preparazione accademica di Giuseppe Spimpolo che ad aprile parlerà di "FARE SESSO SOLO PER PIACERE E’ PECCATO?"?...
Re: Teologia e aborto?
Lele
18 Febbraio 2016 - 11:11
Ciao Maurilio,
vorrei rispondere alle tue due considerazioni:
- a leggere il titolo della discussione, non mi sembra si faccia propaganda antiabortista, ma, considerate le leggi e ripudiate le mammane, si vuole riflettere sul post-aborto, cioè su un periodo forse non adeguatamente considerato e preparato;
- non mi soffermerei sul fatto che questi incontri si definiscano "cafè":
credi forse siano chiacchierate superficiali e scherzose, e non momenti seri e di approfondimento?
vorrei rispondere alle tue due considerazioni:
- a leggere il titolo della discussione, non mi sembra si faccia propaganda antiabortista, ma, considerate le leggi e ripudiate le mammane, si vuole riflettere sul post-aborto, cioè su un periodo forse non adeguatamente considerato e preparato;
- non mi soffermerei sul fatto che questi incontri si definiscano "cafè":
credi forse siano chiacchierate superficiali e scherzose, e non momenti seri e di approfondimento?
Caro Lele,
ai ragione, mi scuso con chi legge!
PERO'
capisci che in un paese come il nostro, dove la religione ha un ruolo così invasivo nella società, qualche campanello d'allarme suona.
Perchè se un tema così delicato fosse proposto da un movimento femminista avrebbe un valore, da un movimento cattolico, un altro! Almeno questa è la mia chiave di lettura!
Poi, siccome credevo che la teologia è una disciplina della filosofia che studia Dio, continuo a chiedermi quale rapporto ci sia con l'aborto e i sesso. A leggere il titolo del prossimo incontro, non ho potuto non pensare ai "Cinque Madrigalisti Moderni". Per non offendere nessuno non pubblico nessun link, ma per chi non sapesse chi sono, consiglio di cercarli in internet.
Detto questo, proprio per la delicatezza del tema, andrebbe trattato in altri ambiti, come dire, più tecnici e neutrali.
Saluti
Maurilio
P.S. mi era molto chiaro che la dimensione e il livello, andasse più in là di caffè e tisane!
ai ragione, mi scuso con chi legge!
PERO'
capisci che in un paese come il nostro, dove la religione ha un ruolo così invasivo nella società, qualche campanello d'allarme suona.
Perchè se un tema così delicato fosse proposto da un movimento femminista avrebbe un valore, da un movimento cattolico, un altro! Almeno questa è la mia chiave di lettura!
Poi, siccome credevo che la teologia è una disciplina della filosofia che studia Dio, continuo a chiedermi quale rapporto ci sia con l'aborto e i sesso. A leggere il titolo del prossimo incontro, non ho potuto non pensare ai "Cinque Madrigalisti Moderni". Per non offendere nessuno non pubblico nessun link, ma per chi non sapesse chi sono, consiglio di cercarli in internet.
Detto questo, proprio per la delicatezza del tema, andrebbe trattato in altri ambiti, come dire, più tecnici e neutrali.
Saluti
Maurilio
P.S. mi era molto chiaro che la dimensione e il livello, andasse più in là di caffè e tisane!
Re: Teologia e aborto?
Lele
18 Febbraio 2016 - 16:04
Ciao Maurilio,
perdonami, ma ti chiedo ancora spiegazioni:
quando parli di valori diversi se l'argomento fosse trattato da movimento femminista o cattolico, intendi dire che giungerebbero a conclusioni differenti (e questo è logico), o dai più valore in assoluto al primo e meno al secondo (io credo che abbiano perlomeno pari dignità, pur essendo personalmente vicino a chi vede nell'embrione già una forma di vita innanzitutto da difendere). Chi vuole andrà all'incontro cattolico, altri a quello femminista, altri ancora a un dibattito con entrambe le parti; credo che tutte le formule possano essere ammesse.
