I cittadini del Verbano Cusio Ossola il 21 ottobre decideranno se chiedere di diventare lombardi; le forze politiche, ad oggi, non hanno espresso in maniera chiara la propria preferenza.
Il Partito Democratico, premettendo che “lasciare la libertà di voto” agli elettori è un prerequisito della democrazia e non una concessione delle forze politiche, vuole condividere con iscritti, simpatizzanti ed elettori tutti le ragioni di un NO.
Una perplessità preliminare del Partito Democratico riguardo la proposta referendaria di passaggio del VCO alla Lombardia risiede nel manifesto utilizzato per raccogliere le firme:
il motto “Diamoci un taglio”, con forbice mutilante il Piemonte di Novara e Verbano Cusio Ossola. Il PD più che alle forbici che tagliano crede nel filo che cuce; un referendum svolto solo nel VCO (a Novara non si sono neppure raccolte le firme), in caso di vittoria dei SI, consegnerebbe il nostro territorio alla condizione di enclave lombarda in terra piemontese circondata, via terra, dalle province di Novara, Vercelli e dalla Svizzera.
L’affermazione dei promotori il referendum “La nostra storia ci riporterà in Lombardia” genera in noi altri tipi di perplessità.
È vero che il Ducato di Milano ha, sino al 1748, annoverato tra i suoi possedimenti il VCO, ma richiamare questo dato storico come ragione di un’odierna annessione alla Lombardia pare azione molto ardita. La pace di Lodi (1454) consegna una fotografia del Ducato di Milano comprensivo del VCO, Novara, Alessandria, Piacenza, Parma, Canton Ticino e privo di Bergamo, Brescia, Mantova. L’attuale regione Lombardia è altra cosa rispetto al Ducato di Milano e non ci risulta che piacentini, parmigiani, ticinesi, alessandrini, novaresi chiedano annessioni e neppure che bergamaschi e bresciani intendano traslocare in Veneto in memoria della Serenissima repubblica di Venezia. Nel 1748, quasi 300 anni fa, la pace di Aquisgrana sancisce il definitivo passaggio del VCO (con la sola brevissima eccezione del periodo napoleonico) ai Savoia e più tardi al Piemonte.
Il Verbano Cusio Ossola è periferico, sia in ottica nazionale che regionale (sarebbe invece centrale in ottica europea) e, come ogni territorio in tale condizione, tende a cercare servizi ed opportunità volgendo lo sguardo in più direzioni; ciò si verifica in molteplici ambiti tra i quali quello sanitario, dell’istruzione, del lavoro, del commercio, del turismo. Molti tra noi hanno studiato a Milano o Pavia, si sono curati a Varese, lavorano in Svizzera. L’appartenenza alla Regione Piemonte non è mai stata motivo di impedimento.
È altresì vero che ogni mattina centinaia di giovani lombardi scendono dal traghetto e studiano nelle nostre scuole e che migliaia di lombardi e ticinesi, ogni week-end arrivano nelle nostre località ad acquistare o riposare: anche per loro venire in Piemonte non è mai stato difficile.
Le relazioni interregionali rimarranno inalterate, l’eventuale cambio di regione non altererà la geografia e le distanze tra VCO e Piemonte o Lombardia rimarranno le stesse.
I fautori del cambio di casacca sembrano puntare sui presunti vantaggi economici che deriverebbero dal divenire lombardi.
La comparazione tra i trasferimenti lombardi alla zona montana di Sondrio e quelli Piemontesi al Verbano Cusio Ossola sono di difficile comparazione, perché non ci si può limitare a paragonare i trasferimenti alle provincie, essendo necessario confrontare i finanziamenti a tutti gli enti locali (e non solo) appartenenti alle due aree oggetto di interesse; limitandosi alle provincie, negli scorsi anni sono stati maggiori i trasferimenti al VCO rispetto a Sondrio, mentre negli ultimi due anni, anche a causa della crisi finanziaria della Regione Piemonte, il dato si è rovesciato.
Il PD si chiede se sia giusto abbandonare una Regione e bussare alla porta di un’altra solo nella speranza di ricevere qualche euro in più.
Il recente intervento a Verbania del Presidente Chiamparino ha ridato attualità anche alle questioni inerenti la specificità montana del nostro territorio, come percorso avviato e legittimato dalla legislazione nazionale e regionale e tuttavia in attesa di una completa concretizzazione.
Il Partito Democratico si interroga, inoltre, sull’effettiva convenienza a lasciare il Piemonte anche in relazione ad una propria importante specificità, quella del turismo lacuale.
