Come è noto a molti, sabato 17 marzo alla Casa della Resistenza è stata organizzativa la Giornata del ricordo, intitolata "Piemonte d'Istria: esodo e ritorno". Un esodo verso l'Italia durato oltre 10 anni, costato abbandoni, sacrifici, accoglienza a volte complicata, coesistenza positiva, ma maturata solo nel lungo tempo.
Ospiti dell'evento lo storico prof. Enrico Miletto e Franco Biloslavo, cittadino triestino e segretario della Comunità di Piemonte d'Istria. Questa piccola frazione del Comune di Grisignana, nel nord della Croazia e vicino al confine con la Slovenia, nei tempi migliori contava ben 1000 residenti, ora ridotti a una trentina, sia a causa di diverse crisi economiche sia, soprattutto, a causa dell'esodo forzato dei suoi abitanti.
Franco Biloslavo era già stato da noi due anni fa a parlare sullo stesso argomento e ne è nato un rapporto di franchezza e di amicizia, che gli amici di Verbania Documenti hanno deciso di mantenere e rafforzare. Per questo, nell'occasione della presentazione a Piemonte del libro di Nicolò Giraldi "I carnistriani", che racconta i flussi migratori dei carnici verso l'Istria, abbiamo pensato di organizzare una piccola delegazione al fine di andare a vedere luoghi e a conoscere situazioni che ci potessero raccontare direttamente le tante storie individuali e collettive che hanno caratterizzato la presenza e l'esodo degli italiani in quelle terre.
Con un cicerone come Franco Biloslavo, nato a Trieste da genitori costretti a fuggire da quella realtà, il viaggio è risultato a tutti noi decisamente importante e istruttivo. Abbiamo così potuto apprezzare i tentativi in corso per ridare vita al paese, ma anche vedere le tante, troppe, case e il castello abbandonati e cadenti al punto da diventare "abitazioni per la vegetazione", di vedere ciò che resta delle stazioni della Parenzana, ferrovia che un tempo costituiva la via di trasporto migliore tra Trieste e Parenzo.
Abbiamo pure visitato il paese arroccato di Montona, con le sue mura e la bellissima vista sul fondovalle. Soprattutto abbiamo avuto modo di vedere di persona nei piccoli cimiteri le tombe di coloro che sono stati uccisi nel tentativo di scappare dal paese, così come di coloro che hanno subito delle rivalse per quanto avevano commesso o anche per semplici interessate delazioni.
Come dicevo, storie individuali e collettive, terribili e dolorose, che hanno insanguinato quelle terre, al di là di ogni comprensibile contrasto di tipo patriottico, etnico, politico o morale; ancor più perché avvenute (quasi tutte) a guerra conclusa e per lungo tempo. Nomi in gran parte italiani o resi slavi, che testimoniano della paura che si è dovuta vivere per arrivare a rischiare la vita con una fuga, prima costretta in ogni modo e poi addirittura impedita con le armi. Ma non solo. Il momento più toccante è stato vedere una foiba in mezzo a una collina.
Assicuro che sentire parlare di foibe e di quello che hanno significato per tante persone (anche famiglie intere) e vederne qualcuna fa una differenza straordinaria. Pensare che qualcuno sia stato gettato in uno stretto e profondo buco nella roccia a pochi passi da casa sua e che sia morto subito per l’impatto (fortunatamente) o che abbia subito (ancor peggio) un’agonia devastante dà il segno della disumanità e della bestialità dell’uomo, che lo priva di ogni e qualsiasi giustificazione.
Oggi siamo nella condizione di pensare al futuro, alla nostra libertà di movimento e di conoscenza, alle opportunità che ci offrono il turismo e la bellezza di quelle zone, ma non dimentichiamo mai che non stiamo parlando solo di storie torbide di 60-70 anni fa.
Ancora 25 anni fa quelle terre sono state bagnate di sangue, questa volta a causa di una guerra civile che, in quanto ad atrocità assurde, non è stata inferiore a quelle che ci racconta la vicenda dell’esodo istriano. Impareremo mai qualcosa da queste vicende?
Non lo so, ma avere incontrato il sig. Claudio Stocovaz, sindaco italiano di Grisignana, e averlo trovato molto disponibile a stabilire un rapporto con la nostra realtà e la nostra storia può aiutarci a capire di più e a ricostruire una verità più completa sui fatti ai quali tutti noi siamo interessati.