E poi, ti chiederei sempre un po' più di elasticità: ok, la teologia è la parte della filosofia che studia Dio, e, di conseguenza, credo possa essere "l'etichetta" che sottintende argomenti affrontati da coloro che fanno del Dio cristiano il loro punto di riferimento (in qualche modo dovevano pur chiamarli questi incontri...).
perdonami, ma ti chiedo ancora spiegazioni:
quando parli di valori diversi se l'argomento fosse trattato da movimento femminista o cattolico, intendi dire che giungerebbero a conclusioni differenti (e questo è logico), o dai più valore in assoluto al primo e meno al secondo (io credo che abbiano perlomeno pari dignità, pur essendo personalmente vicino a chi vede nell'embrione già una forma di vita innanzitutto da difendere). Chi vuole andrà all'incontro cattolico, altri a quello femminista, altri ancora a un dibattito con entrambe le parti; credo che tutte le formule possano essere ammesse.
E poi, ti chiederei sempre un po' più di elasticità: ok, la teologia è la parte della filosofia che studia Dio, e, di conseguenza, credo possa essere "l'etichetta" che sottintende argomenti affrontati da coloro che fanno del Dio cristiano il loro punto di riferimento (in qualche modo dovevano pur chiamarli questi incontri...).
Commento quanto più sopra: "Non dico che non ci possano essere le condizioni (abbastanza estreme in verità) che inducano una donna ad abortire, ma se una donna che abortisce non prova nulla dopo averlo fatto, beh personalmente mi fa un po' paura, mi sembrerebbe molto poco umana; non credo proprio sia la stessa cosa di tagliarsi un'unghia o asportare una cisti."
Ovviamente conseguenze a breve termine ci sono, e non è certamente una descrizione a cuor leggero ma se si vuole discutere seriamente di un argomente e non per "io penso" o filosofeggiando a vuoto, c'è tutta una bibliografia di studi peer review sull'argomento compiuti su gruppi di donne che hanno abortito (vedi link nel primo messaggio) e che sostanzialmente concordano che sul lungo periodo non ci sono differenze significative tra donne che hanno abortito e donne che non hanno abortito. Ci possono essere certamente casi singoli in cui le conseguenze sono state significative, ma da qua a costituire una diffusa "sindrome postaborto" ce ne corre
Ovviamente conseguenze a breve termine ci sono, e non è certamente una descrizione a cuor leggero ma se si vuole discutere seriamente di un argomente e non per "io penso" o filosofeggiando a vuoto, c'è tutta una bibliografia di studi peer review sull'argomento compiuti su gruppi di donne che hanno abortito (vedi link nel primo messaggio) e che sostanzialmente concordano che sul lungo periodo non ci sono differenze significative tra donne che hanno abortito e donne che non hanno abortito. Ci possono essere certamente casi singoli in cui le conseguenze sono state significative, ma da qua a costituire una diffusa "sindrome postaborto" ce ne corre
Caro Lele,
ammetto che fino a questa mattina non sapevo neanche cosa fosse la sindrome postaborto, poi mi hai stuzzicato e mi sono informato.
Intanto Cinzia Baccaglini non è solo una psicoterapeuta, ma è anche un'attivista "pro life", e non fa nulla per nasconderlo.
Poi, ho trovato anche un suo interessante articolo dal titolo: "Fecondazione extracorporea: quali conseguenze?" dove lega la Sindrome postaborto ai pericoli della FIVET (Fertilizzazione In Vitro).
Ma la chicca è stata, in un'altra intervista, alla domanda "È vero che in casi di aborto al V o al VI mese i bambini nati vivi ma in gravissime condizioni vengono lasciati agonizzare senza alcuna assistenza su un nudo lettino di ospedale?" la nostra ha risposto: "Mi dicono succeda." SUCCEDA!!!! Ma dove?
La legge italiana è chiarissima: "La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge (vedi sotto), di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica" abortire al V o al VI è REATO!!!!!!!!!