La nostra provincia, con le sue presenze annue superiori a tre milioni (nel 2017), vede le proprie località di lago ai vertici della classifica regionale riguardante gli indicatori turistici. Il cambio di regione costringerebbe le maggiori località turistiche della provincia (Verbania, Baveno, Stresa, Cannobio, Cannero, Belgirate, Mergozzo, Oggebbio, Ghiffa: oltre 2,5 milioni di presenze) a negoziare con altri laghi (Garda, Como, Iseo) finanziamenti regionali e progetti di sviluppo, lasciando così il monopolio del turismo lacuale Piemontese ai soli comuni di Arona, Dormelletto, Meina, e ad alcuni comuni del lago d’Orta. A tal proposito preme segnalare che l’ipotesi di divisione del lago d’Orta tra due regioni renderebbe la città di Omegna isolata rispetto agli altri comuni del Cusio favorendo, ulteriormente, il ruolo attrattivo di Borgomanero. Non ci sembra un’allettante prospettiva.
Sul fronte sanitario il timore è quello di vedere svanire il progetto di Ospedale Nuovo del Verbano Cusio Ossola ed i finanziamenti ad esso collegati. Le recenti chiusure di ospedali periferici da parte di regione Lombardia, alcuni dei quali in provincia di Varese, non fanno che acuire le nostre preoccupazioni.
E ancora, la cesura dal Piemonte consegnerebbe il Verbano Cusio Ossola ad un decennio di dolorosa e costosissima transizione: si pensi solo alle diverse leggi regionali che regolano, in maniera diversa, moltissimi aspetti dell’economia, del lavoro, della formazione professionale, della tutela ambientale, dell’edilizia e dell’urbanistica, per citarne solo alcuni.
Che dire, inoltre, della fitta rete di relazioni che “Diamoci un taglio” interromperebbe?
In molti casi, associazioni di lavoratori, commercianti, artigiani, industriali, sono costituite su base sovra provinciale, unendo le forze con la provincia di Novara (a volte perché i soli iscritti del VCO ne renderebbe ardua la sopravvivenza): cosa ne sarà di loro?
Ancora una volta il rischio è di passare dalla condizione di periferia del Piemonte a periferia della periferia della Lombardia.
Qualche considerazione finale merita la questione relativa ai costi di questo Referendum.
Alcuni comuni hanno, in passato, chiesto di cambiare regione (quasi sempre per passare da una regione ordinaria ad una a statuto speciale); bene, in tutti questi casi la richiesta è partita con delibera dei consigli comunali e con conseguente assunzione dei costi del Referendum.
In questo caso, nessun comune ha adottato una delibera di richiesta di indizione di referendum, ma si vorrebbe imputare ai comuni il costo di questa consultazione elettorale. Questa è solo l’ultima, e neppure la più importante, perplessità che alberga in noi.
Partito Democratico Verbano Cusio Ossola
PD su referendum Lombardia
Riceviamo e pubblichiamo, un comunicato del Partito Democratico VCO, riguardante il Referendum per il passaggio alla Regione Lombardia.
10 commenti Aggiungi il tuo
Quello che invece lascia perplesso me è la corsa ai regali da parte del presidentissimo e del suo vice al vco per votare No. Prima non esistavamo mentre ora siamo più importanti di Torino! Probabilmente vincerà il no ma la pagina vergognosa rimane. Come del resto il comportamento del PD a livello nazionale. Va bene che siete in caduta libera ma si cade con dignità. O almeno ci si prova. Voi no.
Congetture. Ipotesi elementari. Solo demagogia. E come ciliegina ci metterei che da verbania a milano ci sono decine di treni al giorno. Da verbania a torino ZERO treni. Non saremo più del ducato ma di certo non siamo sabaudi! Andate a raccogliere patate. Please.
Ciao robi
In quanto a demagogia, tra pro & contro referendum, e non solo, è una gara perpetua.... Per il resto, concordo.
In quanto a demagogia, tra pro & contro referendum, e non solo, è una gara perpetua.... Per il resto, concordo.
Ciao robi
Sei mai andato a Torino in quanto capoluogo? Nel caso il capoluogo diventasse Milano, per quale motivo andresti a Milano in quanto capoluogo?
ok,appurato per la millesima volta che Torino è collegata male con Verbania,la domanda resta la stessa: e allora? non mi risulta che l'appartenenza a un territorio si misuri in base ai collegamenti ferroviari,soprattutto in Italia..
se questo rimane l'argomento principe siamo messi malino,mancano un paio di settimane e devo constatare che tolto l'ammirevole sforzo di Robi (che però non riveste nessun ruolo politico,ancora) nessuno dei preponenti il referendum ha messo sul piatto in modo serio e convincente degli argomenti forti. più passa il tempo e più ho l'impressione che in realtà nemmeno i preponenti siano poi così convinti,e che tutto sia un gioco delle parti volto a ottenere qualcosa in più (sacrosanto) dal Piemonte.
peccato,rischia di essere un'occasione persa. l'argomento è serio e se affrontato bene,in maniera concreta e moderna (i richiami alla storia sono dei paurosi autogol!) poteva portare a sviluppi interessanti,invece si è preferito buttarla un po' in caciara sperando di parlare "alla pancia",senza capire che anche la pancia vuole cifre,dati,convenienze reali.
