“La coscienza di Zeno”, pubblicato nel 1923, è il romanzo più maturo e originale di Svevo. In esso si riassume l’esperienza umana di Zeno Cosini, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato che l’esistenza, gli appare tragica e insieme comica. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta; l’inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale; la vita è una “malattia”; la nostra coscienza e un gioco comico e assurdo di autoinganni in parte consapevoli.
Il romanzo possiede un’architettura particolare: l’autore abbandona il modulo ottocentesco del romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda e adotta l’espediente del memoriale, del diario, in cui la narrazione si svolge in prima persona e non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Il protagonista non è più una figura a tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza che si costruisce attraverso il ricordo, in altre parole di Zeno esiste solo ciò che egli intende ricostruire attraverso la propria coscienza.
All’interno del memoriale, l’autobiografia appare un gigantesco tentativo di auto giustificazione da parte dell’inetto Zeno che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con l’amante e con il rivale Guido, anche se comunque traspaiono a ogni pagina i suoi impulsi reali che sono ostili e aggressivi, a volte addirittura omicidi. Con Zeno, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore, ne è l’autoconsapevolezza.
I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con una sofferenza rassegnata e insieme lucidamente consapevole, riflettono la crisi dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust: essa testimonia il male dell’anima moderna.
Lo spettacolo registra il ritorno, sul palco locarnese, di Giuseppe Pambieri notissimo interprete teatrale più volte in scena nei cartelloni del Teatro di Locarno e ricordato in particolare per l’interpretazione di “ To be or not to be “ (dicembre 2009). Fra giugno e luglio 2013 l’attore è entrato nel cast della fiction “ Affari di famiglia”, giunta alla sesta serie, trasmessa dal canale della svizzera italiana RSI.
Prenotazioni e informazioni all’Ente Turistico Lago Maggiore di Locarno tel. 091.7561093