Poi, ho scoperto che c'è chi contesta l'esistenza della cosiddetta sindrome post aborto sulla base di due semplici supposizioni, che cito pari pari:
- "Non è corretto parlare di interruzioni di gravidanza come fossero un dominio compatto e come se tutte le donne reagissero allo stesso modo".
- "Si afferma che il 62% delle donne che hanno effettuato aborti volontari ...soffre di questa sindrome...Le fonti non sono nominate. Peccato, perché sarebbe stato bello sapere come e chi ha condotto studi del genere e come si è arrivati a queste conclusioni." Se a qualcuno interessa, qui è possibile approfondire: http://www.giornalettismo.com/archives/1165479/la-grande-bufala-della-sindrome-post-aborto/.
Mi spiace caro Lele, non sono in grado in affrontare con serenità un tema così complesso, mi sono fatto la mia idea, me la tengo e abbandono la discussione, senza però aver ricordato a chi legge l'articolo 1 della Legge 22 maggio 1978, n.194:
- Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
- L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
- Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
Saluti
Maurilio
P.S. Dopo quello che ho letto sul tema, il coro de "I 5 Madrigalisti Moderni", sintetizza il mio pensiero
https://www.youtube.com/watch?v=PeiYYGloONs
ammetto che fino a questa mattina non sapevo neanche cosa fosse la sindrome postaborto, poi mi hai stuzzicato e mi sono informato.
Intanto Cinzia Baccaglini non è solo una psicoterapeuta, ma è anche un'attivista "pro life", e non fa nulla per nasconderlo.
Poi, ho trovato anche un suo interessante articolo dal titolo: "Fecondazione extracorporea: quali conseguenze?" dove lega la Sindrome postaborto ai pericoli della FIVET (Fertilizzazione In Vitro).
Ma la chicca è stata, in un'altra intervista, alla domanda "È vero che in casi di aborto al V o al VI mese i bambini nati vivi ma in gravissime condizioni vengono lasciati agonizzare senza alcuna assistenza su un nudo lettino di ospedale?" la nostra ha risposto: "Mi dicono succeda." SUCCEDA!!!! Ma dove?
La legge italiana è chiarissima: "La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge (vedi sotto), di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica" abortire al V o al VI è REATO!!!!!!!!!
Poi, ho scoperto che c'è chi contesta l'esistenza della cosiddetta sindrome post aborto sulla base di due semplici supposizioni, che cito pari pari:
- "Non è corretto parlare di interruzioni di gravidanza come fossero un dominio compatto e come se tutte le donne reagissero allo stesso modo".
- "Si afferma che il 62% delle donne che hanno effettuato aborti volontari ...soffre di questa sindrome...Le fonti non sono nominate. Peccato, perché sarebbe stato bello sapere come e chi ha condotto studi del genere e come si è arrivati a queste conclusioni." Se a qualcuno interessa, qui è possibile approfondire: http://www.giornalettismo.com/archives/1165479/la-grande-bufala-della-sindrome-post-aborto/.
Mi spiace caro Lele, non sono in grado in affrontare con serenità un tema così complesso, mi sono fatto la mia idea, me la tengo e abbandono la discussione, senza però aver ricordato a chi legge l'articolo 1 della Legge 22 maggio 1978, n.194:
- Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
- L'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite.
- Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
Saluti
Maurilio
P.S. Dopo quello che ho letto sul tema, il coro de "I 5 Madrigalisti Moderni", sintetizza il mio pensiero
https://www.youtube.com/watch?v=PeiYYGloONs
Scuse e altro
Lele
19 Febbraio 2016 - 09:06
...mi scusi il sig. Rocco se mi sono permesso di esprimere un parere personale non suffragato da studi e/o metanalisi scientifiche...
...mi vien da chiedere scusa anche al sig. Maurilio se l'ho stuzzicato a tal punto da produrre cotanta risposta...
