Le caratteristiche ambientali dei Parchi sono tali grazie al secolare lavoro dell’uomo. Non avrebbe senso alterare il corso della storia penalizzando la cura attiva del territorio in nome del culto pagano del divieto autolesionistico anziché salvifico.
Non si contribuisce così alla difesa dell’ambiente ma questo è il deficit culturale dei tanti soloni che presumendo di essere vati del futuro altrui propinano entusiasticamente cure idonee non a guarire il malato ma ad eliminarlo. Servizi, sicurezza e mobilità sono fondamentali per contrastare l’esodo delle attività agricole, per la cura del territorio e per il mantenimento delle caratteristiche ambientali e paesaggistiche.
Non a caso le Amministrazioni locali si preoccupano di garantire la mobilità e i servizi utili per rendere benefico, stabile e soprattutto reciproco il rapporto tra i frequentatori dei Parchi e i produttori agricoli locali.
In questa fase assai critica per il futuro dell’economia è indispensabile favorire il lavoro in montagna con una urgente rivisitazione delle norme nazionali e regionali per adeguarle ad una maggiore funzionalità. Come? Prendendo esempio da molti altri paesi europei per la concretezza e corrispondenza delle norme alle diverse specificità territoriali della montagna.
La domanda turistica rivolta alla natura contribuisce a valorizzare la funzione didattica dei Parchi capaci di proporre una “offerta di fruizione” idonea a far vivere e conoscere il territorio entrando in sintonia con la sua identità. E’ necessario saper dare risposte al particolare bisogno avvertito da ampia parte della società di ridurre la frenesia quotidiana per riprendere un salutare contatto con la natura vissuta come “medicina per lo spirito”.
La riscoperta dei ritmi naturali e degli stili di vita ad essi confacenti, che sono insiti nel patrimonio culturale e storico delle genti di montagna, affascina sempre più chi vive in città. La cultura del territorio montano, ricco di storia e di tradizioni, deve favorire la conoscenza degli aspetti identitari fondamentali per una educazione ambientale non precotta ma vissuta. Si potrà così rafforzare e garantire lo sviluppo delle attività tradizionali capaci di soddisfare le nuove esigenze di fruizione sociale, obiettivo prevalente delle leggi istitutive dei Parchi naturali.
Queste azioni sono importanti per salvaguardare ecosistemi che nelle zone montane presentano una sostanziale diversità: accanto a quelli naturali convivono altri seminaturali che sono derivati dalle azioni compiute nei secoli dall’uomo e che se abbandonati perdono la tipicità e il pregio che le Direttive Europee intendono invece salvaguardare.
Si tratta di habitat sempre più rari che bisogna recuperare e mantenere sia per il loro valore naturalistico sia perché costituiscono una testimonianza di antichissime tradizioni. La Natura è un mosaico costituito da tante tessere di habitat che, a seconda di come si uniscono, permettono la vita e lo sviluppo delle diverse specie animali e vegetali.
Le “Misure di conservazioni specifiche” devono pertanto dettagliare le modalità di gestione degli habitat con le opportune zonizzazioni e gli interventi di “tutela attiva “.
I Piani dei Parchi devono prendere in seria considerazione anche le prestazioni ecologiche e paesaggistiche dei prati d’alta quota che dipendono da concreti aspetti gestionali che devono essere effettivamente praticabili dagli allevatori. Sono infatti numerosi gli ettari invasi dai boschi laddove l’abbandono ha prevalso con effetti paesaggistici non sempre coerenti con la cultura del territorio. Al contrario i prati sono sempre più vicini all’estinzione.
Per questo sulla base di un censimento dei terreni un tempo destinati all’uso agricolo è necessaria una azione di recupero delle superfici abbandonate, incolte o sopraffatte dalla notevole avanzata di diverse specie vegetali e forestali. Il mantenimento della biodiversità che connota i prati d’alta quota, caratterizzati da splendide fioriture immerse nel paesaggio alpino, richiede modalità di utilizzo e di “gestione” idonee.
Modalità che devono essere compatibili sia con il beneficio ambientale complessivo sia con il lavoro degli allevatori che devono essere, come è stato per secoli, i custodi della biodiversità.
Il Presidente
Dott Arturo Lincio