"Ferruccio" è stato il testimone gentile e fermo del "grande orrore" della deportazione nei lager.
Conservava come reliquia non solo i personali e dolorosi ricordi di quella tragica esperienza, marcata indelebilmente come i numeri sulla pelle ma anche un ricordo del caro amico Primo Levi: la sua "divisa" da deportato nel lager di Auschwitz.
Era presidente onorario della Casa della Resistenza di Fondotoce, testimone instancabile del dovere di fare memoria, per impedire che l'oblio allontanasse ricordi e dolore, facendo dimenticare a chi è venuto dopo cos'è stato il sistema concentrazionario nazista. Raffaele Maruffi era nato il 4 marzo 1924 a Grugliasco (TO).
Di famiglia medio-borghese di orientamento antifascista, disegnatore meccanico, entrò nella Resistenza nelle formazioni Garibaldi attive in valle di Lanzo con il nome di battaglia “Ferruccio”. Arrestato a Bracchiello (Ceres, TO) l'8 marzo 1944 nel corso di un rastrellamento, venne detenuto a Lanzo e poi a Torino , alle carceri Nuove.
Trasferito a Bergamo , fu deportato a Mauthausen. Nel lager nazista austriaco, a poca distanza dalla cità di Linz, venne classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza) e ricevette il numero di matricola 58973.
Di professione si dichiarò disegnatore tecnico. Trasferito nei sottocampi di Gusen I (dove lavorò alla costruzione di Gusen II), Schwechat e Floridsdorf (Vienna), venne trasferito nuovamente a Mauthausen e infine a Gusen II. Liberato il campo dalle truppe americane il 5 maggio 1945, rientrò in Italia nel giugno.
All'arrivo a casa apprese della morte del padre Giuseppe, partigiano garibaldino trucidato dai nazi-fascisti il 20 dicembre 1944 nel cuneese, a Robilante . Costretto per anni a cure per patologie contratte durante la deportazione, nel dopoguerra partecipò alla fondazione dell'Aned (l 'Associazione Nazionale Ex Deportati) e intraprese un'intensa opera di testimonianza che prosegui per tutta la vita, come presidente dell'Aned di Torino.
E’ a lui che si deve l’impulso alle iniziative rivolte agli studenti e all'organizzazione di viaggi nei luoghi della deportazione, dei quali ha scritto in molte occasioni e soprattutto nel volume "Fermo posta Paradiso (Lettere nell'aldilà)".
Il libro comprende una lettera a ciascuno dei 77 amici morti nei vari campi nazisti, 40 lettere scritte ai compagni sopravvissuti ai lager e morti dopo il ritorno in Italia e le testimonianze delle vedove di coloro che furono portati in Germania con la forza e non tornarono più. Con voto unanime , il Consiglio comunale di Torino, nell’ottobre 2005, conferì a Ferruccio Maruffi, il "Sigillo Civico". L'onorificenza – che in passato era stata assegnata anche a Norberto Bobbio e ad Alessandro Galante Garrone – gli è stata consegnata, nella Sala Rossa di Palazzo Civico, per il "suo impegno sociale e la passione civile antifascista".
Marco Travaglini