...però, siccome sono sfrontato, dico un'altra cosa, così, tanto per filosofeggiare ancora a vuoto e certo di non arrivare a conclusioni profonde e impensabili tipo "sul lungo periodo non ci sono differenze significative...", ma piuttosto prendendo spunto dalle belle leggi (belle, come spesso capita in Italia, solo sulla carta; ops, un'altra banalità!) citate da Maurilio: secondo me anche l'embrione ha qualche diritto.
Concludo chiedendo a chi ne sa più di me come si debbano intendere certe parole e frasi:
sindrome=pandemia? (cioè, si vuol dire che tutte le donne ne soffriranno o è contemplato che un certo numero vivano l'aborto senza ripercussioni; Maurilio, se chi contesta la sindrome afferma che "solo" il 62%(!) ne soffre... se così fosse, sig. Rocco, sarebbe sempre sbagliato l'aggettivo "diffusa" per suddetta sindrome? Io non so... sto alle percentuali e ai termini che usate voi... );
lo Stato ... tutela la vita umana dal suo inizio (domanda delle domande: cosa intendiamo per "inizio"?).
...mi vien da chiedere scusa anche al sig. Maurilio se l'ho stuzzicato a tal punto da produrre cotanta risposta...
...però, siccome sono sfrontato, dico un'altra cosa, così, tanto per filosofeggiare ancora a vuoto e certo di non arrivare a conclusioni profonde e impensabili tipo "sul lungo periodo non ci sono differenze significative...", ma piuttosto prendendo spunto dalle belle leggi (belle, come spesso capita in Italia, solo sulla carta; ops, un'altra banalità!) citate da Maurilio: secondo me anche l'embrione ha qualche diritto.
Concludo chiedendo a chi ne sa più di me come si debbano intendere certe parole e frasi:
sindrome=pandemia? (cioè, si vuol dire che tutte le donne ne soffriranno o è contemplato che un certo numero vivano l'aborto senza ripercussioni; Maurilio, se chi contesta la sindrome afferma che "solo" il 62%(!) ne soffre... se così fosse, sig. Rocco, sarebbe sempre sbagliato l'aggettivo "diffusa" per suddetta sindrome? Io non so... sto alle percentuali e ai termini che usate voi... );
lo Stato ... tutela la vita umana dal suo inizio (domanda delle domande: cosa intendiamo per "inizio"?).
Caro Lele
non scusarti per avermi "stuzzicato a tal punto da produrre cotanta risposta...". per me l'aforisma attribuito ad Oscar Wile, "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio" è un dogma. Se parlo è perchè mi sono informato e mi sono fatto la mia idea.
Non mi prolungo, oltre. Come non entro oltre sulla questione dell'embrione, stiamo parlando di filosofia del diritto, troppo complesso fare ragionamenti in questo spazio.
Se hai letto bene l'articolo che cito, non si contesta che solo il 62% ne soffre, non fare il furbo Lele, ma come è stato calcolato. Testualmente dice: "Le fonti non sono nominate. Peccato, perché sarebbe stato bello sapere come e chi ha condotto studi del genere e come si è arrivati a queste conclusioni.".
Sono due cose ben diverse!
Saluti
Maurilio
non scusarti per avermi "stuzzicato a tal punto da produrre cotanta risposta...". per me l'aforisma attribuito ad Oscar Wile, "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio" è un dogma. Se parlo è perchè mi sono informato e mi sono fatto la mia idea.
Non mi prolungo, oltre. Come non entro oltre sulla questione dell'embrione, stiamo parlando di filosofia del diritto, troppo complesso fare ragionamenti in questo spazio.
Se hai letto bene l'articolo che cito, non si contesta che solo il 62% ne soffre, non fare il furbo Lele, ma come è stato calcolato. Testualmente dice: "Le fonti non sono nominate. Peccato, perché sarebbe stato bello sapere come e chi ha condotto studi del genere e come si è arrivati a queste conclusioni.".
Sono due cose ben diverse!