che tuttora aspettiamo.
se questo rimane l'argomento principe siamo messi malino,mancano un paio di settimane e devo constatare che tolto l'ammirevole sforzo di Robi (che però non riveste nessun ruolo politico,ancora) nessuno dei preponenti il referendum ha messo sul piatto in modo serio e convincente degli argomenti forti. più passa il tempo e più ho l'impressione che in realtà nemmeno i preponenti siano poi così convinti,e che tutto sia un gioco delle parti volto a ottenere qualcosa in più (sacrosanto) dal Piemonte.
peccato,rischia di essere un'occasione persa. l'argomento è serio e se affrontato bene,in maniera concreta e moderna (i richiami alla storia sono dei paurosi autogol!) poteva portare a sviluppi interessanti,invece si è preferito buttarla un po' in caciara sperando di parlare "alla pancia",senza capire che anche la pancia vuole cifre,dati,convenienze reali.
che tuttora aspettiamo.
Ciao paolino
Non hai tutti i torti. C'è confusione. Io ho le mie convinzioni magari legate più al sentimento che ai dati. Non mi voglio certo mettere in politica. Ti contesto solo l'affermazione che i collegamenti ferroviari non misurino l'appartenenza ad un territorio. Le ferrovie hanno cambiato intere nazioni e collegato paesi. Basti pensare agli Usa. Ricordi C'era una volta il West? Ferrovia significa vicinanza, turismo, lavoro. E non è questo un simbolo di un territorio? Di unire realtà diverse? Perché Milano è vicina soprattutto per il collegamento ferroviario. Università, uffici...e Torino no?Perché?
Non hai tutti i torti. C'è confusione. Io ho le mie convinzioni magari legate più al sentimento che ai dati. Non mi voglio certo mettere in politica. Ti contesto solo l'affermazione che i collegamenti ferroviari non misurino l'appartenenza ad un territorio. Le ferrovie hanno cambiato intere nazioni e collegato paesi. Basti pensare agli Usa. Ricordi C'era una volta il West? Ferrovia significa vicinanza, turismo, lavoro. E non è questo un simbolo di un territorio? Di unire realtà diverse? Perché Milano è vicina soprattutto per il collegamento ferroviario. Università, uffici...e Torino no?Perché?
Ciao robi
primo: Torino è fisicamente più lontana,circa 70 km in più (da casa mia).
secondo: il fatto di essere piemontesi non ha impedito nè a te nè ad altre migliaia di persone di lavorare e realizzarsi in Lombardia,anche (il tuo caso) nelle istituzioni locali. il fatto di diventare lombardi non sposterebbe una virgola,professionalmente.
purtroppo (o per fortuna..) siamo lontani dal capoluogo,ma se tutti quelli nelle nostre condizioni chiedessero il trasloco nella regione vicina sarebbe un cancan.
l'anno scorso ho visitato il delta del Po (spettacolare,non mi sarei mai aspettato una cosa del genere) e faceva ridere come dalla parte emiliana parlassero di come stanno meglio i veneti di là,e sull'altra sponda il discorso era uguale ma a regioni invertite!
p.s. restare piemontesi offre anche piccoli vantaggi. purtroppo ultimamente sono un frequentatore piuttosto assiduo della sanità lombarda,e il fatto di provenire da un'altra regione mi assicura liste di attesa molto più brevi. ho scoperto infatti che per molte casistiche ci sono liste preferenziali per i cosiddetti "fuori regione". consolazione da poco,ma bisogna sempre vedere il bicchiere mezzo pieno!
primo: Torino è fisicamente più lontana,circa 70 km in più (da casa mia).
secondo: il fatto di essere piemontesi non ha impedito nè a te nè ad altre migliaia di persone di lavorare e realizzarsi in Lombardia,anche (il tuo caso) nelle istituzioni locali. il fatto di diventare lombardi non sposterebbe una virgola,professionalmente.
purtroppo (o per fortuna..) siamo lontani dal capoluogo,ma se tutti quelli nelle nostre condizioni chiedessero il trasloco nella regione vicina sarebbe un cancan.
l'anno scorso ho visitato il delta del Po (spettacolare,non mi sarei mai aspettato una cosa del genere) e faceva ridere come dalla parte emiliana parlassero di come stanno meglio i veneti di là,e sull'altra sponda il discorso era uguale ma a regioni invertite!
p.s. restare piemontesi offre anche piccoli vantaggi. purtroppo ultimamente sono un frequentatore piuttosto assiduo della sanità lombarda,e il fatto di provenire da un'altra regione mi assicura liste di attesa molto più brevi. ho scoperto infatti che per molte casistiche ci sono liste preferenziali per i cosiddetti "fuori regione". consolazione da poco,ma bisogna sempre vedere il bicchiere mezzo pieno!
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