Lo splendido Lago d’Orta, oggi. L’investigatore Marco Tobia, un tempo poliziotto, soffre della sindrome di Tourette. La possidente Lucia Baroni gli chiede di lavare l’onta dalla sua famiglia: suo fratello non può essersi suicidato buttandosi nel lago, perché idrofobico. Eppure Carlo Baroni è morto in quel modo e svariati testimoni confermano l’incidente. Parte così la ricerca nel passato della famiglia dell’annegato, tra le piccole comunità di Orta e Ameno in quell’affascinante area tra Lombardia e Piemonte che lambisce la Svizzera. Un tempo quella regione era terreno fertile per i contrabbandi che la gente povera metteva in atto portando illegalmente sigarette (ma prima anche caffè e riso), camminando sulle montagne con zaini pesanti, alla luce della luna: è battendo quelle strade che il nostro investigatore cerca la verità sulla morte di Carlo Baroni.
Matteo Severgnini in questo esordio mette in campo la sua esperienza di autore radiofonico e sceneggiatore creando un protagonista dalle molte sfaccettature.
La sindrome di Tourette non è molto nota in Italia. Le crisi di Marco Tobia si svolgono così: grida “Woof Woof” e subisce un doppio scatto della testa all’indietro. Questo flagello lo affligge fin dall’infanzia, quando era piccolo non veniva creduto dai genitori che lo sgridavano aspramente e lo allontanavano. Per questo è un tipo burbero e solitario. Per evitare di “abbaiare” si fuma una canna dopo l’altra, stando attento nel scegliere sempre l’erba a “km zero”, che non incentivi i traffici dei “narcos”. Il potere terapeutico della cannabis, in questo libro, è una realtà… Ma l’autore va oltre: Tobia non è solo vittima della sua condizione. A volte finge di avere crisi per trarsi d’impaccio da situazioni poco desiderabili. Una trovata che rende ancora più umano e scaltro il personaggio dell’investigatore.
La sua compagna si chiama Clara, di professione sex worker, luogo di lavoro un pied-à-terre a Milano. Questo è l’unico modo che la bellissima ragazza ha trovato per aiutare la sua famiglia. Clara ha anche uno stalker, personaggio pericoloso, che contribuisce a mostrare la pochezza del maschio troppo sicuro di sé. Ma il nostro eroe con la Tourette riesce a rendere innocuo questo viscido individuo, anche grazie all’aiuto degli amici del Lago d’Orta. Tra questi spicca il poliziotto Antonio Scuderi, fonte del suo senso di colpa, perché a causa di un suo errore si è beccato una pallottola nella schiena che l’ha costretto in sedia a rotelle. Così il sogno di Tobia è di costruire una barca che possa ospitare lo sventurato amico: a questo gli serviranno i soldi di Lucia Baroni.
Fingendosi uno scrittore per reperire informazioni, l’investigatore scopre una storia di ricatto e di parentele non chiarite. Il passato che ritorna è il leitmotiv di questo primo libro sulle imprese dell’investigatore del Lago d’Orta.
Tutta la poesia di quell’area tra acqua, montagne e confine, con le sue enoteche, il Museo del Contrabbando e il festival blues contribuisce al fascino di questo noir particolare. Un modo per riscoprire posti bellissimi e carichi di storia da visitare, sulle tracce di un investigatore straordinario.
Matteo Severgnini Vive a Omegna, sul lago d’Orta. Collabora come autore con la Radio Televisione Svizzera Italiana a diverse trasmissioni culturali, radiofoniche e televisive. Ha pubblicato racconti su diverse antologie edite da Mondadori, Rubbettino, Moby Dick, Perrone, A.Car e Lampi di Stampa. Per il cinema ha scritto e co-sceneggiato il film documentario poliziesco A Omegna non si beve più il caffè di Erik Bernasconi (casa di produzione Ventura Film), che sarà nelle sale cinematografiche italiane e svizzere nel 2018. È documentarista radiofonico. Scrive per il teatro.