Saluti
Maurilio
Nel 2016, in Italia è assurdo che si debba ricorrere all'aborto per gravidanze indesiderate (escluso ovviamente quelle derivanti da violenze); è però anche il risultato della mancanza di una pratica e doverosa educazione alla contraccezione che in Italia dovrebbe essere obbligatoria ( maschi e femmine, ben inteso)fin dalle scuole medie ed in questo molte responsabilità sono ascrivibili alla Chiesa cattolica per la quale il fare sesso deve essere finalizzato unicamente alla procreazione ed attuato solo all'interno del matrimonio e non inteso come momento di puro divertimento e di scambi reciproco di soffisfazioni fisiche.C'è ancora molto da fare in questo campo.
Per Maurilio
Lele
19 Febbraio 2016 - 21:17
Allora Maurilio, io cerco di esporre con chiarezza le mie convinzioni, leggere con attenzione quelle degli altri e rispondere a tono, senza fare il furbo (a che pro?); poi posso fraintendere, ma in assoluta buonafede.
Avevo capito che chi contesta l'esistenza della sindrome giudicasse il 62% come percentuale insufficiente per catalogarla come "sindrome", mentre invece dubitano delle fonti che parlano di quel 62%. Corretto?
Vero è che sarebbe argomento di seria analisi, valutando il numero di donne che soffrono di conseguenze spiacevoli dall'evento (sarebbe molto diverso se fossero anche "solo" il 20 o 30%?) e l'intensità di queste conseguenze (il fatto che nel lungo periodo non ci siano differenze significative tra chi ha abortito e chi no mi sembra risibile: nel lungo periodo saremo tutti morti!). Rimane sempre il fatto che mi risulta poco o nulla considerata la parte più debole di questa situazione...
Al netto degli pseudonimi, non si è espressa nessuna donna?
Avevo capito che chi contesta l'esistenza della sindrome giudicasse il 62% come percentuale insufficiente per catalogarla come "sindrome", mentre invece dubitano delle fonti che parlano di quel 62%. Corretto?
Vero è che sarebbe argomento di seria analisi, valutando il numero di donne che soffrono di conseguenze spiacevoli dall'evento (sarebbe molto diverso se fossero anche "solo" il 20 o 30%?) e l'intensità di queste conseguenze (il fatto che nel lungo periodo non ci siano differenze significative tra chi ha abortito e chi no mi sembra risibile: nel lungo periodo saremo tutti morti!). Rimane sempre il fatto che mi risulta poco o nulla considerata la parte più debole di questa situazione...
Al netto degli pseudonimi, non si è espressa nessuna donna?
Caro Lele
premesso che io mi sono fatto un idea, ma vista la delicatezza del tema me la tengo per me. Fare il "furbo" significa, per esempio, giocare con i numeri e porre domande manipolatorie, sicuramente in modo involontario, come la domanda "sarebbe molto diverso se fossero anche "solo" il 20 o 30%?".
Certo che non sarebbe diverso, fosse anche solo una, andrebbe aiutata a priori!
Il tema è, almeno a sentire chi dice che non esiste, che nessuno ha fatto studi seri in proposito. Serio significa, portare dati, informazioni e metodi di raccolta ed analisi.
Sempre secondo chi sostiene la tesi che questa sindrome non esista, per definire in modo corretto una sindrome, non basta che ci sia una sofferenza generica, credo che il 100% delle donne che abortisce soffre, ma è necessario individuare una ben precisa patologia di riferimento. Ad oggi, sembra, che nessuno abbia fatto tutto questo.
Tutto qui!
Saluti
Maurilio
premesso che io mi sono fatto un idea, ma vista la delicatezza del tema me la tengo per me. Fare il "furbo" significa, per esempio, giocare con i numeri e porre domande manipolatorie, sicuramente in modo involontario, come la domanda "sarebbe molto diverso se fossero anche "solo" il 20 o 30%?".
