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Comitato Salute VCO su sanità nazionale

Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Comitato Salute VCO, riguardante sui limiti del nostro sistema sanitario nazionale.

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Comitato Salute VCO su sanità nazionale
In questo periodo “pandemico” è successo di tutto.

Ci siamo finalmente resi conto dei limiti del nostro sistema sanitario nazionale che da quando è diventato appannaggio delle amministrazioni regionali, salvo rare eccezioni, non ha fatto altro che peggiorare. Certo, sono stati ridotti i finanziamenti statali e quindi sono state bloccate le assunzioni, gli investimenti, il rinnovo delle apparecchiature diagnostiche, ma soprattutto non si è potuto razionalizzare la rete ospedaliera che è diventata tragica una guerra dei poveri nella quale ogni “potente” politico di turno cerca, come oggi nel VCO, di realizzare una soluzione adatta al suo bacino elettorale e quindi alla sua rielezione. E’ stata una strategia idiota che nella sua “lungimiranza” ha persino bloccato tre lustri fa anche l’accesso libero alle università inventandosi il numero chiuso con il risultato oggi di non avere medici in misura sufficiente non solo per sostituire la grande massa di coloro che stanno andando in pensione, ma nemmeno per affrontare adeguatamente questa pandemia. Un delitto premeditato per il quale dovrebbero rispondere moltissime persone, ma si sa, non è possibile purtroppo fare in questo caso una “class action”.

Nonostante questo tragico quadro Il sistema sanitario pubblico ha resistito e resiste tutt’ora, perché al suo interno vi sono persone che fanno questo lavoro con grande dedizione e questo lo si sta toccando con mano in questo periodo che ha fatto emergere l’importanza strategica della sanità territoriale proprio dove essa è stata scientificamente distrutta con una dissennata destinazione di fondi verso il “Privato” come è successo in Lombardia, con una progressione che è arrivata a dirottare a loro quasi il 50% delle risorse disponibili.
Da anni noi ci battiamo per una sanità territoriale efficiente nella sua organizzazione ed efficace nei suoi risultati. L’approccio “ospedalocentrico” non risolve il problema ma lo aggrava perché come dimostrato oggi in tempo di pandemia, il primo intervento medico sul contagiato fatto al suo domicilio è vincente. Ma non si può fare o lo si fa in modo incompleto, per mancanza di personale sufficiente.

Certo che se non si riesce a dare copertura totale al territorio, almeno le informazioni accumulate nella cartella clinica personale nota con il nome tecnico di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) potrebbero essere sfruttate per guadagnare tempo, perché, udite, udite, ci risulta che gli esiti di esami, tamponi, ecc. possono essere conosciuti dal cittadino in anticipo rispetto al referto burocratico. Purtroppo dal 2009, anno di nascita di questo documento che, pur con finalità amministrative, contiene tutte le informazioni cliniche di ogni cittadino, non è ancora “clinicamente” utilizzato nella prassi medica. Al FSE personale possono accedere tutti coloro che ne richiedono l’attivazione a patto che ne conoscano l’esistenza. Risulta infatti che in Piemonte si sia accreditato solo 1%, contro l’80% del Friuli Venezia Giulia, quindi se nessuno informa il cittadino che esiste questa possibilità, significa che anche chi governa la Regione non ne è a conoscenza. Ma cos’è un segreto talmente segreto di cui nessuno è a conoscenza? Un segreto di stato? Bel risultato!

Forse sarebbe bene fare una puntuale campagna informativa a partire da chi ci governa. O no?



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