Qualche settimana fa, decido di andare a Milano in macchina ( decisione non molto dipendente da me), e come ormai di consueto mi capita…non so bene ancora perché… ma ad una rotonda mi perdo…sempre alla stessa!! Ormai non so più quante volte mi sia capitato; da psicologa, penso quasi subito al classico lapsus freudiano, che Viale Teodorico abbia qualche arcano significato per me?!
Qualunque sia la spiegazione, generalmente risolvo il tutto accedendo al navigatore del cellulare; sono arrivata al punto tale che, quando parto per Milano, uno dei primi pensieri è la batteria del cellulare, così quando mi perdo posso immediatamente tornare sulla retta via!
Ma perché non riesco a memorizzare la strada?
Nel 2017 un gruppo di ricercatori ha pubblicato un interessante studio rispetto agli effetti dell’uso del GPS sui centri della memoria spaziale.
Nel nostro cervello esistono aree deputate alla memoria spaziale e alla pianificazione dei tragitti per portarci a destinazione, in particolare, quando ci troviamo ad affrontare un tragitto si attivano l’ippocampo e la corteccia prefrontale, semplificando diciamo che ognuno di essi ha una specifica mansione: ippocampo ha un ruolo nel memorizzare il percorso, anche per futuri tragitti, la corteccia prefrontale invece pianifica il tragitto. Queste aree si attivano particolarmente e quando molto sollecitate aumentano la loro capacità, come si è rilevato in uno studio sui tassisti di Londra (per chi non lo sapesse, il corso di formazione per diventare tassista a Londra è estremamente complicato, proprio a causa della mole di informazioni spaziali che bisogna memorizzare).
Quando invece abbiamo a disposizione il GPS, le aree necessarie per la percorrenza non si attivano per nulla, perdendo l’occasione di stimolarsi e garantirsi la funzionalità. Nello studio qui citato, i soggetti erano sottoposti a un training sul quartiere di Soho, non solo avevano una serie di informazioni da imparare ma venivano anche accompagnati per una gita di due ore in quelle strade, affinchè avessero più chiara la disposizione spaziale. Quando venivano testati, tramite una simulazione in street view, si è riscontrato che quando avevano il navigatore le aree cerebrali deputate si attivavano in misura inferiore rispetto alla percorrenza senza supporto. Avere una tecnologia che ci dice passo passo cosa fare, porta il cervello a “perdere” interesse per quel determinato compito, portando la memoria a funzionare in modo differente.
Buona settimana
Mara Rongo
Fonte:
• “Hippocampal and prefrontal processing of network topology to simulate the future”, Amir-Homayoun Javadi, Emo, Howard, E. Zisch, Y. Yu, R. Knight, Silva & Hugo J. Spiers
Nature Communication, Marzo 2017.
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