Certo che non sarebbe diverso, fosse anche solo una, andrebbe aiutata a priori!
Il tema è, almeno a sentire chi dice che non esiste, che nessuno ha fatto studi seri in proposito. Serio significa, portare dati, informazioni e metodi di raccolta ed analisi.
Sempre secondo chi sostiene la tesi che questa sindrome non esista, per definire in modo corretto una sindrome, non basta che ci sia una sofferenza generica, credo che il 100% delle donne che abortisce soffre, ma è necessario individuare una ben precisa patologia di riferimento. Ad oggi, sembra, che nessuno abbia fatto tutto questo.
Tutto qui!
Saluti
Maurilio
Vista l'argomentazione proposta, se anche Certi sacerdoti (e non, ovvio), dopo aver compiuto Certe nefandezze, provano sensi di colpa, e le loro azioni lascino tracce ... (Purtroppo si...)
"Fare sesso solo per piacere e' peccato?"
Oh signore guarda giù...,
"Fare sesso solo per piacere e' peccato?"
Oh signore guarda giù...,
Ma invece di discutere su scelte personali e profonde che di sicuro non vengono prese alla leggera per vari motivi, si dovrebbe affrontare quelle ragioni per i quali sempre più persone si sentono prese in giro dalla Chiesa-religione & C. e automaticamente se ne allontanano... Scandali se ne leggono a go ho ogni giorno? Dalla pedofilia all'appropriazione dei fondi destinati ai poveri per uso personale... Mi vergogno..,, ma tanto
Ho avuto due gravidanze felici e serene, se malauguratamente mi avessero detto che uno dei miei bambini poteva nascere con problemi anche gravi, beh ci avrei pensato su se continuare la gravidanza o meno, perché dal mio punto di vista, e sottolineo MIO PUNTO DI VISTA, il dovere di ogni genitore e'anche quello di garantire una vita decente ai propri figli, in primis, se già so che viene al mondo per vivere di M... Mi sentire in colpa per tutta la vita.
1cara Simona 76
sibilla cumana
20 Febbraio 2016 - 10:20
sagge e belle parole le sue. Penso a quelle donne che, di fronte ad un embrione con gravi problemi, devono decidere, in coscienza, se tenerlo o no. In entrambi i casi, hanno il mio massimo rispetto in quanto, sono chiamate a prendere una decisione che non dovrebbe essere lasciata agli umani.
Questo è il mio punto di vista.
Auguri di cuore a lei ed alla sua famiglia.
Questo è il mio punto di vista.
Auguri di cuore a lei ed alla sua famiglia.
Ciao sibilla cumana
Concordo con lei.... infatti ho precisato che è il mio modo di vedere le cose, e non sto dicendo che è quello migliore. Certe situazioni bisogna viverle sulla propria pelle, non è sicuramente facile agire in un certo modo. E nemmeno lo è esprimere ciò che si pensa. Ma trovo assurdo l'atteggiamento di alcuni di arrivare a colpevolizzare chi sceglie di abortire, o spingerti a credere che sia la cosa sbagliata.
Buon proseguimento anche a lei :)
Concordo con lei.... infatti ho precisato che è il mio modo di vedere le cose, e non sto dicendo che è quello migliore. Certe situazioni bisogna viverle sulla propria pelle, non è sicuramente facile agire in un certo modo. E nemmeno lo è esprimere ciò che si pensa. Ma trovo assurdo l'atteggiamento di alcuni di arrivare a colpevolizzare chi sceglie di abortire, o spingerti a credere che sia la cosa sbagliata.
Buon proseguimento anche a lei :)
Condivido le sagge e delicate considerazioni di Simona76 e Sibilla Cumana.
La testimonianza di due donne e mamme sono molto più preziose di pretenziosi moralismi e condanne varie.
C'è freschezza e vita vera.
Grazie
La testimonianza di due donne e mamme sono molto più preziose di pretenziosi moralismi e condanne varie.
C'è freschezza e vita vera.
Grazie
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