Regia di Teona Strugar Mitevksa con Jelena Kordic, Adnan Omerovic
Genere Drammatico DANIMARCA/BELGIO/SLOVENIA/CROAZIA/BOSNIA HERZEGOVINA MACEDONIA, 2022 - durata 95 minuti.
Asja, una donna quarantenne di Sarajevo, si iscrive ad un'organizzazione che si occupa di favorire l'incontro con persone dell'altro sesso. QuandoZoran, il suo partner selezionato, si presenta avrà modo di scoprire un'amara verità: è l'uomo che, nel 1993, le sparò ferendola in modo grave.
C'è qualcuno che osserva dall'alto la fossa di un cantiere ripreso di schiena con un'inquadratura verticale che rapidamente si allarga a tutto schermo per mostrarci il palazzo popolare sul cui tetto si trova per poi passare a ciò che sta guardando e a una donna che si siede nel bel mezzo delle macerie. Quella donna è Asja.
Chi l'osserva siamo noi spettatori chiamati a farlo per tutta la durata del film e le macerie sono quelle prodotte dalle costruzioni edili che stanno trasformando, come verrà detto più avanti, il volto di alcune aree della città ma forse, simbolicamente, rappresentano dei massi difficili da rimuovere nell'animo e nella memoria di chi ha vissuto quel conflitto devastante. La sceneggiatura, scritta con Elma Tataragic´, ci immerge da subito in uno dei due livelli della narrazione. Siamo in un edificio moderno attrezzato per ospitare degli incontri finalizzati a creare delle coppie sulla base di una serie di stimoli proposti da chi conduce.
A questo piano collettivo verremo continuamente rinviati per tutta la prima parte del film anche quando i due protagonisti avranno iniziato il loro doloroso percorso di conoscenza reciproca. Asja non si fa proporre un partner qualsiasi. Lo ha già contattato online pensando di avere scelto e non sapendo di essere stata invece scelta. Come quella sera di tanti anni prima in cui era entrata nella traiettoria della pallottola che proprio chi si va a sedere dinanzi a lei ha sparato. Con l'incontro/scontro tra queste due persone Mitevska ci ricorda che al di là del confine ad Est del nostro Paese c'è un mondo non ancora realmente pacificato.
Le cronache recenti hanno riferito della crescente tensione tra Serbia e Kosovo ma la forza di un cinema come quello della regista, che è nata a Skopje nel 1974 e che quindi ha vissuto direttamente tutto quel periodo, è capace di offrirne una lettura tanto profonda quanto emotivamente forte. I quesiti che ci pone sono al contempo universali e localizzati.